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Adozioni internazionali:costi e numeri III

11 feb 2012
Il ruolo delle associazioni: parla Paola Crestani del Ciai.Adozioni internazionali dai costi in crescita. «A fronte dei contributi che noi enti chiediamo, c'è da parte nostra un costo più elevato da sostenere per fornire i servizi. Il problema è duplice: da un lato la sostenibilità nostra e dei nostri bilanci, dall'altro l'esigenza di non gravare troppo sulle famiglie». A parlare è Paola Crestani, presidente del CIAI (Centro italiano aiuti all'infanzia), ente che per primo ha introdotto in Italia l’adozione internazionale nel 1968 e che fa parte del Coordinamento Oltre l’Adozione. Ammonta, infatti, a oltre 4 mila euro la spesa che le famiglie adottive devono sostenere in Italia per i servizi resi dagli enti autorizzati che si occupano di seguire il percorso pre e post adozione, a fronte dei circa 7.500 euro di costo medio per ogni ente (dati Cergas Bocconi, cfr pezzo precedente). E con un ammontare complessivo per i genitori, comprese le spese all'estero, che può superare i 20 mila euro. «I costi sono quelli fissati dalla Commissione adozioni internazionali nel 2003, senza poi essere stati più aggiornati e non corrispondono dunque alla realtà: ecco il motivo della discrepanza. Si rileva in questi anni un aumento dell'età dei bambini in arrivo e di quelli con problemi di salute, gli "special needs", con una relativa crescita delle esigenze. In Italia è poi aumentato il costo della vita, sono aumentati anche gli impegni e i servizi che l'ente deve erogare, come richiesto dalle linee guida della Cai». I bambini che hanno bisogno di famiglia non sono più, dunque, quelli di 20 anni fa: «Ci sono i piccoli con problemi che non vengono adottati nei paesi d'origine e noi abbiamo delle risorse preziose, le famiglie disponibili a farsi carico di essi in base alle loro capacità e al loro amore, non al reddito». Soluzioni possibili? «In questo momento l'unica, putroppo, è gravare ancora di più sui genitori adottivi, se dobbiamo mettere in conto ciò che ricade su nostra spalle. Occorre, però, un intervento di finanziamento da parte dello Stato. In questo momento, tuttavia, non c'è ancora una proposta concreta: abbiamo chiesto alla Cai un colloquio che tra Commissione ed enti manca da un anno e mezzo». Come trovate il denaro, intanto? «In modo diverso: attraverso la quota soci o le persone di cuore che ci sostengono: siamo professionisti e non intendiamo per nessuna ragione abbassare gli standard di qualità. Come Ciai siamo inoltre dell'idea che sarebbe auspicabile una diminuzione del numero enti, con una razionalizzazione e una maggiore possibilità di controllo. Oggi siamo 65, sarebbe auspicabile che si fosse tra i 20 e 30». Intanto, in termini di sostegno, qualcosa a livello locale si muove. In Toscana risale a qualche giorno fa un accordo di collaborazione e una convenzione per supportare le coppie che decidono di avviare l’iter di adozione nazionale e internazionale. L’accordo individua modalità di intervento per assistere le coppie nelle varie fasi dell’iter adottivo, attraverso la creazione di una collaborazione attiva tra i soggetti coinvolti ed è stato firmato dai rappresentanti della regione Toscana, dai comuni capofila dei quattro centri adozioni toscani (Firenze, Prato, Pisa e Siena) e dagli enti autorizzati per l’adozione internazionale operanti sul territorio. La convenzione, in particolare, attiva un fondo da 300 mila euro per la copertura degli interessi sui prestiti contratti durante l’iter adottivo. fonte: Famiglia Cristiana del 9/2/12 di Maria Gallelli