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Colombia - Italia. Traffico... d'amore

Marco, Barbara e Angela Maria

Colombia - Italia. Traffico... d'amore
14 dic 2004

4 novembre 2003.
Sono passati quasi tre anni e mezzo dal giorno in cui abbiamo presentato domanda di adozione al Tribunale dei Minorenni di Torino e 2 anni da quando abbiamo scelto di percorrere la strada dell’adozione internazionale con il NAAA.
Oggi finalmente partiamo per la Colombia: Angela Maria ci aspetta, ha quasi 19 mesi, occhi grandi color caffe', un viso dolce e sorridente e...

...dalle foto che abbiamo ricevuto insieme ai documenti per l’abbinamento sembra proprio un tipetto deciso e intraprendente. Avevamo deciso di preparare tutto per tempo in modo da arrivare alla partenza un po’ riposati e poter affrontare viaggio ed emozioni con piu' energie possibili, ma i preparativi e soprattutto l’eccitazione non ci fanno addormentare fino alle 3 di mattina; poi sveglia alle 6.00 e corsa in aeroporto per le 8.00 dove incontriamo Ferry e Sarah.

Siamo la prima coppia che con il NAAA realizza un’adozione in Colombia, cosi' abbiamo la fortuna di avere con noi questi due compagni di viaggio, che ci seguiranno nel volo di andata e nelle formalita' burocratiche della prima settimana, chiarendoci eventuali dubbi, consigliandoci e sostenendoci in caso di necessita'.
Fa decisamente piacere avere qualcuno vicino visto che l’importanza del momento sembra averci anche un po’ inebetiti! Mille volte durante il volo ci chiediamo come sara' la piccola, che reazioni avra' vedendoci, come sara' cambiata (le foto risalgono ai suoi 13 mesi), inutili i tentativi di leggere, di seguire il film sul minischermo, di imparare lo spagnolo col vocabolarietto che ci accompagnera' nei prossimi giorni per poter comunicare piu' facilmente con lei e farci sentire meno stranieri. Paura, inadeguatezza, eccitazione, curiosita'….. sensazioni sconosciute si accavallano e riempiono il cuore ed i pensieri con la sola certezza dell’amore che gia' proviamo per lei.

Finalmente arriviamo all’aeroporto di Bogota', Joanna e Jaime sono venuti a prenderci e ci accompagnano in albergo dove trascorreremo la notte, entrambi sono due persone deliziose, che ci mettono subito a nostro agio e ci paiono persino in parte condividere la nostra emozione. Lavorano per lo Studio Torrado, che segue le pratiche adottive per il NAAA qui in Colombia, e dove veniamo accolti la mattina seguente per ricevere una spiegazione su come si svolgera' tutta la procedura. Tutti qui parlano solo spagnolo, ma lentamente e con la preoccupazione che noi riusciamo a comprenderli, inoltre Ferry e Sarah ci danno una mano quando siamo in difficolta', cosi' dopo alcune ore abbiamo un’idea piu' precisa di come andranno le cose e sappiamo finalmente che potremo accogliere Angela Maria il giorno successivo. Pranziamo in un locale tipico e trascorriamo gran parte del pomeriggio in auto per un giro turistico di Bogota'; Jaime ci accompagna e ci fa da cicerone, i nostri compagni di viaggio sembrano godersi ogni particolare, mentre noi piu' che altro cerchiamo di memorizzare i luoghi in cui tornare nei giorni successivi: siamo troppo impazienti ed eccitati ed il pensiero di come stanno per cambiare le nostre vite sembra non lasciare spazio ad altre emozioni.

