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Una piccola grande storia

Una piccola grande storia
15 set 2006

di Fabrizia (con Philippe e Kim Dung) Dall’abbinamento all’incontro. Non è stato facile decidere da dove cominciare il racconto, ma alla fine ce l’ho fatta…E’ l’agosto del 2004 e stiamo trascorrendo la giornata su una bellissima spiaggia del Salento quando mi squilla il cellulare: comincio a cercarlo nella borsa ma non riesco a trovarlo e così, prima che riesca ad agguantarlo, smette di squillare. Finalmente lo trovo e vedo la classica “chiamata senza risposta” da un numero di cellulare che non conosco. La tentazione di non richiamare è grande, ho paura di farmi incastrare con problemi lavorativi, ma poi cedo e richiamo. E cosa scopro? Che era Cinzia! Ci cerca per sapere a che punto siamo con la consegna dei documenti per il Vietnam e ci chiede se confermiamo la nostra disponibilità per bimbi positivi all’epatite. Perché? Chiedo io. Beh, perché ci sarebbe una “creaturina” di meno di un anno positiva all’epatite C che aspetta di trovare dei genitori…

Panico! Cosa devo rispondere? Cosa devo fare? Naturalmente prendo tempo, ne devo parlare con Philippe e magari anche con il mio amico pediatra… E’ venerdì e così restiamo d’accordo che la richiamo lunedì. Il lunedì sembra non arrivare mai e quando chiamo Cinzia non ho nessun dubbio nel dirle che si, confermiamo la nostra disponibilità. Cinzia mi dice che c’è un gruppo di bimbi molto piccoli positivi all’epatite C e che Ingrid, che in quel momento è in Vietnam, sta facendo il possibile per dare loro una famiglia. Non mi dice molto altro, perché non c’è altro da dire, per il momento.

Le vacanze proseguono con un umore decisamente migliore di quando erano iniziate e dopo una decina di giorni siamo di ritorno a Milano. E’ dal 2002 che abbiamo iniziato le procedure per l’adozione e, dopo un alternarsi di speranze e delusioni e un cambio di Paese, la sensazione di essere, forse, vicini al traguardo è una sensazione meravigliosa.

I giorni passano e all’inizio di settembre chiamo Ciriè per sapere se i documenti inviati andavano bene: in realtà è soprattutto una scusa per cercare di capire se ci sono novità e Cinzia mi rincuora dicendomi che presto riceveremo una telefonata e saremo convocati. Convocati per che cosa? chiedo con curiosità. Ma per la proposta di abbinamento, risponde candidamente Cinzia!!!

Non ci posso credere, ma invece è proprio quello che ha detto!

Così arriviamo al giorno fatidico, il 9 settembre 2004: arriviamo in sede e Cinzia ci viene incontro sorridendo con una enorme cartina del Vietnam in una mano e una cartellina nell’altra. Ci sediamo emozionatissimi e dopo pochi minuti sappiamo di essere diventati genitori di Dung, un cucciolo di 10 mesi, positivo agli anticorpi dell’epatite C, che si trova nell’orfanotrofio di Vung Tau, a sud.

Ci mostra una foto in cui il nostro piccolo è in compagnia di altri tre bimbi, ma ci dice che non ce la può lasciare. E qui c’è il colpo di genio di Philippe: estrae dalla tasca la sua macchina fotografica digitale e scatta una foto della foto… Guardare e riguardare quella foto ci ha dato coraggio e ci ha aiutati ad arrivare al 19 dicembre, giorno in cui abbiamo abbracciato il nostro bambino! 

Ma facciamo un piccolo passo indietro: a dicembre iniziato non nutriamo molte speranze sul fatto di riuscire a partire per il Vietnam prima di Natale: durante l’incontro “Paese che vai…” ci era stato detto che saremmo tutti partiti entro l’anno, ma le cose stavano procedendo un po’ più lentamente del previsto e le partenze stavano un po’ tardando.

E invece, ecco il miracolo: durante il ponte di Sant’Ambrogio riceviamo una telefonata di Rino che ci dice: volete trascorrere il Natale in Vietnam??? Detto, fatto. In 10 giorni ci organizziamo per la partenza e il 18 dicembre siamo su un volo a destinazione Ho Chi Minh Ville! Siamo in compagnia di altre 3 coppie e quando atterriamo non sappiamo ancora quando incontreremo i nostri bambini, ma presto scopriamo che ci avrebbero portato subito da loro. Siamo stanchi morti dopo un viaggio di 13 ore e una notte insonne e saliamo sul pulmino messo a disposizione dal Naaa.Un paio d’ore di viaggio e siamo all’orfanotrofio di Vung Tau. Aiuto!!!

Il momento fatidico si avvicina: tutto sta succedendo incredibilmente in fretta, molto più in fretta di quanto ci eravamo aspettati! Incontriamo il direttore dell’istituto che ci tiene un veloce discorsetto e poi viene pronunciata la frase fatidica: “now we bring the babies…”. Entra una didi con un bimbo per mano: lo riconosciamo subito, è il nostro Dung! Appena ci vede scoppia a piangere, ma la didi ci fa capire che dobbiamo prenderlo in braccio e portarlo fuori dalla stanza: non capisco più niente ma eseguo e così lo prendo e usciamo nel cortile dell’orfanotrofio. Dung continua a piangere e ci mettiamo una mezz’oretta a calmarlo…

Dopodichè diventa tutto molto confuso: la referente locale ci mette fretta, ci dice che dobbiamo andarcene, non capiamo perché, e non capiamo neanche se dobbiamo andarcene con i bambini o senza! Poi diventa chiaro che i bambini vengono via con noi, ma ancora non abbiamo capito se poi li dobbiamo riportare in istituto oppure no… Sul pulmino capiamo finalmente cosa ci sta succedendo: ce li lasciano da subito, non dovremo più riportarli in istituto, il nostro Kim Dung è con noi per sempre!!!

L’EPILOGO Siamo rimasti oltre 5 settimane in Vietnam con il nostro piccolo, e sono state delle settimane bellissime. Anche se ci sono stati momenti di tensione e ansia perché non capivamo i motivi della lentezza delle procedure (la cerimonia si è svolta 3 settimane e mezzo dopo il nostro arrivo…), abbiamo cercato di vivere questo periodo come una vera e propria vacanza nel corso della quale abbiamo imparato a conoscere il nostro bambino e lui ha conosciuto noi.

Il Vietnam, poi, è un paese meraviglioso e i vietnamiti sono veramente fantastici: andare in giro per Vung Tau era un piacere, con la gente che ti sorride e ti chiede di continuo “baby Vietnam?”. Dopo un paio di settimane ci sentivamo quasi a casa, sia in albergo che fuori. Il personale dell’hotel era gentilissimo e faceva giocare i nostri bambini, e quando uscivamo i negozianti, che ormai ci conoscevano benissimo, ci salutavano al nostro passaggio: si andava a fare la spesa al mercato, al punto internet, a sviluppare le foto, in spiaggia, a fare una gita…

Kim Dung ha avuto bisogno di un solo giorno per iniziare a sorridere e di due per far emergere il suo carattere, allegro e vivace. In seguito è stato un crescendo di gioie, di sensazioni mai provate e di scoperte. Grazie Kim Dung, sei meraviglioso!