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La nostra storia

di Marco e Patrizia ROVARIS

La nostra storia
29 dic 2004

Cominciamo con il dire che proprio queste prime righe sono state scritte mentre guardiamo nostro figlio Tuan Vu riposare nel lettino dell'ospedale S.Paolo di Milano reduce da un'operazione per la chiusura del palato molle...Cosa c'entra tutto questo con la storia della nostra adozione? Molto ed ora vi spiegheremo il perche’. Siamo, infatti, partiti dall'attualita’ della nostra storia e qui torneremo alla fine del "racconto". Vorremo tralasciare i particolari di come e perche’ siamo arrivati alla scelta dell'adozione, perche’ siamo convinti che ogni coppia abbia "il proprio vissuto" e varie possono essere le strade che portano all'adozione. La nostra bellissima avventura, dopo aver ricevuto tutti i "crismi" necessari da parte delle autorita’, e dopo aver scelto il N.A.A.A. come ente, inizia con l'invio di una E-mail a Cinzia per avere notizie sullo stato della nostra pratica. E qui la storia prende davvero una piega inaspettata. Cinzia ci richiama due giorni dopo dicendoci che ad Hanoi c'e’ un bambino di nove mesi che aspetta di essere operato al labbro leporino che "gradirebbe" trovare due genitori prima dell'intervento. Facciamo due passi indietro: il primo e’ per dire che noi, nella lettera delle motivazioni, avevamo indicato il Nepal come stato (e al momento della fatidica telefonata non avevamo ancora avuto risposta riguardo allo stato) Il secondo passo indietro e’ per dire che, sempre nella lettera delle motivazioni, eravamo stati noi a renderci disponibili ad accogliere (o farci scegliere, secondo il punto di vista di Tuan Vu !) un bambino che avesse patologie reversibili tra le quali avevamo espressamente indicato labbro leporino e palatoschisi. Fatta questa debita precisazione torniamo alla telefonata di Cinzia la quale, molto "tranquillamente", ci lasciava tutto il tempo che volevamo per decidere se accettare l'abbinamento a patto che entro quella stessa sera la decisione fosse presa! Abbandonati i rispettivi lavori per poterci almeno guardare in faccia tra futuri mamma e papa’ prima di decidere e non avendo molte altre informazioni oltre alle parole rassicuranti di Cinzia, a meta’ del pomeriggio la decisione era ormai presa: eravamo diventati, anche se non ufficialmente, i genitori di Tuan Vu, nato nove mesi prima nella provincia di Phu Tho, ed ora ospite dell'istituto Cau Giay ad Hanoi.

L'arrivo, via e-mail, delle prime foto di Tuan Vu ci faceva provare l'emozione fortissima di vedere nostro figlio per la prima volta: era ormai come se, passateci la frase, fosse nato! Le foto ci stavano mostrando un bambino bellissimo che sembrava anche in buona salute e questa, era, per noi, la cosa piu’ importante. Il filo rosso che ha unito i due mesi seguenti la scelta e’ stato: si parte subito .... no si aspetta ancora. Nel frattempo Tuan Vu aveva gia’ subito il primo intervento, ad Hanoi, per sistemare il labbro e noi restavamo sempre lontani da nostro figlio. Alla fine di ottobre il primo viaggio: non dimenticheremo mai il momento in cui la direttrice ha varcato la porta del suo studio con Tuan Vu e lo ha messo in braccio alla sua nuova mamma; Patrizia piangeva per l'emozione, Tuan Vu urlava perche’ non voleva stare in braccio ad una sconosciuta per giunta cosi’ diversa da lui e dalle sue didi. Anche il cielo, nel frattempo aveva cominciato a piangere e ad onor del vero versava molta piu’ acqua di figlio e madre! Quando riguardiamo le immagini di questo primo incontro (che Francesco con molta gentilezza ha per noi girato in quei momenti di assoluto marasma mentale) la commozione e’ sempre fortissima vedendo il faccino di Tuan Vu ed ascoltandone il suo pianto. L'esperienza dei due viaggi ha avuto per noi una "doppia faccia": la prima dall'aspetto positivo e’ il graduale avvicinamento tanto al figlio quanto al Vietnam perche’ s’impara a conoscere, senza ancora avere il figlio con se’, un paese dove ci si accinge a passare un mese (circa) che cambiera’ per sempre la nostra vita; la