Le conseguenze del fuso orario e la trepidante attesa ammantano la giornata, il caos impressionante del traffico di Bogota' e la presenza massiccia di militari ci colpiscono immediatamente, ma ci sembra di vivere in una nebbia ovattata, ed e' del tutto escluso che in questo momento possiamo interessarci a palazzi, monumenti, musei e tutto ciò che la citta' può offrire!
A letto presto perché la sveglia e' prevista per la mattina dopo alle 4, e come al solito non dormiamo quasi per niente: dal primo giorno tensione e inquietudine non ci abbandonano, spesso soffriamo di insonnia accompagnata anche da un vero e proprio malore, un dolore alla bocca dello stomaco che per 20 notti circa accompagna la neo mamma impedendole di dormire: sara' che siamo incinti …

Saliremo su un altro aereo alla volta di Pereira, cittadina della regione Risaralda in cui e' nata la nostra bambina, dove e' la sede regionale dell’ICBF competente. Proprio li' avverra' l’incontro. Un problema di disponibilita' di posti sull’aereo ci costringe a volare solo fino alla citta' di Armenia e da li' proseguire con un pulmino, e' un piccolo imprevisto ma abbiamo il tempo sufficiente per non tardare all’appuntamento e ci fa piacere attraversare la “regione del caffe'” via terra, desiderosi come siamo di vedere, memorizzare e filmare il piu' possibile di questo paese e della sua gente per poter un giorno raccontare ad Angela Maria com’e' la sua terra d’origine.
Posate le valige a “Pueblito Cafetero” (una meravigliosa hacienda all’interno di una piantagione di caffe' che ci ospitera' per i primi 5 giorni), velocemente ci prepariamo assicurandoci di avere con noi caramelle, palloncini, bolle di sapone e piccoli pupazzetti per i primi momenti di gioco. E decidiamo di allestire al meglio con qualche gioco e palloncini la parte della stanza dove si trova il lettino in modo che al suo arrivo Angela Maria abbia la sensazione di trovare uno spazio creato apposta per lei (in realta' al suo arrivo lo scopo non sara' raggiunto perché lei risultera' intimorita e piuttosto perplessa).

Alle 11.00, perfettamente puntuali siamo all’ICBF, e la direttrice ci accoglie avvisandoci che la piccola e l’assistente sociale che la accompagna arriveranno con un po’ di ritardo. In qualche modo passiamo la mezz’ora seguente …, ci ospita una stanzetta allestita allo scopo, con carta da parati colorata, giochi e peluches. Ferry, Sarah e Joanna tentano di intrattenerci un po’, ma noi siamo frenetici e non riusciamo a stare fermi. Ma quando arriva??? Non se ne può piu'!
La stanzetta e' situata al primo piano e si apre su una balconata che affaccia sull’ingresso dell’edificio; ogni tanto diamo un’occhiata, dopo qualche falso allarme finalmente si apre la porta e entra una signora con una bimba in braccio. Aspettiamo nella stanza giochi e dopo 2 minuti, compare camminando verso di noi la nostra meravigliosa bambina. Dolcemente l’assistente sociale lascia la sua manina e la invita ad avvicinarsi a noi; non piange, ha lo sguardo serio, attento, curioso.

In un attimo si ritrova in braccio alla sua nuova mamma, sembra tranquilla e gioca con i palloncini che le offre il papa', ridendo per i suoi scherzi. È piu' alta, piu' bionda, piu' bella, piu' tutto rispetto a come ce la immaginavamo. Lei sembra a suo agio, certamente piu' calma di noi che ci eravamo ripromessi di trattenere le lacrime di commozione per non turbarla, ma che fatichiamo a farlo e siamo tesi come corde di violino.
Joanna parla con l’assistente sociale e la direttrice, Ferry e Sarah si occupano di fotografie e riprese, noi non siamo assolutamente in grado di fare altro che bearci della nostra piccolina e per circa 15 minuti viviamo tutti in uno stato di beatitudine e rimbambimento.

Poi Angela Maria continua a giocare col papa' mentre l’assistente sociale fa in spagnolo una breve spiegazione alla mamma circa le abitudini quotidiane della bimba (per la pappa, la nanna ed il resto sembra tutto chiaro…chissa' poi come ce la caveremo davvero?!).Ci consegnano anche un album di fotografie che la “famiglia sostituta” che ospitava la nostra bimba ha preparato per lei: e' un vero tesoro prezioso, considerato che spesso questi bambini non hanno nulla del loro passato, ci sono fotografie scattate quasi ogni mese nel suo primo anno di vita, nel giorno del suo compleanno, con i suoi compagni di giochi e con la famiglia stessa.
Piu' e piu' volte abbiamo ringraziato il Cielo di aver avuto anche questo strumento per avvicinarci alla nostra piccola, per consentirle nei giorni e nei mesi successivi di entrare ed uscire dal suo passato ogni volta che ne aveva bisogno, senza sentirsi ancora piu' persa ed abbandonata. E’ passata neanche un’ora da quando ci siamo incontrati, ci sembra tutto cosi' diverso eppure cosi' naturale.

