Adottare in Cile? E’ sinonimo di garanzia e stabilità
Non poteva mancare la tappa nella sede centrale del NAAA al termine della sua visita in Italia. Veronica Restante, psicologa e coordinatrice del programma di adozioni in Cile da oltre sette anni, è pronta a tornare in Sudamerica per continuare a dare il proprio prezioso contributo alle coppie che decidono di intraprendere il percorso adottivo. “In questi anni abbiamo costruito una buona collaborazione tra il NAAA e l’autorità centrale cilena – spiega Veronica Restante – e devo dire che il lavoro è aumentato, oltre che migliorato molto. Il Cile è un Paese poco popoloso, dove le adozioni internazionali non sono molte: in media sono una decina ogni anno, l’età media dei bambini, che sono tutti sani, si aggira attorno ai sette anni e spesso si predilige l’adozione di fratelli. Questo ci permette di poter seguire nel migliore dei modi i futuri genitori e soprattutto i piccoli: tutto è sempre andato per il verso giusto” . Dal 2010 ad oggi, sono arrivati 29 bambini dal Paese andino. Per poter adottare, oggi le coppie devono effettuare un solo viaggio in Cile, dove soggiornano per circa due mesi. “L’autorità centrale invia, prima della partenza, un dossier completo sui bambini e questo permette alla coppia di prepararsi nel migliore dei modi all’incontro. L’affidamento avviene poi quasi subito – prosegue la psicologa e coordinatrice del programma di adozioni in Cile del NAAA – e, una decina di giorni dopo l’arrivo in Sudamerica, il tribunale emette già la sentenza. Una volta preparata la documentazione necessaria, la famiglia può già fare ritorno in Italia e iniziare così, tutti insieme, una nuova, splendida avventura”.