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Adriana Palma: "Un 2017 di speranza per l'Honduras"

La referente del NAAA nel Paese centroamericano è ottimista per il futuro delle adozioni

Adriana Palma: "Un 2017 di speranza per l'Honduras"
Foto: La referente Adriana Palma con l'operatore Paese, Sarah Cavagliato, e le famiglie alla festa
16 dic 2016

Prima visita in Italia per Adriana Palma, referente del NAAA in Honduras dal 2005. La festa di Natale è stata l’occasione per incontrare le famiglie e soprattutto i bambini che in questi anni hanno trovato l’amore di una mamma e di un papà, ma anche le coppie in attesa sul Paese centroamericano. “In passato – racconta Adriana, che è un avvocatoho lavorato al tribunale dei minori per la Corte Suprema. Poi, grazie a Carla Bacci, già collaboratrice dell’ente sostituita recentemente dal figlio Gianpaolo, ho conosciuto il NAAA e così è iniziata la nostra collaborazione. In questi anni abbiamo avuto un cambiamento a livello governativo, passando dall’Ihnfa al Dinaf (Dirección de Niñez, Adolescencia y Familia), l’attuale autorità centrale honduregna”. Un processo lungo, diventato effettivo nel 2014. “All’inizio il personale non era molto preparato – ammette Adriana – alcuni impiegati non sapevano nemmeno cosa fosse l’adozione. Io e altri colleghi ci siamo messi a disposizione dell’autorità per dare il nostro contributo, vista l’esperienza maturata in precedenza, ma questo aiuto non è mai stato accettato. Così i dipendenti del Dinaf hanno imparato piano piano il mestiere: ora fortunatamente va un po’ meglio, il sistema sembra stia decollando”. In passato, in Honduras c’è stata poca attenzione verso l’infanzia. “Visto che i bambini non votano – evidenzia la referente del NAAA nel Paese – la politica non se ne è mai davvero interessata. Fortunatamente la nuova direttrice del Dinaf, Lolis María Salas Montes, ha preso a cuore la situazione, mettendosi in prima linea, controllando la situazione, città per città, affinché non ci siano più bambini che chiedano l’elemosina per strada o addirittura abbandonati a loro stessi. Qualcosa è cambiato e sta migliorando. C’è una pagina Facebook dove si può vedere il lavoro della direttrice: in questi ultimi tempi si sta formando il personale sul posto per proteggere il più possibile i minori”. Nonostante le difficoltà riscontrate in passato, Adriana è ottimista per il futuro in Honduras, Paese in cui il NAAA opera dal 1997. “Il problema maggiore – non nasconde Adriana – è rappresentato dall’emissione della dichiarazione di abbandono del bambino da parte del tribunale dell’infanzia. I tempi sono sempre molto lunghi. Per questo abbiamo chiesto una riunione con le autorità, per cercare di sbloccare la situazione. Quello che serve è che i minori possano essere dichiarati abbandonati per essere poi abbinati. Le coppie italiane desiderano accogliere bambini molto piccoli, dagli 0 ai 6 anni: forse, se fossero disponibili ad accogliere bimbi più grandi, i tempi si potrebbero stringere”. In questo momento c’è una coppia che ha da poco concluso il primo viaggio ed è in attesa, nei primi mesi del nuovo anno, di partire per il secondo. La referente in Honduras chiude con un consiglio rivolto alle coppie in attesa. “Il nuovo anno potrebbe essere l’anno della svolta. E poi non bisogna mai farsi prendere dallo scoramento”.