Siamo una nuova famiglia. Angela Maria ha finalmente occupato tra noi il posto che e' suo. Lasciamo la sede dell’ICBF e vista l’ora decidiamo di mangiare qualcosa, fare un paio di telefonate in Italia alle rispettive famiglie (la gioia e' incontenibile!) e fare poi qualche acquisto in un centro commerciale (luogo poco poetico, ma tra i piu' sicuri qui in Colombia, soprattutto per gli stranieri).
Angela rivela da subito il suo temperamento: mentre la mamma le corre dietro per verificare la misura dei vestitini e delle scarpe, lei gioca a palla con papa' tra gli scaffali del magazzino, svuotando un intero cestone di palloni che si perdono sotto gli scaffali e correndo come una trottola. Li' per li' si può pensare che sia l’eccitazione del momento, ma adesso sappiamo con certezza che non si tratta certo solo di quella: questa bambina e' davvero irrefrenabile e ogni tanto ci si domanda come si può fermarla anche solo per una mezz’oretta per consentirci di riprendere fiato.

Trascorriamo le prime giornate con nostra figlia in questo luogo meraviglioso in mezzo alla natura, senza automobili, senza pericoli, fuori dal caos delle citta', immersi in un indimenticabile paradiso di colori e profumi. I primi momenti insieme sono contemporaneamente meravigliosi e faticosi. Sin dalle prime ore Angela Maria riconosce con piu' facilita' il papa' come figura di riferimento, con lui riesce a ridere, a giocare e a rilassarsi un po’. Dormire praticamente non se ne parla, durante la giornata non c’e' verso di farle fare riposini e anche la sera scoppia in pianti a disperati: pare davvero angosciata all’idea di porre fine ai giochi della giornata andando a nanna (e se poi al risveglio tutto fosse di nuovo cambiato?) E per non correre rischi per nulla al mondo e' disposta ad abbandonarsi al sonno.

E meno male che a sentire l’assistente sociale ed a leggere il foglio che ci hanno lasciato pareva essere una bimba tutta pappa e nanna! Dalla mamma per i primi tempi e' disposta a ricevere solo attenzioni di accudimento (cambio pannolini, vestiti, pappa ecc…), per il resto decide di sfogare su di lei tutta la rabbia, l’aggressivita' e l’ansia legati a questo sconvolgente cambiamento della sua vita. Cosi' mentre papa' subisce l’attacco di sgradevoli moschitos le cui punture sono davvero fastidiose (sfortunatamente piove abbastanza spesso ed e' il periodo dell’anno in cui sono piu' attivi!), la mamma e' sottoposta agli attacchi della pargoletta. (meno male che Cinzia ci aveva preparato a situazioni di questo tipo e che piu' volte avevamo avuto occasione di ascoltare racconti di genitori adottivi che raccontando realisticamente la loro esperienza ci hanno fornito gli elementi concreti per affrontare le difficolta' del momento senza arrivare con false aspettative di momenti idilliaci!).