seconda faccia, dall'aspetto negativo, e penso che tutti i genitori che hanno fatto un'esperienza simile alla nostra concordino, e’ nel vedere il proprio figlio per poi lasciarlo subito. Per noi quest’aspetto e’ stato ancora piu’ marcato perche’ essendo Tuan Vu ad Hanoi avevamo la possibilita’ di vederlo tutti i giorni e di passare con lui qualche ora: questo "privilegio" ha ovviamente chiesto il conto al momento della ripartenza! Durante il primo viaggio abbiamo anche avuto la fortuna di incrociare i nostri destini con quelli di compagni di avventura con i quali si e’ subito trovata la sintonia e con i quali durante le giornate trascorse insieme c'e' stata la possibilita’ di conoscersi, scambiarsi le proprie esperienze, i propri vissuti aiutandosi a vicenda e cercando di "imparare" da chi era gia’ alla seconda esperienza di adozione. Queste nuove amicizie continuano, ovviamente, anche ora: ci si sente e ci si incontra ricordando i momenti passati insieme ma, soprattutto, scambiandosi esperienze sulla nuova vita "da genitori". Patrizia ed io non dimenticheremo mai l'amicizia dimostrataci da queste famiglie quando, nei mesi di dicembre e gennaio, loro si trovavano gia’ ad Hanoi e per farci sentire meno lontani da nostro figlio ce ne davano notizie telefonicamente e ci inviavano foto di Tuan Vu che loro stessi andavano a scattare per noi in istituto. Grazie ancora! Ed ecco arrivare febbraio e l'avviso di partenza: dopo tanta attesa il momento stava arrivando. Il viaggio verso Hanoi e’ stato piacevole poiche’ eravamo dieci coppie in partenza da Parigi. Arrivati a destinazione ecco la sorpresa: Francesco comunica a noi ed ad altre due coppie che, contrariamente al solito, anziche’ fare qualche giorno di spola con l'istituto per riprendere confidenza con i figli, gia’ dall'indomani mattina avremmo avuto con noi, e per sempre, i nostri pargoli! Lasciamo immaginare lo stato di agitazione poiche’ i giorni che pensavamo di avere per "organizzarci", non li avremmo avuti: avremmo dovuto preparare tutto la mattina seguente prima di recarci all'istituto. Il mattino dopo, con il cuore in gola, eccoci le tre famiglie sul pulmino direzione Cau Giay. L'incontro con Tuan Vu e’ stato, ancora una volta, molto emozionante: anche questa volta Tuan Vu e’ scoppiato in lacrime. Era come se percepisse che qualcosa stava per cambiare: in braccio a mamma Patrizia ha pianto fino a che, vinto dalla stanchezza, si e’ abbandonato in un sonno riconciliatore. Tutto il viaggio di ritorno verso l'albergo e’ trascorso con tutti e tre i bambini addormentati e con le facce stravolte e non ancora del tutto consci della situazione di noi genitori. Il sogno, comunque, era ormai diventato realta’! Il destino ci ha riservato anche per questo secondo viaggio, la compagnia di persone squisite con le quali il mese di permanenza ad Hanoi e’ passato veramente bene. Anche ai nostri secondi (per ordine non per merito) compagni di viaggio grazie per aver condiviso con noi le nostre e le loro storie. Hanoi e’ una citta’ stupenda: ci rendiamo conto che il giudizio sia un tantino partigiano ma credo che non esista solo il mal d'Africa. Il Vietnam, se lo si vive giorno per giorno senza l'angoscia di ripartire, ti penetra nella pelle e i suoi odori, i suoi rumori e i suoi colori insieme con la sua gente non vi abbandoneranno mai. Questo non vuol ovviamente dire che non si sentisse la voglia di tornare a casa ma ... un po' di casa ormai e’ anche li’! La cerimonia ufficiale e’ stata per noi una bella esperienza perche’ vedeva presenti solo noi, i funzionari della provincia, la direttrice del Cau Giai e Francesco. L'atmosfera e’ stata di festa e molto informale senza drappi rossi e busti di ogni sorta. Il fatto che la casa del popolo di Viet Tri (capoluogo della provincia di Phu Tho) fosse un cantiere aperto ha reso tutto molto meno burocratico. La giornata della cerimonia e’ servita anche per vedere che Tuan Vu, anche se con noi da soli tre giorni, aveva gia’ cominciato ad attaccarsi a noi; infatti, pur essendo con noi per tutto il tempo la direttrice dell'istituto