Il ministro Boschi annuncia: "La Cai si riunirà a settembre"
Le dichiarazioni della neo presidente alla commissione Giustizia alla Camera dei Deputati
“Abbiamo intenzione di convocare nuovamente la Cai, che non è stata convocata negli ultimi due anni, a settembre per riavviare un rapporto periodico con gli enti autorizzati”. Questo l’annuncio del ministro Maria Elena Boschi, presidente della Commissione per le Adozioni Internazionali ufficialmente dal 21 giugno, nel corso dell’audizione in commissione Giustizia alla Camera, avvenuta esattamente un mese dopo la sua nomina da parte del premier Matteo Renzi alla guida dell’autorità centrale italiana. “La mia prima iniziativa, una volta diventata, presidente è stato chiedere che venissero individuati i membri della commissione – ha proseguito la Boschi – perché nel corso del tempo alcuni componenti sono decaduti o si sono dimessi: mi auguro già dopo la pausa estiva di essere in grado di convocare la Cai”. Non è mancato uno sguardo ai numeri delle adozioni: “Negli ultimi sedici anni, ovvero da quando la legge 476 del 1998 è entrata in vigore – ha evidenziato la Boschi – circa 46mila bambini sono stati accolti da famiglie italiane e sono diventati, a tutti gli effetti, nostri concittadini italiani. Oltre 90mila uomini e donne hanno avuto quindi la fortuna e la possibilità di vivere questa esperienza. Abbiamo però dovuto far fronte ad un calo: gli Stati Uniti, primo Paese a livello internazionale per numero di adozioni, negli ultimi dieci anni hanno visto una riduzione degli ingressi pari al 70 per cento. È diminuito il numero di famiglie che ha chiesto di poter adottare, anche nel nostro Paese, dove sono passate dalle 8.274 del 2004 alle 3.857 del 2014. Le ragioni partono da lontano, e non riguardano solo l’Italia: ci sono ragioni di carattere economico, ma anche i progressi della scienza che hanno portato alla nascita di metodi diversi per diventare genitori, senza dimenticare quei Paesi che hanno visto ridurre in modo cospicuo il numero dei minori adottabili”. Il ministro ha poi uno dei temi più delicati per chi si avvicina all’adozione internazionale, ovvero i tempi di attesa. “Le nostre procedure sono sempre state considerate un punto di riferimento per altri Paesi – ha proseguito la Boschi – vista anche l’alta percentuale di adozioni concluse con esito positivo. I tempi di attesa, però, sono ancora lunghi, anche nella fase iniziale che precede la dichiarazione di adottabilità da parte dei tribunali. La situazione è eterogena sul territorio, perché ci sono Regioni virtuose, altre meno. Non rispettiamo la tempistica prevista dalla legge, oggi siamo oltre i sei mesi e mezzo previsti. L’obiettivo è favorire la convocazione di tavoli di confronto con le Regioni, con lo scopo di condividere le buone pratiche e individuare quali potrebbero essere le linee guida uniformi”. La Boschi è intervenuta anche sul post adozione: “Il percorso di una famiglia non si interrompe quando l’adozione si conclude – ha tenuto a precisare la neo presidente della Cai – perché in quel momento inizia un nuovo cammino. Sarebbe opportuno, lavorando congiuntamente con le Regioni e gli Enti locali, sostenere le famiglie nelle fasi successive all’adozione per far fronte ai bisogni particolari dei minori”. Infine un appello rivolto agli enti autorizzati. “Oggi in Italia abbiamo 62 enti – ha concluso la Boschi – che in molti casi svolgono egregiamente il loro lavoro. Il nostro obiettivo, visto l’alto numero di realtà presenti nel nostro Paese, è stimolare le aggregazioni e le collaborazioni, per conseguire maggiori economie di scala e una miglior efficienza, soprattutto nei rapporti con i Paesi da dove arrivano i bambini accolti dalle nostre famiglie”.