Una delle cose piu' divertenti nei primi pasti e' farle mangiare l’omogenizzato: ne va pazza. Come lo vede sembra elettrizzata, vuole mangiarlo da sola col cucchiaino e spesso preferisce offrirlo a mamma e papa': davvero i pasti per molto tempo sono per lei un momento di conoscenza reciproca e condivisione ed il cibo un elemento che usa per avvicinarsi con piu' confidenza a chi le sta vicino. Al Pueblito Cafetero il personale e' incredibilmente amichevole ed accogliente (come del resto tutta la gente di questo paese), sono molto gentili e disponibili con noi e con la bimba che si lascia volentieri coccolare in particolare da Luz Stella e Wilmar (sara' anche perché adora i deliziosi succhi di frutta che quest’ultimo le porta in enormi bicchieri in cui lei non lascia nemmeno una goccia?!) Il primo bagnetto siamo costretti a farlo in un piccolo catino posto nella doccia, ma sara' per gli spazi ristretti o perché noi ci arrabattiamo goffamente intorno a lei, Angela risulta decisamente irritata e con i suoi strilli richiede che la si finisca presto. Il giorno successivo però grazie al clima decisamente caldo ed al posto incantevole in cui ci troviamo possiamo goderci con la nostra piccolina un bagno in piscina all’aperto: cosi' risulta subito chiaro che dell’acqua non ha alcun timore e che anzi se potesse resterebbe sempre a mollo e questa diventa anche l’occasione in cui mamma e bambina cominciano ad avvicinarsi un pochino di piu'.

Proprio per favorire momenti di questo tipo e per concedere al papa' un po’ riposo decidiamo ogni tanto di alternarci creando attivita' e piccoli riti differenziati che vedano la bimba coinvolta individualmente con ciascuno di noi: la mamma si specializza nel leggere i libricini e nelle bolle di sapone, il papa' nel gioco della palla e nelle acrobazie (per quanto Angela Maria lo consente visto che comunque per ora sembra trovare un po’ di pace solo tra le braccia di Marco ed e' lui che cerca nei momenti difficili). In una di queste occasioni mamma ne approfitta per andare con Ferry e Sarah a visitare la cittadina di Pereira. E’ una buona opportunita' per fotografare, filmare e cercare libri che documentino vita, ambiente e costumi della regione, il tutto sempre con occhi e orecchi bene aperti per evitare furti o aggressioni che qui purtroppo non sono cosi' rari, soprattutto a danni di stranieri.

La domenica mattina evento straordinario: siamo invitati a partecipare ad una messa per bambini nella parrocchia di Sant’Antonio: sembra una festa, con musica e canti, un piccolo teatrino con marionette per far vedere ai piccoli una rappresentazione del vangelo del giorno ed una quantita' incredibile di bimbi che riempiono gran parte della chiesa (una costruzione piena di fiori e priva di una parete che si apre su un prato).

Ci accompagna Suor Amparo una donna forte, allegra e davvero simpatica che parla benissimo italiano e che al termine della cerimonia ci invita a bere una bibita nella piccola comunita' che da alcuni anni gestisce per accogliere bambine molto piccole in attesa di adozione. Inutile dire che l’esperienza e' decisamente commovente, verrebbe voglia di portarle tutte a casa, …..e la nostra piccola Angela Maria che gira per le stanze e gioca coi loro giochi non ci perde mai di vista e ripetutamente viene ad assicurarsi che non ci allontaniamo e non la lasciamo li'. La possibilita' di vita all’aperto per tutta la giornata e' forse uno degli elementi piu' utili e preziosi in quei giorni (considerando anche che la bimba e' sempre vissuta in una zona detta “la regione dell’eterna primavera” ed e' poco abituata a restare chiusa in casa) e moschitos a parte, questa piantagione di caffe' e' davvero un posto in cui passeremmo volentieri una buona parte del nostro soggiorno in Colombia anche perché qui si' che potrebbe risultare davvero una vacanza… in pratica però, per gli aspetti burocratici ed anche per le incertezze della procedura dovuta al nostro essere coppia apri-pista, alla fine decidiamo che e' meglio ripartire per la capitale come programmato con Ferry e Sarah; ripassiamo dalla direttrice dell’ICBF per un colloquio di verifica (???!!! Quindici minuti in cui la bimba si e' anche fatta la cacca addosso e ha richiesto la sua privacy per il cambio pannolino!) e poi Luz Stella e Wilmar ci accompagnano all’aereoporto. Ecco un primo distacco anche per noi da chi abbiamo conosciuto qui, da un luogo suggestivo, accogliente e selvaggio, cosi' diverso dalla citta' che ci ospitera' fino alla partenza per l’Italia. I primi giorni a Bogota' sono certamente tra i piu' difficili da un punto di vista pratico poiche' l’hotel Dann dove siamo ospitati e' tanto bello quanto poco adatto alla vita con bambini. La maggior parte della clientela e' costituita da uomini d’affari e l’albergo stesso e' quotidianamente sede di convegni che coinvolgono personalita' politiche ; per questo la sicurezza e' garantita, ma bisogna abituarsi a convivere sempre piu' da vicino con i numerosi militari che presidiano l’edificio all’interno ed all’esterno (esci dalla stanza e ti trovi davanti il ragazzino di 16 anni in tuta mimetica che fa la ronda con il fucile a pompa!).
La cosa piu' problematica all’inizio e' però e' il fatto che non esistono spazi comuni né all’interno né all’esterno in cui Angela Maria possa correre e giocare. Lei non se ne preoccupa troppo, fa irruzione urlando in una sala affollata di uomini in giacca e cravatta, corre e salta per i corridoi dell’hotel, cerca di fare uso dei computer della sala business. Noi facciamo quel che possiamo per mantenerla tranquilla, ma considerato che e' sempre stata abituata a vivere molto all’aperto, qui ci sentiamo tutti un po’ reclusi e di fronte alle sue manine che battono sui vetri per uscire non abbiamo per ora di meglio da offrirle che un giro dell’isolato, una passeggiata sui tetti raggiungibili attraverso l’uscita di sicurezza del ballatoio del nostro piano, o quattro salti sul battuto di cemento davanti alla porta dell’albergo e la compagnia dei soldati di turno a guardia dell’ingresso del palazzo.