alla quale Tuan Vu era particolarmente affezionato, il tempo del viaggio e della cerimonia li ha passati sempre in braccio a noi, giocando anche con la direttrice, ma non manifestando continuamente la voglia di tornare da lei. Le cose cominciavano a girare. Bisogna anche ammettere che lo spirito della cerimonia e’ stato influenzato dal buon carattere di Tuan Vu, che quasi capisse tutto cio’ che il funzionario diceva, batteva le mani nei momenti giusti e tentava continuamente di gettarsi sulla scatola dei biscotti. Compiuto l'atto ufficiale della cerimonia ed espletati tutti i documenti da fare eccoci tutti liberi di impiegare il nostro tempo nella conoscenza del figlio e, perche’ no, della citta’. Le giornate erano un insieme, per noi come per tutte le altre famiglie presenti, di momenti privati e momenti comunitari. Sono entrambi necessari: i primi perche’ permettono di fare conoscenza con il figlio e permettono a lui di sentire questa nuova situazione di vita in cui due persone sono li’ per lui e con lui; I secondi perche’ insegnano subito a vivere anche la vita di comunita’ che e’ anch'essa fondamentale perche’ anche il tempo passato con gli altri e’ una parte significativa della propria vita. Lo scambio di esperienze e l'aiuto reciproco sono momenti costruttivi ed essenziali per la crescita personale: a maggior ragione all'inizio di una nuova esperienza come quella di genitori. La vita e’ trascorsa piacevolmente, come gia’ dicevamo, ad Hanoi e noi cercavamo di imparare i primi passi della difficile arte del genitore. L'ultima settimana di permanenza e’ stata un po' piu’ movimentata delle altre causa SARS; la concitazione era dovuta, non al cattivo stato di salute di qualcuno, ma al fatto che, soprattutto nei primi giorni, non si avevano molte notizie. Questo stato di non-conoscenza rendeva un po' agitata la situazione e nel frattempo, visto che ormai i documenti erano tutti a posto, portava noi tutti genitori a voler accorciare al massimo l'ulteriore permanenza. Le cose sono, comunque, andate bene e l'unico vero disagio e’ stato quello di fare continuamente la spola con l'agenzia di viaggio. Il viaggio di rientro e’ stato, almeno per noi, un po' turbolento perche’ Tuan Vu era troppo piccolo per avere un posto tutto suo, ma anche troppo grande per stare nelle culle disponibili sugli aerei: morale sia noi sia lui non abbiamo pressoche’ chiuso occhio! L'arrivo all'aeroporto e’ stato molto emozionante perche’ ha visto riuniti i nonni e parte degli zii con i nipoti: lasciamo immaginare i fiumi di lacrime. Eccoci dunque a casa, pronti per cominciare a vivere la vita quotidiana scandita non con i ritmi di Hanoi dove, tutto sommato, eravamo villeggianti, ma con i ritmi della vita di tutti i giorni fatta di momenti comuni, di lavoro e quant'altro. L'acclimatamento di Tuan Vu alla sua nuova casa e’ avvenuto, possiamo dire, in tempo zero; si e’ subito impadronito della sua camera ed ha cominciato a girovagare per casa per conoscere questi nuovi spazi. Fatti tutti i documenti e ricevuto il decreto definitivo abbiamo potuto prendere accordi per la prima delle operazioni al palato di Tuan Vu. Ed eccoci tornare all'inizio del nostro racconto. Tutta l'ospedalizzazione e l'intervento di Tuan Vu sono andati bene; (il momento meno bello di tutta questa esperienza in ospedale e’ sicuramente stato il momento dell'anestesia?). La nostra storia continua o meglio e’ appena cominciata e noi Tuan Vu, mamma e papa’ siamo molto felici e contenti. Chi ha gia’ vissuto un'esperienza di adozione comprendera’ benissimo i vari stati d'animo e magari leggendo avra’ ripercorso la propria storia. Permetteteci un ringraziamento ed un augurio per chiudere: Il ringraziamento va al NAAA ed in particolar modo a Cinzia che piu’ di ogni altro ci ha confortato, sgridato e sostenuto nel corso del nostro cammino, ed anche a Flavia e Rino per la loro gentilezza e semplicita’. L'augurio, a chi come noi poco piu’ di un anno fa leggeva le storie altrui e sognava; a voi in attesa noi diciamo: i sogni si possono avverare. In bocca al lupo a tutti.