8 Marzo: una giornata di festa, ma soprattutto di riflessione
Milioni di donne, nel mondo, sono ancora vittime di violenze quotidiane
Una giornata non solo di festa, ma soprattutto di riflessione. L'8 marzo ricorre la Giornata internazionale della donna, per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui sono ancora oggetto in molte parti del mondo. Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, ci sono ancora milioni di donne che non hanno acqua e cibo per sé e per i propri figli, vivono in luoghi in cui la guerra è permanente, non hanno medicine per curarsi. Ad oggi, si stima che circa 222 milioni di donne che vivono in Africa, in Asia e in America Latina non abbiano accesso ai servizi per la contraccezione. Sono ancora troppe le giovani donne che lottano per proteggersi contro la trasmissione sessuale del virus dell'HIV e per ottenere il trattamento di cui hanno bisogno, lasciandole anche particolarmente esposte e vulnerabili alla tubercolosi, una delle principali cause di morte nei paesi nel mondo tra i 20 e i 59 anni. Non bisogna poi dimenticare quel miliardo di donne nel mondo – compresa l'Italia – che, secondo un recente rapporto stilato da Amnesty International, vengono ogni anno picchiate, stuprate, mutilate, assassinate da fidanzati, mariti, amici, familiari. Anche nel nostro Paese bisogna darsi da fare: la strada verso l'effettiva parità di genere è ancora lunga. Basti pensare, ad esempio nell'ambito occupazionale, che le donne guadagnano il 7% in meno degli uomini e hanno meno accesso al mondo del lavoro retribuito rispetto alla media europea (il tasso italiano di occupazione è del 46,6%). Tutto questo, nel 2015, non dovrebbe accadere mai, in nessuna parte del globo. Per questo, nel nuovo secolo, la sfida morale fondamentale sarà la lotta per l'uguaglianza fra i sessi in tutto il mondo.