Dopo i primi giorni comunque impariamo a conviverci: i controlli nelle borse, le verifiche/perquisizioni prima di entrare nei centri commerciali o in albergo, l’uso esclusivo di taxi dell’hotel, la possibilita' minima di spostarsi a piedi da soli limitatamente a zone indicateci come tranquille. Sara' perché sapevamo gia' che questa e' una caratteristica di questo paese, o forse perché siamo gia' cosi' assorbiti dalla nostra bambina, in ogni caso riusciamo con facilita' a non farci pesare questa insolita situazione. Per fortuna dopo quattro giorni ci trasferiamo al Residence La Fontata, di cui ci aveva gia' parlato una coppia di amici venuti anche loro in Colombia per adozione. Angela Maria, molto turbata ogni volta che assiste alla preparazione dei bagagli, non si sente affatto tranquilla per questo cambiamento, ma la nuova sistemazione appare subito di suo gusto. Anche qui la sicurezza ed il controllo sono garantiti, il personale e' estremamente gentile e la presenza di spazi gioco all'aperto protetti, vicini e puliti ci consente di rilassarci tutti un po’, avendo anche la possibilita' di incontrare altre coppie che vivono la stessa esperienza e vedere per la prima volta la nostra piccolina relazionarsi con altri bambini.

Osservandola scopriamo pian piano i suoi modi di fare e intuiamo forse di piu' le sue abitudini (dolce e delicata con i piccoli, docile e remissiva quando bimbi piu' grandi tendono ad occuparsi di lei), scopriamo aspetti nuovi di questa cultura che ci piacerebbe portare a casa e riuscire a farle mantenere. E’ incredibile come qui in Colombia i bambini siano solidali tra loro, come sia normale per i grandi occuparsi dei piccoli ed aiutarli nei giochi o nelle loro difficolta': noi cosi' abituati a vedere ragazzini che ai giardinetti prepotentemente si impossessano dei giochi spintonando o allontanando i bambini, restiamo a bocca aperta quando piu' volte ai giardinetti o in altre occasioni compaiono piccoli babysitter di 7-8 anni che con naturalezza cedono il posto ad Angela Maria sull’altalena, la fanno salire sullo scivolo, la aiutano a rialzarsi se cade, ecc…. come se la conoscessero da sempre, e lei contenta e sorridente li segue, li imita, gli si affida.

