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Una speranza in più per i bambini cinesi

Una speranza in più per i bambini cinesi
22 lug 2014

 

La delegazione NAAA in visita agli istituti nella provincia di Shandong.Si fa sempre più stretto il legame tra l’Italia e la Cina. La delegazione del NAAA si trova in Asia per conoscere meglio il sistema asiatico e per poter avere la documentazione completa dei bambini in attesa di adozione.

«La Cina è uno dei Paesi migliori con i quali stiamo lavorando – afferma la presidente del NAAA, Maria Teresa Maccanti – e con cui speriamo che, nel prossimo futuro, i rapporti possano essere ancora più saldi. Per i tanti minori che abbiamo incontrato e che incontreremo nei prossimi giorni, questa potrebbe essere l’ultima opportunità per avere una famiglia. La fortuna, però, ha voluto che ritornassimo nell’istituto di Linyi, con cui abbiamo già lavorato proficuamente in passato. Inoltre, grazie a questo viaggio, abbiamo ulteriormente cementato il legame nato lo scorso anno, tanto che è stata apprezzata la presenza delle personalità più rappresentative e professionalmente preparate del nostro ente, vedendola come una importante chance per i loro bambini».

Queste prime giornate in Cina sono state caratterizzate da un’accoglienza perfetta, curata in ogni minimo dettaglio, ma anche dalla grande commozione nel visitare i bambini ospitati negli istituti di Jinan e Linyi in occasione del “Journey of hope” , ovvero il viaggio della speranza. «Nonostante sia abituata a visitare gli istituti – prosegue la Maccanti – l’impatto è stato notevole. Ho voluto che ci fosse anche il dottor Antonio Urru con noi, vista la sua professionalità, per vedere da vicino il reale stato di salute dei piccoli. Qualche spiraglio c’è: l’auspicio è che presto questi piccoli possano essere accolti in Italia». Quella in Cina è la prima esperienza sul campo di Antonio Urru, responsabile della sede Sardegna del NAAA e papà di due bambini provenienti dal Vietnam. «Sono arrivato qui consapevole di poter trovare casi clinici molto severi – conclude Urru – ma vedere di persona i bambini e far loro un minimo di esame clinico mi ha fatto ravvedere. Il pesante sconforto iniziale ha però subito lasciato spazio ad un incoraggiamento verso i bimbi dell’estremo Oriente che a braccia aperte aspettano di esserti accolti le nostre famiglie».