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Nel 2020 Bidonvilles con 1,4 miliardi di persone.

ANSA - 16.06.06

19 giu 2006
Nel 2020, 1,4 miliardi di persone - quanto la popolazione della Cina - vivranno nelle bidonville del pianeta. La stima viene da un organismo delle Nazioni Unite, in un rapporto che esorta i governi del mondo a accompagnare, piuttosto che cercare di frenare, un processo di urbanizzazione inarrestabile. Attualmente, sulla Terra c'e' piu' di un miliardo di esseri umani che vive ammassato nelle baraccopoli, ovvero quasi un abitante di citta' su tre, secondo quanto afferma Onu-Habitat, il Programma nelle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, nel suo rapporto per il 2006-07 presentato oggi a Ginevra. La popolazione delle bidonville aumenta del 2,2% l'anno, in particolare nell'Africa sub sahariana, dove il tasso di crescita annua supera il 4,5%, secondo il rapporto che Onu-Habitat pubblica ogni due anni. A livello mondiale, questo ritmo di crescita accelera: entro il 2020, gli agglomerati miserabili dovranno ospitare 27 milioni di persone in piu' ogni anno, contro un aumento medio di 18 milioni di persone nel periodo fra il 1990 e il 2007. All' inizio del prossimo anno, il numero di persone che nel mondo vive in citta' per la prima volta eguagliera' quello di quanti vivono nelle campagne. Se questo e' un dato di fatto in Europa gia' dalla fine della Seconda guerra mondiale, in Africa e in Asia questa parita' non dovrebbe essere raggiunta prima del 2020. Ma i Paesi in via di sviluppo recuperano rapidamente il loro ritardo. Piu' del 95% della crescita urbana avverra' nei Paesi del Sud del mondo e nel 2030 i cittadini saranno quasi cinque miliardi, su una popolazione umana totale di 8,1 miliardi. Onu-Habitat si e' prefisso l'obiettivo di riportare la popolazione mondiale delle bidonville a circa 700 milioni di persone nel 2020. ''La crescita economica non comporta automaticamente il riassorbimento delle bidonville'', ha osservato Eduardo Moreno, uno degli autori del rapporto. Per questo Moreno ha invocato una politica volontaristica di miglioramento dell'habitat urbano. I Paesi dell'Africa settentrionale, e in particolare l'Egitto, che da 10 o 15 anni hanno intrapreso una strada del genere, stanno ottenendo risultati e la popolazione delle loro baraccopoli ha iniziato a calare, ha sottolineato Moreno presentando il rapporto alla stampa a Ginevra. In certi casi, i governi sono impegnati a migliorare le condizioni di vita nelle bidonville, fornendo acqua, elettricita', fognature e anche assistenza tecnica nella costruzione degli alloggi. Ma se questi insediamenti si sviluppano in zone pericolose, ad esempio a rischio di inondazioni, non c'e' altra scelta - ha avvertito Onu-Habitat - di spostare gli abitanti altrove. Il rapporto, sulla base di diversi indicatori dello sviluppo umano, afferma che la vita in questi agglomerati emarginati delle citta' non e' migliore di quella nelle zone rurali povere. Nei Paesi poveri, le bidonville hanno il 40% di bambini malnutriti, esattamente come nelle campagne; mentre riguardo a tassi di mortalita' o incidenza di Aids e di malattie diarroiche, le campagne registrano dati migliori che le baraccopoli. Tuttavia e' fuori discussione, secondo Sharad Shankardass, portavoce di Onu-Habitat, costringere gli abitanti delle baraccopoli a tornare nei loro luoghi di origine nelle campagne. Il Programma delle Nazioni Unite suggerisce invece agli Stati di rivedere le loro politiche consistenti a indirizzare aiuti alle campagne nella speranza di frenare l'esodo verso le citta'. ''Le citta' offrono possibilita' (di trovare un lavoro). Per molti che vivono in campagna, andare in citta' e' il primo passo verso un'uscita dalla poverta''', ha osservatO Nefise Bazoglu, che ha diretto la redazione del rapporto ANSA - 16.06.06