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"Sono i nostri figli che vengono a cercarci. E non il contrario"

La storia della famiglia Garassino e di Ruth, la prima bimba proveniente da Haiti

"Sono i nostri figli che vengono a cercarci. E non il contrario"
Foto: Papà Roberto, la piccola Ruth e mamma Serena
17 nov 2016

“Sono i nostri figli che vengono a cercarci. E non il contrario”. Roberto e Serena sono tornati pochi mesi fa da Haiti con la piccola Ruth, la prima bambina arrivata dal Paese centroamericano con il NAAA, che compirà tre anni a fine mese. Un percorso iniziato nel 2013. “Abbiamo incontrato quattro o cinque enti – raccontano i due coniugi della provincia di Cuneo – e il nostro sogno era andare nelle Filippine. Così all’inizio avevamo deciso di rivolgerci ad un’associazione che operasse in quel Paese, ma già dopo i primi colloqui siamo rimasti delusi”. A giugno, a casa Garassino, arriva la copia del NAAAnews, il giornale trimestrale che il NAAA invia a tutte le famiglie e alle coppie che hanno partecipato all’incontro informativo. “Così siamo tornati nella vecchia sede di Ciriè – proseguono Roberto e Serena, rispettivamente 45 e 42 annie, una volta terminato il colloquio, siamo usciti senza nemmeno scambiare una parola. Ma, una volta fermi al semaforo, ci siamo guardati negli occhi e siamo tornati indietro, pronti ad affidare il mandato al NAAA”. Dalle Filippine all’America. Nel mese di agosto del 2013 viene conferito l’incarico all’ente e in un primo momento i due coniugi piemontesi sembrano destinati verso l’Honduras. “I tempi di attesa, però, erano molto lunghi – continuano Roberto e Serena – così, dopo esserci confrontati con la responsabile Adozioni, la dottoressa Elisa Azeglio, e con l’operatore Paese, Marie Pratz, è venuta fuori l’opportunità di andare ad Haiti”. E così è stato. A metà novembre arriva la lista dei documenti da preparare in vista della partenza verso Port au Prince, e neppure un mese dopo Roberto e Serena consegnano tutte le carte da inviare nel Paese centroamericano. A inizio luglio del 2015 arriva l’abbinamento. E a metà agosto i due partono per Haiti. “Quando abbiamo visto Ruth per la prima volta è stata un’emozione indescrivibile – non nascondono Roberto e Serena – e siamo rimasti piacevolmente colpiti da come la bambina fosse seguita e curata dal personale dell’istituto. E possiamo confermare che quanto scritto nella documentazione ricevuta prima di partire, compresa la scheda sanitaria, corrispondeva perfettamente nella realtà”. La fase più dura? “Sicuramente l’attesa tra il primo e il secondo viaggio”, non nascondono i due coniugi piemontesi. “Mensilmente ci arrivava un aggiornamento sullo stato di salute di Ruth e anche molte fotografie. Nonostante le difficoltà, il NAAA ci è sempre stato vicino, la dottoressa Laura Rossi, responsabile dell’equipe psicosociale, non ci ha mai fatto mancare il proprio supporto”, sottolineano Roberto e Serena. Ad agosto del 2016 i due ripartono. “Siamo stati quindici giorni anziché una settimana – dicono i due – e questa permanenza maggiore nel Paese ci è servita molto”. A inizio settembre Ruth, Roberto e Serena sono finalmente in Italia. “Quando la piccola è arrivata a casa, sembrava che avesse sempre abitato qui. I pediatri ci hanno detto che non sembra una bambina appena uscita da un istituto. E’ molto sveglia, non sta ferma un attimo. Ci stiamo conoscendo meglio, sta imparando l’italiano e il prossimo anno, a settembre, la iscriveremo all’asilo”, raccontano i neo genitori. Roberto e Serena sono quindi la prima coppia che ha concluso l’adozione ad Haiti insieme al NAAA. “Chi ha il desiderio di andare ad Haiti deve avere molta pazienza. I tempi sono lunghi, è vero, ma alla fine merita. Le tate e la popolazione locale vi entrano nel cuore. E poi i bambini sono fantastici. Proprio come la nostra Ruth”, sorridono.