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I bambini non si comprano

I bambini non si comprano
08 feb 2019

"I figli non si comprano!", diceva Filomena Marturano in una nota commedia di Eduardo De Filippo. Sembra assurdo dover ribadire l’ovvio, ma purtroppo così è!

Abbiamo sotto gli occhi l’articolo di Panorama, noto ed accreditato settimanale a tiratura nazionale, e la prima riflessione che viene da fare è che l’indagine giornalistica svolta, se meglio valutata, forse non sarebbe dovuta sfociare in un titolo sensazionalistico che troneggia nella prima pagina della rivista, catturando l’attenzione e la curiosità di chi passa davanti alle edicole dei giornali.

Non entro nel merito degli iter procedurali di cui si parla nell’articolo: come ente non ci appartengono e le valutazioni su quanto rappresentato le lascio agli organi giudiziari preposti, non è questa la giusta sede e luogo. Desidero però riflettere su alcuni punti.

Certamente alcune frasi ed immagini ad effetto hanno un immediato riscontro (anche i giornali purtroppo devono rispondere alle leggi di mercato), tuttavia tutto questo a possibile danno di chi? Si è pensato alle tante famiglie di genitori adottivi, che già affrontano un percorso tanto impervio, e che ora potrebbero essere guardate con sospetto da quanti, gettato uno sguardo superficiale al titolo di  Panorama,  potrebbero con altrettanta leggerezza non tardare ad additarle come “acquirenti” del proprio figlio, supportati anche da un altro discutibile titolo di qualche anno fa che qualificava gli italiani come “Ladri di Bambini”?

E cosa dire dei nostri figli, arrivati proprio grazie all’adozione, che potrebbero pensare l’impensabile, gettando ombre su quello che, per ogni genitore adottivo, è stato un percorso d’amore e non una transazione economica?

Da genitore (e volutamente ometto adottivo, perché si è genitori e basta, senza aggettivi), quale obiettivo si può pensare di raggiungere tramite la foto di un neonato con il codice a barre, neanche fosse un prodotto da supermercato?

Non credo sia questo il modo di richiamare l’attenzione su un settore a lungo trascurato.

Non cadiamo nel consueto errore di porre l’accento su casi limite, giungendo a generalizzare quella che fortunatamente è l’eccezione e non la regola, richiamando casi che hanno interessato la cronaca anni or sono. Vorrei che per una volta si capisse che gli enti autorizzati, così come la CAI, sono dalla parte delle famiglie e non contro di esse. Le cadute, le vicende ai limiti della legalità, e purtroppo a volte anche oltre, vi sono in tutti gli ambiti e questo, soprattutto quando si tratta di minori, è inaccettabile! Non si può però gettare un’ombra su tutti indiscriminatamente, sulle famiglie che seguono pedissequamente il corretto percorso, sulla maggioranza degli enti che operano nel rispetto della legge, sull’organismo di vigilanza che ha un compito così delicato da svolgere.

Sono certa che il giornalista fosse in buona fede, che l’intenzione alla base dell’articolo fosse l’encomiabile scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su un settore per troppo tempo dimenticato nell’indifferenza generale, e se questa era l’idea alla base dell’articolo è apprezzabile. Tuttavia non ne condivido la modalità.

La politica, l’opinione pubblica si interessino anche di tutte le famiglie che per sentirsi complete, per avere la gioia di accogliere un figlio tanto desiderato, devono intraprendere un percorso lungo, costoso, estenuante sotto il profilo psicologico.

Ed  a voi giornalisti un invito: occupatevi di queste famiglie, venite a conoscere di persona gli enti, venite a verificare come lavoriamo e che in realtà tutte queste “ombre” od “anomalie” non ci sono, se non nei rari casi di “patologia” dell’iter, ma vi prego, BASTA QUESTI TITOLI E QUESTE IMMAGINI, nessuno scopo, per quanto meritevole, può essere raggiunto non tenendo conto della sensibilità e dei risvolti emotivi che alcune parole potrebbero avere su chi quel percorso l’ha vissuto come protagonista.

Quando si parla di bambini non può valere il principio “lo scopo giustifica i mezzi".
Poniamoci veramente tutti dalla parte dei bambini, sempre!
Sono certa che guardando il mondo dalla loro parte qualcosa di bello e buono potremo veramente fare.