Qui al residence ci raggiungono altre due coppie del Naaa, Daniela e Bruno che da pochi giorni hanno incontrato il piccolo Jacob e Gianpaolo e Monica con i tre fratellini Claudia, Carlos e John Airo. Si fa gruppo, ci si confronta, ci si aiuta e si condivide l’avventura. Grandi e bambini. Siamo tutti molto diversi, per carattere, per abitudini, per stili di vita, ma questa esperienza ci fa sentire simili e vicini. Sappiamo che dopo, ognuno tornera' a casa, si vivra' in citta' diverse e magari non ci si vedra' cosi' spesso, ma il legame che nasce rimarra' sempre e sara' diverso da qualunque altro. Per noi e per loro. Ancora oggi ci sono battute, aneddoti, riferimenti che solo tra noi acquistano significato e sprigionano ilarita', scatenando i ricordi.

Ferry e Sarah sono ripartiti per l’Italia, ma qui non ci sentiamo affatto soli e sappiamo che anche a distanza possiamo contare sul Naaa sia da un punto di vista organizzativo (arrivano le e-mail di Sarah che oltre a voler avere notizie di noi e della bambina non manca di informarci circa tempi, procedure, documenti e biglietti aereii), sia da un punto di vista psicologico (utilissime e-mail di Cinzia per aiutarci nei momenti difficili iniziali del rapporto con la bimba). La presenza del vicino centro commerciale ci permette di organizzarci facilmente in modo autonomo e indipendente per i pasti e per tutto ciò che e' la vita domestica quotidiana, favorendo da subito il crearsi di ritmi e routine familiari da mantenere in Italia.

Di domenica partecipiamo alla messa all’aperto e facciamo un giro al mercatino nel cortile interno, anche queste sono occasioni in cui conoscere facilmente nuove persone ed altri bambini con cui Angela Maria insegue i colombi, gioca a palla, soffia bolle di sapone. La terza settimana con la bimba e' sicuramente la piu' difficile. Dopo lo stupore e l’incomprensione dei primi giorni di fronte alla sua nuova condizione, lei ritrova coraggio e rivela sempre piu' il suo carattere ostinato e il suo bisogno di sfogo e contestazione. La difficolta' di imparare a fare i genitori, il desiderio di farsi accettare da lei, la frustrazione per i suoi rifiuti, la stanchezza accumulata per tensione e mancanza di sonno cominciano a farci sentire distrutti mentre lei, che pure continua a dormire molto poco, sembra avere energie inesauribili, mantiene una carica incredibile nell’opporsi a tutto ciò che non le sta bene, nel ribadire la sua indipendenza (ti dice “ciao”, prende un paio di giochi e si allontana…… controllando che tu non la segua!….

o forse che tu comunque ci sia?!) e nello sfogare rabbia e disappunto con le solite manifestazioni aggressive………Meno male che esitono i computers! Il nostro filo diretto di comunicazione con Cinzia, i suoi lunghi e confortanti messaggi, i suoi consigli ed il materiale che ci fa avere da leggere sono per noi preziosi e ci aiutano a superare i momenti piu' difficili con calma e serenita'. Poco propensa a disegnare si diverte molto con i tappi di pennarello infilati sulle dita, passa diverso tempo a “mettere in ordine” e cerca ogni pretesto per giocare a nascondino: sparisce lei e fa mille gridolini di gioia quando la ritroviamo, fa nascondere noi o i suoi pupazzi piu' e piu' volte contenta di poterci riscoprire.
 

Piano piano anche la bimba sembra cominciare a rilassarsi un po’, i riti quotidiani che accompagnano le nostre attivita' le trasmettono sempre piu' la sicurezza di cui ha bisogno ed il nostro stare insieme comincia ad essere caratterizzato da piccole abitudini a cui Angela Maria si affeziona da subito (colazione in poltrona con mamma, il bagnetto con papa', le corse sul letto da dalle braccia di una a quelle dell’altro, un suo ruolo nell’apparecchiare la tavola, il suo indaffararsi di mettere a nanna a tutti i suoi pupazzi nel lettone, il suonare il campanello della porta del nostro appartamento prima di entrarci, le sue chiacchierate al telefono imitando il nostro parlare ed i nostri atteggiamenti).

