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Gli occhi del cuore

Gli occhi del cuore
16 apr 2005

Ci hanno chiesto di scrivere un diario di viaggio sul recente soggiorno in Vietnam effettuato in gennaio per incontrare la nostra seconda figlia Vietnamita. Io ci provo, ma non sarà certamente un elenco di ore e date perché io queste cose non me le ricordo mai... posso solo provare a descrivere sensazioni ed emozioni provate da me e magari quelle viste nel mio primo figlio di soli quattro anni appena compiuti. La sorellina per Emanuele è capitata tra capo e collo, nel senso che prima di avere delle notizie certe, gli avevamo accennato che sarebbe arrivata, e lui ci ha risposto che voleva un fratellino, che se era femmina la lasciavamo là. Complice di queste affermazioni l'abitudine di certe persone di chiedere ogni minuto, "cosa vuoi un fratellino o una sorellina?" costringendo la mamma ogni volta ad intervenire correggendo il tiro "non si può scegliere, quello che arriva arriva!". Insomma alla fine è arrivata proprio una femmina ma Emanuele l'ha accettata benissimo, già dal giorno della proposta di adozione, ha addirittura voluto sceglierle il nome italiano "Martina". Qui bisogna fare una precisazione. Alla prima adozione abbiamo scelto il nome italiano perchè quello Vietnamita MINH TRANG ci sembrava troppo strano, poi però ci siamo affezionati a quel nome e non glielo abbiamo più cambiato, per cui all'anagrafe i miei figli hanno ancora il loro nome originale. Alla seconda adozione il nome THI VAN mi sembrava bellissimo ancora prima di sapere il suo significato (nuvola), ma per non fare differenze con il fratello, abbiamo pensato di dare anche a lei "solo in chiesa" un nome italiano ritenendo che da grandi sceglieranno loro come farsi chiamare, anche alla luce di quello che abbiamo visto in Emanuele quest'anno in Vietnam. Siamo partiti il 27 Gennaio con altre due famiglie da Malpensa e altre le abbiamo incontrate a Parigi. Totale 5 famiglie di cui 3 alla seconda adozione. Il viaggio è stato molto lungo ma non traumatico, Emanuele Minh ha dormito quasi tutto il tempo nonostante l'agitazione che aveva in corpo, agitazione che arrivava più dall'aereo che dalla sorellina. L'arrivo in Vietnam è stato meno sconvolgente della prima volta, sia perchè sapevamo già cosa ci aspettava, sia perchè ad Hanoi hanno fatto l'aeroporto nuovo ed è molto meno "socialista" di quello di Ho Chi Minh City di tre anni prima. Emanuele già sul pullman che ci portava all'hotel ha dimostrato un interesse per quello che vedeva fuori che ha sbalordito tutti, ma soprattutto noi. All'inizio osservava soltanto, poi ha cominciato a fare domande, sulle risaie, sui bufali. Ovviamente era incuriosito dalle cose che gli sembravano più strane, come le gabbie con le galline sopra i motorini, le persone chine nelle risaie, le tombe che talvolta spuntano dall'acqua. Noi eravamo un po' preoccupati perchè pensavamo che tornare in Vietnam avrebbe fatto riaffiorare in lui la sua storia e magari la sensazione del suo abbandono. Non è stato così, o meglio sicuramente ha capito meglio la sua storia, ma l'ha affrontata non rivivendo l'abbandono come temevamo, ma tirando fuori un orgoglio di patria relativo alle sue origini del tutto inaspettato. Ha cominciato a farsi chiamare Minh invece che Emanuele, e non solo nei ristoranti dove le persone incuriosite si informavano su di lui, ma anche da noi, ha rivendicato con forza l'appartenenza a quel paese arrivando a dirmi "qui non puoi darmi ordini, questa non è casa tua" e a litigarsi una sorta di proprietà del Vietnam con la sua compagna di avventure Linh. Durante un tour della città abbiamo visto il mausoleo di Ho Chi Minh dall'esterno, e nonostante gli avessi spiegato che dentro c'era solo la salma, ha voluto andarci lo stesso. Ovviamente lui ha visto tutto con i suoi occhi, per esempio del mausoleo mi ha detto "C'erano i soldati con i fucili che tenevano fresco Ho Chi Minh, se no si rovina" ed ha dato un interpretazione tutta sua della rivoluzione, ma io l'ho visto godersi il SUO Vietnam con lo stesso appagamento con cui si mangia un gelato, e mi ha fatto promettere ce la prossima volta andremo anche a Soc Trang dove è nato lui. Anche il capitolo sorellina mi ha stupito e non poco, Thi Van aveva solo tre mesi e mezzo, ma quando si sono incontrati per la prima volta si sono guardati e gli si sono illuminati gli occhi, amore a prima vista; sembrava quasi che Minh avesse ritrovato una parte di se che aveva lasciato li. Ovviamente ci sono stati momenti di gelosia, ma Emanuele non ha mai dato l'impressione di non volere Martina tra i piedi, ma soltanto di voler fare le stesse cose che faceva lei, per esempio bere latte ogni volta che lo desiderava o mangiare gli omogeneizzati, sdraiarsi nel lettino o entrare al suo posto nel passeggino. Martina Thi Van dal canto suo è una bambina bellissima e molto sorridente, solare come il fratellino. Io sono convinta che (qualcuno lo chiama destino) loro siano nati per crescere insieme e insieme a noi, e ogni giorno me lo dimostrano, anche quando mi fanno disperare. E riguardo al Vietnam, la nostra permanenza di 5 settimane è trascorsa piacevolmente facendo i turisti "bambini", tra zoo, parchi, musei, templi che si trasformavano in case per giocare o posti dove cambiare i pannolini ai nostri piccoli senza che nessuno mai ci facesse lontanamente intendere che li, con i nostri bambini, davamo fastidio, anzi, sempre osservati con benevola curiosità. È vero che ci sono mendicanti, è vero che ti inseguono per pulirti le scarpe, è anche vero che Federico ha inseguito un malandrino che ci aveva rubato la macchina fotografica dalla borsa e l'ha restituita scusandosi come se si fosse trattato di un incidente; ma quando guardo i miei figli negli occhi io vedo gli stessi volti sereni e sorridenti che mi chiedono se porto nel marsupio un maschio o una femmina e che si soffermano a farla sorridere, mi torna in mente la gita sul fiume rosso, il pranzo sulla barca con la corona (come dice Emanuele) o il tempio che è stato molte volte la casetta di Minh e Linh e la nostra oasi di silenzio dal frastuono della strada; lo zoo con le giostre anni 20 o i camerieri del ristorante vietnamita che dopo averci servito il pranzo giocavano con i nostri bambini. Per me il Vietnam è un gran bel paese, così come i miei figli sono i bambini più belli del mondo, forse perchè li guardo con gli occhi del cuore.