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"I figli sono la nostra luce"

La storia di mamma Filomena e di Umesh e Mariastella, i suoi due figli provenienti dal Nepal

"I figli sono la nostra luce"
Foto: Mamma Filomena con Umesh e Mariastella
30 gen 2017

“I figli sono la mia luce, quella luce in fondo al tunnel da cui sembrava impossibile uscire”. Quando parla dei suoi figli, Filomena ha gli occhi lucidi. Filomena è una mamma forte, messa a dura prova dalla vita. Due anni dopo l’arrivo della piccola Mariastella, infatti, dopo la separazione Filomena è rimasta sola con i suoi due figli provenienti dal Nepal. “Non è stato facile, anzi – racconta – con un ragazzo in età preadolescenziale e una bimba piccola. Ma sono stati loro a darmi la forza di andare avanti. Con tanta buona volontà e senso di equilibrio ci siamo lasciati alle spalle il passato, grazie anche al supporto dei miei genitori e dei miei fratelli perché qualche anno prima avevo deciso di lasciare il lavoro proprio per dedicarmi ai miei figli. E siamo stati aiutati anche da tanti amici che vivono nella nostra piccola comunità”. Poco dopo, poi, è arrivata anche la malattia. “Ho voluto condividere con loro anche i momenti più bui – prosegue Filomena – perché ho pensato fosse giusto che i miei figli sapessero quale fosse lo stato di salute della loro mamma. Ma non mi sono mai lasciata andare, non sono mai rimasta a letto perché volevo essere una mamma presente per i miei bambini”. Era il 2003 quando è arrivato Umesh, che all’epoca aveva 5 anni e mezzo. “Avevo visto un documentario sull’adozione internazionale – ricorda – e si parlava proprio del Nepal. I bambini erano bellissimi, me ne sono innamorata subito”. Così, dopo aver ricevuto l’idoneità da parte del Tribunale per i Minori, Filomena e suo marito vanno alla ricerca dell’ente autorizzato a cui affidarsi per il proprio percorso adottivo e la scelta ricade sul NAAA. L’inizio è tutt’altro che semplice. “Avevamo avuto un primo abbinamento con un bambino – rivela – ed eravamo praticamente pronti a partire per l’Asia. Pochi giorni prima, però, era comparso uno zio e l’adozione è saltata. Mi è sembrato che il mondo mi crollasse addosso. Anche perché sembrava fosse destino che quel piccolo diventasse mio figlio, dal momento che era nato il mio stesso giorno”. Pochi mesi dopo, però, arriva un altro abbinamento sempre dal Nepal. “Questa volta è andato tutto per il verso giusto – sorride Filomena – e così abbiamo potuto abbracciare il mio Umesh”. A distanza di due anni, Filomena e suo marito ripartono con il percorso. E così nel 2008 è arrivata Mariastella, una bellissima bimba di 3 anni. “L’adozione è un’esperienza bellissima, arricchente – dice Filomena – la vita ci riserva situazioni a volte difficili e drammatiche, che non si possono preventivare. La ricetta giusta? Tanta pazienza, ma anche voglia di farcela e di combattere. Questo, però, non per soddisfare un nostro bisogno o una nostra esigenza, ma affinché questi bambini abbiano un futuro migliore e l’amore di una famiglia. I figli ti danno l’energia, la carica e la forza di alzarti al mattino. Ai miei figli dico sempre di non chiudersi, i bambini hanno bisogno di aprirsi verso il mondo”. Filomena conclude con un consiglio alle coppie che sono all’inizio del percorso adottivo. “Confrontarsi con le mamme che hanno avuto altre esperienze di maternità è arricchente, non bisogna rimanere chiusi tra le proprie mura. L’adozione è l’inizio di una nuova vita, indirizzata all’apertura: non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. È proprio da quel momento in avanti che si inizia a scrivere un nuovo libro...”.