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feb
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La sonrisa contagiosa di Abraham

La sonrisa contagiosa di Abraham
Foto: Mamma Elena, il piccolo Abraham e papà Giangrazio
11 gen 2017

Quando abbiamo deciso di intraprendere il percorso dell’adozione, non potevamo, neppure lontanamente, immaginare quanto arricchimento sarebbe potuto derivarne prima e, ancor più, dopo l’incontro con nostro figlio. Il vantaggio di una gestazione decisamente più lunga di quella biologica è dato proprio dal tempo che si ha a disposizione nel prepararsi all’arrivo di un figlio. Un tempo che abbiamo utilmente impiegato con il supporto di Cinzia, Valeria e Katia, da cui abbiamo imparato tanto e che sono diventate parte delle nostre vite. La nostra gestazione, per il vero, non è stata molto lunga: il deposito in tribunale dei documenti il 14 aprile 2014 e, del tutto inaspettatamente, a febbraio 2016, la telefonata di Sarah che ci informava della segnalazione di un bambino che poteva diventare nostro figlio. In pochi giorni, quella segnalazione ha avuto un volto e, nel momento in cui abbiamo visto in foto il sorriso sulle labbra e negli occhi di quel bambino di poco più di tre anni, abbiamo capito che di quel sorriso non avremmo potuto più fare a meno. La preparazione del viaggio è stata rapida, ma non affrettata; la nostra cicogna, come ci piace considerare Sarah, ci ha insegnato che, con i bimbi che hanno dovuto attendere per avere una famiglia, le ansie vanno contenute e ogni decisione deve essere ponderata innanzi tutto nel loro interesse. Il 30 maggio finalmente abbiamo incontrato il sorriso contagioso di Abraham, come lo ha definito il portiere della nostra casa a Lima; e, da quel giorno, quel sorriso ci accompagna costantemente, durante le nostre giornate, e ci contagia. A volte, ci sembra di sentire ancora la voce di Abraham, quando ci ha visto per la prima volta e, senza esitazione alcuna, è corso tra le braccia della donna che, prima di allora, aveva visto solo in foto, chiamandola mamma. I tre giorni di empatia – durante i quali si crea il primo legame con il bambino all’interno dell’ambiente che lo ospita – hanno rappresentato una esperienza indimenticabile, che rimarrà sempre viva nei nostri cuori; tutte le persone che hanno accudito Abraham prima del nostro arrivo in Perù ci hanno accolto come all’interno di una grande famiglia e ci hanno consentito di conoscere la quotidianità di nostra figlio; ciascuno di loro, attraverso i propri racconti, ci ha riportato segmenti di vita di Abraham ed aspetti diversi del suo carattere. In tal senso, l’esperienza vissuta ci ha dato piena conferma – come emerso durante gli incontri preparatori - di quella particolare attenzione che il Perù destina all’infanzia, anche attraverso la grande umanità dei numerosi volontari che mettono a disposizione il loro tempo e le loro energie per regalare momenti di serenità a questi bambini speciali. Porteremo sempre con noi, infine, gli sguardi di tutti i compagni di gioco di Abraham nel giorno della festa di congedo dall’istituto (di cui la foto è testimonianza). Tutto questo ci aiuterà a mantenere sempre vivo in Abraham il ricordo dei suoi primi anni di vita, cercando di evitare cesure tra un prima ed un dopo, perché il passato di nostro figlio è entrato a far parte delle nostre vite e continuerà ad esistere nel nostro presente. Quando, oggi, guardiamo nostro figlio e pensiamo a quanti cambiamenti, in pochi anni di vita, abbia dovuto affrontare, ci rendiamo conto di quanta voglia di vivere abbia avuto ed abbia; e ci sentiamo fortunati ad essere parte della sua vita. Per questo, vogliamo ringraziare la grande famiglia del NAAA, attraverso le persone che ci hanno accompagnato e supportato, perché hanno saputo coniugare umanità e professionalità; un ringraziamento speciale va a Sarah e ad Hugo, che hanno saputo creare un cordone ombelicale tra i due emisferi. Come pure, non finiremo di manifestare la nostra immensa gratitudine nei confronti della Fondazione che, in Perù, ha dato una possibilità di vita ad Abraham, assistendolo e curandolo amorevolmente nell’attesa che arrivassero mamma e papà. Infine, a chi ha già avviato il percorso dell’adozione o a chi pensa di intraprenderlo, vogliamo dire, innanzi tutto, che questa esperienza può diventare una grande occasione di crescita e riscoperta per la coppia; ma, soprattutto, vogliamo dire a gran voce che i bambini cosiddetti special needs sono davvero bambini speciali, in ragione della loro straordinaria capacità di aprire le braccia alla vita per accoglierla e viverla appieno; e noi genitori, che di quella vita siamo chiamati ad essere parte essenziale, non possiamo che sentirci davvero privilegiati.

By A cura di Elena, Giangrazio ed Abraham