E’ entusiasta quando compriamo un passeggino e capisce che e' tutto per lei, lo rimira estasiata, ripete continuamente “mio” e non smette di salire e scendere. A tavola sembra orgogliosa di sedersi al suo posto, sulla sedia grande con i cuscini, ama il momento della preghiera in cui ci teniamo per mano (l’unico in cui di sua iniziativa sta ferma ed in silenzio sorridendo mentre ci guarda), e' fiera di usare anche lei una forchetta e di far vedere che mangia tutto. Rivela da subito la sua passione per le scarpe: usa le nostre, ci vuole far indossare le sue, le guarda, le toglie e le mette cento volte, con e senza calze, scambiandole di piede, infilandole ai suoi peluches. Il suo carattere allegro e socievole la rende deliziosa, ha un senso dello humor incredibile, ha espressioni e fa delle facce che ci fanno spesso scoppiare a ridere mentre lei si bea dell’ilarita' che scatena.

E’ tenerissima quando con nostalgia guarda le foto dei bimbi con cui era viveva prima, non piange mai, ma i suoi occhi grandi diventano tristi e il suo bisogno di averci fisicamente vicino si fa sentire di piu'.

Si abbandona ai nostri abbracci solo se ha bisogno di consolazione perché si e' fatta male o perché disperata non vuole dormire; per il resto i contatti fisici tra noi sono frequentissimi, ma sempre di brevissima durata (devono passare mesi prima che si conceda di restare ferma e rilassata tra le nostre braccia, senza l’urgenza di scappare via). Sentiamo la sua fatica, il suo bisogno d’amore, la sua paura di abbandonarsi. Ringraziamo nei nostri cuori che fino ad ora l’ha accompagnata nella vita consentendole di diventare cosi' comunicativa e cosi' desiderosa di relazioni con gli altri. I giorni passano, si avvicina il Natale ….torneremo a casa prima? Pare di si', la' tutti ci aspettano impazienti di conoscere Angela Maria, ma noi sapendo come vanno qui le cose preferiamo non fare troppe promesse.

Le telefonate, le mails, le foto inviate in Italia ci fanno sentire tutti un po’ piu' vicini. La curiosita' di nonni, zii ed amici aumenta e noi, anche se impazienti di vedere le reazioni di tutti e soprattutto quelle della piccolina, cerchiamo di goderci fino in fondo questo mese e mezzo tutto per noi tre. Per un giorno il papa' si assenta, deve andare insieme a Joanna a Pereira e poi a Quinchia, dove e' nata la bimba, per ritirare la sentenza definitiva ed ottenere il nuovo certificato di nascita. Angela Maria non e' molto contenta ma resta tranquilla e tutto si risolve in poche ore, con due voli aerei, la sosta al tribunale ed una pazza corsa in taxi per strade di montagna (pare che la pericolosita' della zona inducano l’unico autista che ha accettato di accompagnarli a fare piu' in fretta che può!). Lo stato d’animo del papa' e' dominato dalla sofferenza del primo, lungo distacco dalla neo-figlia (ben 12 ore!) e dalla divorante curiosita' di conoscere il paese che ha ascoltato i primi vagiti di Angela Maria.

Quinchia si rivela un sonnacchioso e solare paesotto immerso nella rigogliosa vegetazione delle montagne colombiane, gli abitanti e gli impiegati dell’anagrafe manifestano la consueta, calda cortesia e accoglienza. Viene voglia di fermarsi a conoscere un po’ meglio i dintorni ma c’e' tempo solo per acquistare alcune fotografie in un negozio (non esistono le cartoline) e per ripartire alla volta di Pereira e, quindi, di Bogota'.

