"Chi me l'ha fato fare? Non avrei potuto compiere una scelta migliore"
Il racconto di mamma Luana, che ha accolto Vlada dall'Ucraina, alla festa di fine estate
“È vero, speravamo di poter accogliere un bimbo più piccolo. Ma l’importante, alla fine, era che nostra figlia stesse bene”. Mamma Luana inizia così la sua testimonianza alla festa NAAA di fine estate, raccontando il viaggio in Ucraina insieme al marito Claudio e l’arrivo di Vlada, una splendida bambina di 11 anni. “La procedura di questo Paese – prosegue – prevede la possibilità di scegliere tra diverse schede in base all’età, alle patologie e ad una serie di altri dati. Quella mattina ci avevano presentato i dossier di un bambino e di una bambina, entrambi più o meno di dieci anni. E così, visto che eravamo orientati su una femminuccia, abbiamo deciso di conoscere Vlada”. Dopo tre giorni per Luana e Claudio – accompagnati da Vera, la referente del NAAA in Ucraina – è arrivato il momento di andare in istituto, che si trova a circa 100 chilometri da Kiev. “Vlada – continua la mamma – è stata accolta da una piccola struttura, dove c’erano più o meno 25 bambini. Quindi era un nome, non un numero. È arrivata lì all’età di 7 anni insieme al fratello, che però poco dopo è uscito dall’istituto dal momento che aveva già raggiunto la maggiore età: era orfana di padre, mentre la madre era un’alcolizzata e spesso la picchiava. La prima sensazione quando l’abbiamo incontrata? Sinceramente abbiamo fatto difficoltà ad accettare che fosse così grande, ma con il passare del tempo ci siamo resi conto come l’età non avesse davvero così tanta importanza”. Quando arriva il momento del secondo viaggio, Luana decide di ripartire da sola per l’Ucraina, mentre il marito Claudio rimane in Italia per motivi di lavoro. “Una scelta sbagliata – ammette la mamma – pensavo fosse tutto più semplice, ma così non è stato. Persino Vera, che ci ha sempre seguito senza mai lasciarci soli, ha detto che non avrebbe mai più fatto viaggiare un genitore da solo. Quando Vlada è uscita dall’istituto quei familiari, che prima di allora non si erano mai fatti vedere, si sono presentati tutti. Mi hanno insultato e mi hanno aspettato sotto con le uova in mano. La bambina subito era euforica, ma una volta arrivati a Kiev è crollata. Si è trovata in un attimo in confusione totale: non voleva stare con me, piangeva tutti i giorni. Tramite i social network si scriveva con suo fratello, con gli zii e gli altri parenti. Anche io stavo male: ero da sola, mi sono sentita fuori dal mondo, ma per fortuna la dottoressa Laura Rossi, dall’Italia, mi ha sostenuto in tutto e per tutto. Sono stati ventisei giorni lunghissimi, molto pesanti”. Una volta tornati a casa, però, la situazione è migliorata. “Da quando è scesa dall’aereo, Vlada è cambiata. Le abbiamo dato la possibilità di continuare a mantenere i rapporti con suo fratello e con i parenti – evidenzia Luana – sempre sotto il nostro controllo. Lei, man mano, scrive sempre meno: suo fratello è il unico punto di riferimento, l’ha sempre protetta quando la mamma la picchiava. Dopo circa 4 settimane dal nostro arrivo a casa abbiamo deciso di mandarla a scuola, anche se la dottoressa Rossi ci aveva consigliato di aspettare e con il senno di poi aveva ragione, ma bisogna pur fare i conti con la propria vita quotidiana. È stata lei a chiedermi di poter andare a scuola perché voleva stare con altri bambini, com’era abituata in istituto. Così l’abbiamo iscritta in quarta elementare”. Oggi Vlada, Luana e Claudio sono una famiglia felice. “Con l’arrivo di un figlio viene stravolto tutto – conclude la mamma – la casa, la coppia, le abitudini. Ma ce la fai, perché quando torni da quel viaggio sei una roccia. Ogni giorno ti svegli e ti chiedi: chi me l’ha fatto fare? Ma alla sera vai a dormire e ti rispondi: è stata la cosa migliore che potessi fare. Il rapporto genitore-figlio si costruisce giorno per giorno, senza fretta. Vlada non ci chiama mamma e papà, ma non è questo che ci rattrista. La cosa più importante è che ci voglia bene e che cresca nel miglior modo possibile. Ha già 11 anni, ma ha anche solo 11 anni: abbiamo tutta la vita davanti per creare e rafforzare il nostro legame”.