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Profumo d’orchidea

Profumo d’orchidea
15 feb 2007

Verona, Venerdì 2 luglio 2004 Sono al lavoro e ricevo una telefonata di Cinzia dal NAAA: “C’è un gruppo di bambini molto piccoli positivi all’epatite B o C. Siete disposti ad accoglierne uno? Ti parlo con “cuore di mamma”. Panico. Oddio! Cosa rispondo? Devo parlarne con Marco? In una frazione di secondo la mente prende tempo per pensare ma la mia voce già risponde (so che Marco è sempre stato disponibile al rischio sanitario; l’ostacolo ero io): “Sì, lo siamo. Grazie Cinzia”. Ed esplodo in un pianto liberatorio. Ciriè, Venerdì 16 Luglio 2004 Io e Marco seduti di fronte a Cinzia. Un foglio tra le sue mani: “Caro Marco sappi che d’ora in poi i compleanni da festeggiare ad agosto saranno due (mamma e figlia). Voi cosa vi aspettavate? Un fiocco rosa o azzurro?A Marco mancano le parole e quindi rispondo io: “Io non riesco ad avere preferenze ma forse ci siamo immaginati di più con una bimba, soprattutto Marco”. Cinzia: “Allora questo papà ha portato fortuna perché è una bimba!”. E finalmente gira verso di noi quel foglio dove appare un nome lunghissimo: Pham Thi Huong Lan. Ci sembra subito bellissimo ed il suo significato lo conferma: Huong Lan ovvero profumo di orchidea. Saigon, domenica 16 gennaio 2005 È arrivato il momento che tanto abbiamo aspettato e sognato. Ancora frastornati dal viaggio (siamo arrivati da solo un giorno) stiamo venendo a Go Vap per conoscerti. Ti riconoscerò? Ci accetterai? Sarà amore a prima vista? Durante l’attesa in questi anni ho cercato di prepararmi più possibile a questo momento, ma anche adesso mentre salgo gli ultimi gradini che mi separano da te ho la certezza che non lo sarò mai abbastanza. Prima di salire nella tua stanza la referente, My Linh, ci porta a visitare brevemente l’orfanotrofio. Entriamo in una stanza al piano rialzato e la prima immagine che vedo sono due didi sedute su uno sgabello in un angolo vicino alla porta che allattano con biberon dei bimbi neonati piccolissimi. Mi invade un senso di tenerezza nel cogliere la dolcezza di queste donne nel prendersi cura di loro. Volgo lo sguardo al resto della stanza e rimango senza parole. Davanti a me una distesa di lettini con bimbi in fasce. Come possono occuparsi di tutti? La referente ci invita a girare in mezzo a loro. Mi sento la persona più impotente e cattiva del mondo. Non dimenticherò mai più i loro sguardi. La referente ci richiama per proseguire e su di noi tutti cala un silenzio totale. “Ecco quello che fino ad ora tu hai considerato il tuo mondo. Quel mondo fatto di poco o niente ma che per te è tutto!” Ho il terrore di provocarti un grande dolore (forse ti sei affezionata ad una didi) e di spaventarti. Salgo le scale e penso che sebbene desideri entrare nella tua vita in punta di piedi ora mi sento un elefante che indossa pesantissimi scarponi chiodati! Ci affacciamo alla “tua” stanza. I miei occhi ti cercano impazziti correndo da un viso all’altro dei bimbi che sembrano avere tutti un segno di sofferenza comune: uno sguardo perso nel vuoto che pare non sapere verso chi dirigersi per avere attenzione. Un istante prima che ti indichino con il tuo nome, ti riconosco. Sei cresciuta rispetto alla foto scattata 7 mesi fa (ora hai 17 mesi) ma l’ovale del tuo visino è inconfondibile! Quando ti rendi conto che stanno parlando di te sei già in braccio ad una didi che ti porta verso di me ed il tuo corpicino inizia a tremare di paura. Appena ti depositano tra le mie braccia inizi ad ansimare ed urlare sempre più forte capovolgendoti all’indietro con la testa per allontanarti. Cercando di far fronte alla situazione, momentaneamente disperata, subisco uno sdoppiamento: il mio corpo ti corre incontro per cullarti ed abbracciarti dolcemente mentre la mia mente entra nel pallone, tanto che riesco a sbagliare l’entrata della saletta dove avvengono gli incontri genitori–bimbi ed infilo, in evidente stato confusionale, il bagno in direttissima. Ritorno in me. Dopo essermi seduta in un angolo della stanza cerco di mettermi nei tuoi panni e di assecondare quelle che mi sembrano le tue prime necessità (io appoggiata al muro, la tua schiena appoggiata a me per lasciarti libero tutto il campo visivo, movimenti minimi e lentissimi, pochi sguardi diretti e parole appena sussurrate) e questo ti calma un po’. Solo allora inizio a guardarmi intorno per cercare gli occhi di papà Marco e dei nostri compagni di viaggio che dividono con noi questo momento magico: Luca e Patrizia con la loro sorridente Thi Kim. Papà riprende con la telecamera qualche istante e rimane ad una distanza di sicurezza: teme di spaventarti avvicinandosi troppo. Quando il pianto cessa fa un tentativo ma le tue urla lo fanno velocemente ritornare sui suoi passi. Riesco a sentire il tuo cuore che corre all’impazzata, sembra esplodere. Per tutto il primo incontro (2 ore circa) rimani ferma con il corpo rigido e lo sguardo basso, per evitare di incrociare i nostri sguardi e continui a controllare ansiosamente la porta, pronta a catapultarti tra le braccia della prima didi di passaggio. I giorni passano. Gli incontri, anche se sporadici, continuano e tu inizi, mano a mano, a distenderti un po’. Ci accogli sempre con un bel pianto ma poi (molto lentamente), pur facendo finta di non essere interessata ai giochi proposti, inizi a muoverti, accettare da bere, giocare con papà sempre più vicino. Arrivano i primi abbracci (anche se con il corpo mi segnali sempre che non gradisci l’approccio frontale e ti giri di schiena) ed accetti i primi baci (anche da papà Marco! Incredibile!). Il penultimo incontro, prima di venire in albergo con noi, ci saluti con un bellissimo regalo: per la prima volta non vuoi andare dalle didi e cerchi di seguirci con la tua camminata incerta fino alle scale. Non vuoi lasciarci andare via! Scoppio a piangere ma so che ora sei pronta ed il tempo che ci separa ormai è poco. Saigon, Giovedì 3 febbraio 2006 Sono passati 21 giorni dal nostro arrivo a Saigon ed oggi è il gran giorno! Finalmente insieme!  Il tuo saluto a Go Vap è senza lacrime, non volgi lo sguardo neanche una volta. In pulmino verso l’albergo osservi fuori dal finestrino apparentemente tranquilla un mondo completamente nuovo. Nella nostra stanza inizi a giocare con biberon e scatoline seduta sul lettone concentratissima. Sembra che tu non voglia trovare il tempo per pensare a ciò che ti sta accadendo. Giochi fino a crollare dal sonno, stremata.

