29
mar
2024
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Io e Sarsoti'

di Maria Pia e Pier Claudio Marenco

Io e Sarsoti'
29 dic 2004

Galleggiamo immobili, l'aria e' quieta nella penombra del mattino. Sotto di noi il mare di nubi; manca poco ormai, ho seguito la rotta sul video per quasi tutta la notte ed ora, all'orizzonte, le vette maestose dell'Himalaya danno il benvenuto...Finalmente Nepal, finalmente Sarsoti'. Da alcune settimane mi porto a spasso un'ansia, un'emozione, un pensiero fisso, in breve, un nodo allo stomaco. Dissimulavo vivendo normalmente e, con la scusa della passione per la bici, in questo periodo ho macinato piu' chilometri di Coppi, la concentrazione e la stanchezza fisica scioglievano il nodo di poco, per alcune ore, rendendomi l'attesa della partenza piu' sopportabile. Come sia possibile innamorarsi immediatamente di un nome e di una fotografia non lo capisco, pero' e' successo. Quando il Naaa ci ha chiamati, informandoci del possibile abbinamento con una bimba dell'eta' di 4 anni, io e Maria Pia siamo rimasti per alcuni minuti in silenzio, inebetiti, confusi da questa notizia tanto attesa eppure cosi' improvvisa. Anche l'attesa, quando dura qualche anno, puo' diventare un'abitudine. Quattro anni, ecco la nostra paura: una bimba con un carattere, un passato e dei ricordi, degli affetti a cui riferirsi, una lingua, una cultura, una religione. Potra' mai accettarci come genitori? Riusciremo a costruire un rapporto vero? Ci amera'? Saremo in grado di dargli tutto l'amore di cui ha bisogno? Ci siamo portati appresso questi pensieri per alcuni giorni, alternando euforia e terrore, poi, al Naaa, ci siamo confidati con Cinzia che, con in mano la busta contenente la fotografia, ascoltandoci pazientemente, confermava la liberta' di scelta: tale doveva essere esprimendo con un si od un no la nostra volonta'. In quel momento abbiamo capito quanto veramente volevamo essere genitori, al disopra di ogni dubbio, remora, incertezza, il desiderio e la necessita' di amare un figlio era una realta' che non poneva la necessita' di una scelta. Per tutta la notte hai cercato ostinatamente un sonno che non arrivava, ed ora finalmente ti vedo assopita. Conosco bene il tuo viso: in questi dieci anni di vita insieme ho imparato a leggerti le emozioni e i pensieri anche nelle espressioni piu' minute, nel tuo sonno senza quiete leggo ora di questi tre anni trascorsi, del desiderio, dell'attesa esasperante, della gioia ad ogni passo avanti e lo scoramento per le continue difficolta'. Mi fa rabbia pensare che l'adozione sia un percorso cosi lungo ed estenuante, come se i genitori adottivi debbano dimostrare chissa' quali doti rispetto a chi, con un gesto naturale, procrea senza relazioni dei servizi sociali e sentenze di tribunali, documenti tradotti, giurati e asseverati, timbri, firme ed impronte digitali di dritto e rovescio! Ecco il verde brillante delle risaie intorno a Kathmandu, le case, le strade, ora siamo cosi' bassi che posso scorgere sempre piu' particolari di questo paesone cresciuto troppo, dove sei Sarsoti'? Il mio nodo allo stomaco e' un crampo ormai. Un turbine di umanita' ci accoglie all'uscita dell'aeroporto, bagagli, portabagagli, carretti, tutti intorno vocianti, mani che chiedono mance: ma quanti sono? Pare che per ogni valigia ci siano 4 facchini. Finalmente serrate le fila su di un piccolo e traballante pulmino partiamo alla volta dell'hotel. Kathmandu ti da' il benvenuto: il caos, auto moto motocicli biciclette carri carretti di corsa o lenti autobus roboanti e puzzolenti nuvole di fumo e gente, quanta gente! Qui si vive in strada, gente che va e che viene, chi immobile guarda, facce sorridenti tristi indifferenti osservano, dignita' e sofferenza piccoli negozi con grandi scritte incomprensibili minuscole bancarelle vendono pannocchie di mais abbrustolite sul fuoco li di fianco, donne eleganti in sari colorati camminano indifferenti nel caos con una