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La nostra storia

Fam. Persiani - Monzani

La nostra storia
25 giu 2014

Ricordo le parole di un padre adottivo durante uno dei tanti corsi fatti nel percorso adottivo: "a che punto siete?" Chiese a tutte le coppie presenti. "Pensate che quando andrete dai vostri bambini non sarà la fine, ma l'inizio..." così disse con un tono che aveva in sé gioia e fatica. Ora, dopo quasi due mesi con Vladimir e Yurij, comprendo le parole di quel papà.

I nostri bambini hanno 5 e 4 anni, sono bellissimi e per trovarli c'è voluto tanto tempo e tanta tenacia. Ma la gioia di averli ha cancellato tutta la fatica dell'attesa, avvolto nella nebbia tutti i colloqui, i corsi, i questionari, i documenti, gli "esami", la prefettura, le apostille... che avevano saturato il periodo precedente.

Era fine gennaio e il NAAA ci ha chiamato per proporci l'abbinamento con due bambini. Non sapevamo nulla di più, solo che,se avessimo accettato, avremmo dovuto cambiare paese. Che sarà mai. La dottoressa Rossi accogliendoci con un gran sorriso ci ha detto i nomi: Vladimir e Yurij, 5 e 4 anni, fratelli, Federazione Russa. "La Federazione è molto complessa sui documenti, ma se ve la sentite...".

Dunque... i documenti per l'altro paese li avevamo consegnati poco più di un mese prima. Un percorso ad ostacoli, non era il nostro destino. Che sarà mai rifare i documenti - pensai nonostante il ricordo ancora vivo "dell'incubo" precedente. Bastarono i loro nomi, erano già figli nostri. Tutto il resto non contava. Nel giro di 15 gg documenti e data di partenza. Un sogno.

L'istituto, una grande stanza, tutto è luminoso, colorato, quanta differenza rispetto alle immagini stereotipate dei paesi dell'Est. Tante persone intorno a noi, adulti, ragazzini e bambini. Mi giro mentre sistemo le borse, la mia mente fotografa in mezzo a tanta gente due scricciolini, piccoli, piccoli. Mi rigiro. Quando passi anni a sentirti dire che potrai avere solo bambini grandi, 9-10 anni, la mente viene condizionata, inevitabilmente. "Sara!" – sento dire dalla referente in tono dolce ma perentorio. Capisco. Mi rigiro e vi vedo. Non dimenticherò mai quel momento e quel giorno, era il 18 febbraio 2013, il giorno in cui sono diventata mamma. Lasciarli è stato come abbandonare me stessa. Un pianto incontenibile direttamente dalle viscere. Uno strazio pacificato solo dal pensiero che li avrei riabbracciati.

Altri documenti, un altro viaggio e poi il 28 maggio la partenza definitiva. Quanti pensieri, emozioni, preoccupazioni ci lasciavamo alle spalle e quante altre affollavano la nostra mente.

Tutto poi diventa come in un film, perfettamente a fuoco e contemporaneamente "fatto della stessa sostanza dei sogni". Ci siete corsi incontro e soprattutto siete corsi alla macchina che vi portava via dalla casa dei bimbi nr. 4 di Balakovo. Un viaggio iniziato alle 15:00 del 30 maggio che spero duri il più a lungo possibile. Mi sento e sono in debito, neanche nei sogni più grandi immaginavo un giorno una famiglia così bella. Il percorso è lungo, "siamo solo all'inizio". Il vostro bagaglio è pesante ma, amori miei, farò tutto il possibile per aiutarvi a portarlo e – un giorno – a depositarlo in qualche posto sicuro ma lontano.

Perché scrivo in prima persona? Semplice, sono le 8:00 del mattino, Vladi e Jura (nome in codice) dormono sereni, papà è al lavoro o come direbbero i nostri gioielli "papa rabota". Un grande "papa" senza cui nulla del sogno sarebbe stato possibile. Un grande grazie a tutte le persone del NAAA, la d.ssa Rossi e Marlene insieme a tutti gli altri che ci hanno accompagnato nel momento più profondo della nostra storia. Buona vita.