Girare per la citta' richiede parecchio tempo, l’estensione della rete urbana e' notevole, il caos e' indescrivibile, il livello di smog elevatissimo (l’inquinamento qui e' inimmaginabile: una gita in un parco naturale per vedere le cascate di un torrente ci ha portati in una zona dall’aria irrespirabile, dove un corso d’acqua nera ricoperto di densa schiuma raccoglie in realta' gli scarichi di numerose industrie….anche multinazionali straniere!). Gli impegni burocratici sono spesso imprevedibili e di durata mai nota a priori, quindi non e' cosi' facile pianificare le giornate; del resto sappiamo, per nostre esperienze precedenti in Kenia ed in Romania, che nel mondo vi sono luoghi in cui (a volte purtroppo, ma spesso per fortuna) non si vive con quel costante senso di urgenza e con il ritmo frenetico che spesso caratterizza la nostra quotidianita'. Non ci stupiamo quindi che anche in questo caso l'organizzazione non sia sempre tesa ad ottimizzare i tempi accelerando il piu' possibile l'espletamento di tutte le pratiche e che oltre alle lungaggini burocratiche ci fossero anche agli inevitabili "tempi morti" dovuti ad un diverso modo di vivere e di lavorare. Cosi', decidiamo di vivere l’attesa della partenza per l’Italia non con l’ansia di tornare a casa, ma con la voglia di sfruttare tutto il tempo di permanenza in Colombia per conoscere il piu' possibile il paese, la gente, la cultura, i luoghi. I giorni passano tra incombenze burocratiche, acquisti in negozi di artigianato tipico, visite ai musei, bagni in piscina presso un vicino centro italiano con attrezzature di gioco e sportive utilizzabili gratuitamente. La voglia di far tesoro di quest’occasione per portarci via tanti ricordi del paese di nostra figlia e' per noi piu' grande del desiderio di tornare a casa (sia perché la Colombia ed i colombiani ci hanno conquistato, sia perché essendo cosi' lontana e costosa da raggiungere sappiamo che passera' molto tempo prima di poterci tornare).

Bellissima la giornata che trascorriamo all’Hacienda Margarita, una sorta di agriturismo fuori citta', dove oltre a gustare le specialita' tipiche del paese assistiamo a balli e musiche tradizionali delle diverse regioni della Colombia, con tanto di costumi e coreografie caratteristiche, con uno spettacolo di cavalli, in un’atmosfera di festa in cui forse siamo noi i soli stranieri e dove si respirano l’allegria e la dinamicita' tipiche della gente di qui. Il loro modo di fare, aperto e disponibile, anche se ti incontrano per la prima volta, la loro voglia di parlare, di stare insieme, il calore che trasmettono ci fanno davvero sentire a nostro agio. Apprezziamo molto la simpatia e la cordialita' con cui Johanna ci segue nelle pratiche e con cui Jaime ci scarrozza da un ufficio all'altro per le formalita' burocratiche, la generosita' con cui Luz Stella ci spedisce in prestito dei vecchi libri che parlano della regione in cui e' nata Angela Maria, la naturalezza con cui veniamo invitati ed accolti ad una festa di compleanno per bambini.

Sentiamo il calore di tradizioni che restano vive e la simpatia di nuove improvvisate abitudini: i carretti in P.za Bolivar che vendono frittelle, pannocchie, agua aromatica; i mimi che animano le strade, i mercatini di prodotti tradizionali che si spostano in zone diverse della citta', ed i numerosi venditori di ogni sorta che a loro rischio e pericolo fiancheggiano le automobili quasi ad ogni incrocio (qui, senza neanche scendere dalla macchina puoi comprare cibo, vestiario, accessori, dallo spazzolino da denti alla seggiolina di legno!).

Dopo 40 giorni i documenti ci sono tutti, l’ambasciata ha finalmente rilasciato il visto e abbiamo l’ok per il rientro in Italia: ci prepariamo a tornare a casa. Durante il volo Angela Maria e' tranquillissima, si diverte, fa conoscenza con tutti i passeggeri intorno a noi, mangia e (incredibile!) dorme tantissimo; noi invece quasi per niente.

All’arrivo all’aereoporto ci sono ad attenderci gli zii: con i suoi sorrisi e la faccia da furbetta li conquista in cinque minuti, e questa e' la fine che faranno anche familiari e amici. Lacrime, baci, abbracci, una travolgente emozione che pervade tutti quanti e che ci accompagnera' nei giorni successivi e anche adesso, nei momenti in cui ancora non riusciamo a credere che questa gioia sia capitata proprio a noi.

Nota: Questo diario di viaggio, cosi' particolare, racconta la storia mai finita di un amore sempre nuovo.