"L'adozione è l'incontro di due sofferenze che si tramuta in una gioia immensa"
La storia della famiglia Rosso e dei loro bambini provenienti dalla Cambogia

Impossibile rimanere indifferenti di fronte alla storia della famiglia Rosso. Un legame fortissimo con la Cambogia, il Paese di origine dei due bambini, Kanhchana e Ven, ma anche di mamma Ren. Ren, arrivata a dodici anni in Piemonte grazie alla Croce Rossa Internazionale, è stata portata via dall’inferno che si stava vivendo in quegli anni nel Paese del sud-est asiatico. Un’infanzia trascorsa prima nei campi di concentramento cambogiani e poi nei campi profughi allestiti nella vicina Thailandia. Strappata alla famiglia, quasi completamente sterminata durante la guerra civile, ha trovato l’amore e l’affetto dei suoi genitori adottivi in Italia. “Ho avuto la fortuna di essere accolta da una famiglia meravigliosa – racconta Ren – che aveva fondato anche un’associazione per aiutare la popolazione cambogiana”. Una volta cresciuta, Ren ha voluto cercare la sua famiglia di origine. Una trasmissione radiofonica cambogiana trasmette ogni giorno l’appello di centinaia di persone sopravvissute al massacro, desiderose di trovare genitori, fratelli, figli, parenti scomparsi. E, proprio quando sulle frequenze sta per passare l’ultimo messaggio, una vicina di casa riconosce la storia di Ren. Così nel 1989, insieme al papà, parte per la volta della Cambogia, dove finalmente ritrova parte della famiglia. Qualche anno dopo Ren si sposa con Massimo. “Ci siamo sempre detti che un giorno avremmo adottato un bambino, magari proprio in Cambogia”, ammettono i due. E così è stato, grazie all’arrivo di Kanhchana, che aveva poco più di un anno. In Asia, Marco e Ren conoscono Martina Cannetta, l’attuale referente del NAAA in Cambogia, che all’epoca lavorava per un altro ente autorizzato. “Quando abbiamo deciso di allargare la famiglia – proseguono i due coniugi di Cuneo – abbiamo deciso di rivolgerci al NAAA. La sede centrale era più vicina a casa e abbiamo apprezzato molto la serietà e la competenza degli operatori e dei professionisti”. I due affidano il mandato all’ente nell’aprile del 2008. E la vigilia di Natale di due anni più tardi, nel 2010, Massimo e Ren, insieme alla sorellina Kanhchana, incontrano per la prima volta il piccolo Ven. Nella cartella medica del bambino era evidenziato un rischio sanitario, dovuto ad un soffio al cuore. “Sinceramente, all’inizio, avevamo un po’ di timore – ammette papà Massimo – ma, grazie anche alle rassicurazioni dell’ente, tutte le paure sono svanite. E meno male, anche perché Ven sta benissimo”. Un’esperienza che Massimo e Ren sarebbero pronti a ripetere. “Se tornassimo indietro, rifaremmo esattamente gli stessi passi, con tutti i pro e i contro. Non bisogna lasciarsi né spaventare, né condizionare: accogliere un bambino ti cambia davvero la vita”, sottolineano i due coniugi piemontesi. Grazie a mamma, Kanhchana e Ven hanno potuto riscoprire le tradizioni cambogiane. “Anche se i nostri figli hanno vissuto per poco in Cambogia – concludono i genitori – apprezzano molto soprattutto la cucina tipica. Crediamo sia bello mantenere un legame con un Paese che, nel bene e nel male, ha segnato la storia della nostra famiglia”.