dignita' regale, altri rovistano nel sudicio dei rifiuti cercando qualunque cosa possa essere recuperata, templi piccoli e grandi, logorati dal tempo, Ganesh, e Shiva, Parvati e Budda con Bairab ( bianco o nero), Indra e mille altri, chi prega assorto in strada nell'indifferenza o nella normalita' offre fiori e incensi agli dei, piccole monete ai monaci e alle vacche annoiate frutta e fiori (quando camminate per strada attenti a dove mettete i piedi…). Quanti bambini! Giocano liberi e allegri nei cortili, come da noi nei nostri ricordi, altri nelle botteghe dei falegnami, nei laboratori di tessitura o nelle fornaci ad impilare mattoni hanno gia' terminato la loro infanzia per poche rupie al giorno, un faccino moccioloso e sorridente mi guarda dal piccolo finestrino di un'ansimante tuk-tuk. Con un ultimo sobbalzo il pulmino si ferma davanti all'ingresso dell'hotel. L'attesa del direttore dell'Istituto e' carica di ansia, che cosa ti avra' detto, mia piccola Sarsoti'? Oggi e' un giorno importante, conoscerai i tuoi nuovi genitori, noi siamo preparati, siamo in due, siamo adulti, dopo tre anni di attesa ora siamo felici d'incontrarti, ma tu? Tu non hai chiesto tutto questo. Tua madre, tuo padre dove sono? Quante volte li avrai cercati, pianto per loro, inutilmente atteso, desiderato l'odore famigliare e rassicurante di tua madre. Il tuo bisogno d'amore ti spingera' verso di noi o sentirai ancora piu' forte il dolore dell'abbandono? Il sapore amaro della solitudine, il vuoto infinito di chi sente il pianto, la paura ed il freddo nell'anima perche' non conosce la parola orfano; ad un bambino sembra impossibile che chi lo ha generato, nutrito e cresciuto per un po', lo abbia poi abbandonato. Dopo i convenevoli di rito ora siamo in viaggio verso l'istituto, facce sorridenti e crampo allo stomaco. Un cancello metallico si apre sul cortile del fabbricato: visita di rito, tanti bimbi: Sarsoti dove sei, non ti vedo! Ultimo piano, terrazza, il direttore che ci precede si volta e indica dietro di noi Sarsoti'. Piccina! Immobile nel tuo abitino bianco, con un broncio lungo un metro e lo sguardo basso; il mio cuore e' fuori controllo, credo di avere un sorriso ebete, non so come difendermi da questa emozione sconosciuta, guardo Maria Pia: lei ti osserva con un'espressione dolcissima e commossa, poi si accuccia, cerca delicatamente la tua mano, ti accarezza il capo e bacia timidamente la guancia. Immobile non reagisci, ma chissa' che cosa pensi. Io provo ad accarezzarti ma temo di metterti ancor piu' in difficolta', mi sento il cuore gonfio di emozione. Per reagire a questa tempesta decido di nascondermi dietro la telecamera e filmarti mentre Maria Pia cerca di fare breccia. Con impegno filmo, scelgo inquadrature e primi piani, ma ahime' per l'emozione non mi accorgo che la telecamera e' in "stand-by". Una piccola bambolina bionda ti apre un timido sorriso, rapide occhiate ci studiano furtive, una caramella, i colori, ecco: inizia il gioco. Accarezzi la tua bambolina mentre Maria Pia scioglie la felicita' in un fiume silenzioso ed inarrestabile di lacrime. Non vorrei far torto alla memoria delle tante cose belle che mi sono successe nella vita, ma solo oggi ho provato un sentimento cosi' grande, lieve e profondo al tempo stesso. Come se tutto cio' che e' accaduto nei miei quarantuno anni di vita passata trovasse soluzione logica in questo incontro, Un lieto fine al quale io non sapevo di essere destinato e che ora attribuisce alla mia esistenza un significato nuovo. Guardo al passato con serenita', cosi' anche i fatti che piu' mi hanno fatto soffrire ora appaiono sopportabili. Anche il futuro sara' bello ora che siamo finalmente insieme, io, Maria Pia e Sarsoti' Il mio unico rammarico e' quello di non poter condividere la mia gioia con mio padre, spentosi improvvisamente in una tiepida giornata d'autunno di 14 anni fa. Al NAAA un grazie di cuore per averci permesso di realizzare questo sogno.