Saigon, Sabato 5 Febbraio 2006 Siamo sole, io e te nella nostra camera d’albergo. Papà si è preso un attimo di riposo ed è andato con Luca a mangiare una cena frugale. Io e Patrizia, da brave mammine, iniziamo, ognuna nella propria stanza il rituale dell’addormentamento. Le luci sono soffuse, mi siedo di fianco al tuo lettino, con la spondina abbassata e ti accarezzo dolcemente. Tu sei rannicchiata prona sul lettino col visino sprofondato nel cuscino. I minuti passano ma tu sembri ancora molto vigile. Sembri pensierosa. Ad un certo punto ti giri ed inizi a fissarmi con uno sguardo nuovo, profondo. Io mi sento un po’ strana non sono sicura di quello che sta per accadere ma sento che è qualcosa di importante. Ti ricacci con la testa nel cuscino ed aspetti. Ma ecco che nuovamente ti volgi verso di me e mi fissi con quegli occhioni meravigliosi, come se volessi dirmi qualcosa. Oddio, ho i brividi! Ripeti questa sequenza per “mille” volte e alla fine rimani fissa verso di me. Ormai tutto mi è chiaro! Sento un nodo in gola! Vorrei correre da papà Marco per spiegargli cosa sta succedendo ma non posso. Tu ancora non parli ma i tuoi occhi sì ed il mio cuore ha capito ogni tua parola: “Ogni volta che volgo lo sguardo ti ritrovo qui accanto a me; anche se chiudo gli occhi, quando li riapro non sparisci, mi resti sempre accanto. Se urlo nella notte corri subito in mio aiuto. Chi sei? Non lo so, ma non è importante. Ciò che importa è che tu sia qui e sia qui per me! Io non ti conosco… ma ho deciso di fidarmi di te! Era tanto che ti aspettavo!” Prendo timidamente la tua manina e finalmente sento che ti lasci andare. Che sensazione stupenda: sentirsi attraversare l’anima dal tuo sguardo per essere adottata come mamma!  Il giorno dopo, per la prima volta, ti sei svegliata con il sorriso. Iniziano le giornate, tanto immaginate, a suon di pappe, pianti, pannolini, passeggiate, giochi, riposini e … notti insonni. Come tutti i neo-genitori troviamo molto conforto nello scambio di consigli. Con Patrizia e Luca, molto disponibili, ci sentiamo un po’ “a casa” e le bambine possono a modo loro sostenersi. La lontananza da casa, dalle persone care e la difficoltà per la lingua ingigantiscono un po’ tutto. Paure, desideri, difficoltà burocratiche e caos della città vengono vissuti all’ennesima potenza e disorientano. È molto importante il sostegno di amici e parenti e la presenza costante di Cinzia del NAAA via mail o telefono anche ad orari impossibili (Grazie Cinzia!). Durante i due mesi trascorsi a Saigon abbiamo avuto la fortuna di conoscere Tam e Viet, due fratelli che ci hanno aiutato tantissimo e ci hanno accolto nella loro famiglia a braccia aperte, per noi due angeli custodi (non vi dimenticheremo!). Sentimenti forti che si mescolano, ti coinvolgono e ti sconvolgono fanno del Viaggio in Vietnam un’esperienza unica, irripetibile e talvolta difficile da raccontare. Verona, Febbraio 2006 È già trascorso un anno. I ricordi sono ancora vivi e la nostalgia per il Vietnam è tanta. L’ambientamento di Lan in Italia è stato molto veloce. Sembra aver atteso da sempre di essere colta per sbocciare in tutto il suo splendore. Che cambiamento! Riguardo le prime foto e mi sembra un’altra! I suoi occhi ora sanno bene in che direzione guardare e brillano felici contagiando chi incontrano. Ogni giorno inizia con una corsa, simile al galoppo di un capretto di Heidi, verso il nido all’urlo di “Tati, giochi, evviva!” e termina con mille e più giochi, baci e abbracci per mamma e papà.  Dolce Lan hai riempito il cuore di tutti! Ti Voglio tanto bene cucciolo! Daniela Donatoni.