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La cicogna non si è persa…

di Maura e Davide Scarpi

La cicogna non si è persa…
11 set 2006

Quando ho ricevuto il messaggio di Cinzia, che mi chiedeva se potevo, quando avessi avuto tempo e voglia, scrivere il nostro diario di viaggio, ho immediatamente risposto di sì, perché ricordo con quale avidità io e Davide abbiamo sempre letto quelli degli altri.La voglia di farlo ci sarebbe stata da subito, il tempo un po’ meno, e così ogni sera, prima di addormentarmi, mi riproponevo di farlo l’indomani e cercavo anche di pensare a come l’avrei sviluppato questo diario, o quantomeno a come l’avrei iniziato; ed ogni volta il risultato era differente. Fatto sta che lo inizierò in un altro modo ancora. Voglio iniziarlo con una barzelletta. L’antivigilia di Natale del 2003 mi arriva da Maddalena, una mia nipote appena adolescente, questo sms/barzelletta: “Una cicogna vola nel cielo e trasporta nel suo fagotto un vecchietto di 82 anni. Ad un certo punto il vecchietto, anche un po’ spazientito, le si rivolge dicendo “ma dimmi un po’ la verità… ci saremo mica persi???”. Non nego che un sorriso l’ho fatto. Poi ho risposto a mia nipote: “forse quella cicogna è quella che doveva venire da noi, che dici??”. Intendevo fare a mia volta una battuta, ma Maddalena, con una risposta semplice e vera vera vera, mi ha spiazzata: “Dico che in Vietnam c’è un bambino che vi sta aspettando e che ha tanto bisogno di voi”. Che c’entra questo col diario di viaggio, potrebbe essere il pensiero di tanti. C’entra, eccome se c’entra. Primo, perché mi sono resa conto che a tanti di noi questa cosa sfugge: siamo completamente presi dalle nostre ansie di attesa, dai tempi più o meno lunghi che ci vogliono per arrivare a conclusione…e ci dimentichiamo che nei nostri Paesi ci sono i nostri bimbi, che ci aspettano, tanti sicuramente inconsapevoli di quel che sta per accadere loro, ma lo stesso con tanta voglia e tanto bisogno di una famiglia. Secondo….beh, lo capirete poi…! E adesso arriviamo al nostro viaggio. Partiamo il 18 dicembre 2004, via Parigi, destinazione HCMC. Partenza tutt’altro che tranquilla, visto che la sera prima (il nostro aereo avrebbe dovuto decollare alle 6.40 del mattino) veniamo a conoscenza, completamente per caso, che il nostro volo è stato annullato, perché, a causa di forte vento, a Parigi non atterravano aerei, se non quelli di una certa entità, e il nostro era piccolissimo. Quindi, dietro consiglio di una hostess, ci rechiamo ugualmente in aeroporto all’ora concordata. Veniamo a sapere che Air France ci ha spostati su un volo che sarebbe partito alle 18 del giorno stesso…peccato che in quel modo avremmo perso la coincidenza per HCMC. Niente da fare, non ci stiamo, a costo di andare a Milano in macchina, ma noi dobbiamo essere sul volo per HCMC che parte da Parigi alle 14. Riusciamo ad infilarci su un pullman che ci trasferisce all’aeroporto di Linate…meno male, ce la facciamo a partire. Arriviamo a Parigi e conosciamo i nostri compagni di viaggio, quattro coppie in tutto, tra questi  Philippe e Fabrizia, con i quali abbiamo passato momenti belli e divertenti e con i quali è nata una splendida amicizia. Partiamo con un po’ di ritardo e tanta euforia alla volta di Ho Chi Minh City. Il viaggio è molto lungo, circa undici ore e trenta, ma va benissimo. Durante il volo spesso ci chiederemo quando andremo a conoscere i nostri bimbi e l’opinione comune è che, arrivando di domenica, verosimilmente vivremo questa bella emozione non prima di lunedì. Ed ecco invece la prima sorpresa.  Ad accoglierci c’è la referente Naaa che lì per lì ci dice che ci accompagna in hotel e poi invece ci chiede se vogliamo andare a conoscere i nostri figli... Nonostante il mal di testa e il gran bisogno di una doccia, come resistere ad una simile proposta? Quindi carichiamo le valigie sul pulmino e via, direzione Vung Tau. Devo dire che l’impatto con il traffico di Ho Chi Minh è stato esaltante e, anche se eravamo preparati, non potevamo fare a meno di guardare a destra e a manca e a restare affascinati da ogni cosa….il gran numero di motorini che giravano per le strade, su ogni motorino ALMENO tre persone, bimbi vestiti da babbo natale (nonostante i 25 e passa gradi di temperatura)… e l’abilità con la quale ognuno schiva l’altro, la vogliamo tralasciare???? Insomma, caos e ordine al tempo stesso! Siamo presi a guardarci intorno, a scattare le prime foto, a sorridere di fronte a scene che al momento troviamo pittoresche, ma che poi ci diventeranno più che familiari, ma ogni tanto ci si scambia tra tutti quanti uno sguardo carico di bella agitazione: insomma, stiamo andando a conoscere i nostri figli che nessuno di noi ha mai visto, tolti Fabrizia e Philippe che hanno una foto di Kim a pochi mesi di vita.

Nel tragitto riesco anche a farmi un breve pisolino. Ad un certo punto sento il pulmino che si ferma e mi sveglio “oddio – chiedo a Davide – siamo arrivati???”. No, ci siamo fermati a comperare dei biscotti e della frutta da portare in istituto. Il che significa che manca comunque poco. E difatti. Imbocchiamo una strada sterrata ed eccolo l’Istituto. Entriamo col pulmino dal cancello e vediamo dei bimbi, di circa otto/dieci anni, che giocano in cortile. Io sono un po’ amareggiata, perché tutti i regalini portati per questi bimbi sono nelle valigie. Va beh, riesco in fretta e furia a recuperare un peluche per Minh Tu, il mio bambino, e scendo al volo. Saliamo delle scale e ci accoglie Mr. Tran, il direttore dell’Istituto, una persona dolcissima. Ci fanno accomodare in una sala e ci offrono dell’acqua, e qui ci viene a tutti un po’ da ridere, perché, dai racconti di viaggio letti, sappiamo che questo spesso è il momento che anticipa di pochissimo l’incontro coi bimbi…ecco il primo infatti, è Kim! Philippe e Fabrizia lo riconoscono immediatamente. Entra per mano ad una tata e quando si trova davanti a tutti questi estranei, piccino, scoppia in un pianto disperato. Subito dopo entra Hieu, il più piccolo dei quattro, in braccio ad un’altra tata. Tenero, butta le braccina verso Elisa, la sua mamma, che, giustamente, non trattiene le lacrime. “Ora arriverà Minh Tu” ci diciamo io e Davide. Niente. Il terzo bimbo ad entrare è Xuan, anche lui in lacrime. Sembra che non entri più nessuno e io e Davide ci guardiamo con aria interrogativa. A quel punto la tata mi tocca il braccio e mi dice di seguirla…..appena uscita sul corridoio esterno che porta alla stanza dei bimbi, eccolo arrivare il mio tenero e bellissimo ometto di quattordici mesi, dallo sguardo smarrito e la boccuccia imbronciata. È in braccio ad una didi, che con delicatezza me lo porge. Sono momenti indimenticabili questi, gesti che si sono immaginati all’inverosimile e che da un momento all’altro ti trovi a vivere in prima persona….io credo che nessuno mai arrivi pronto a questo incontro tanto sognato. Minh Tu è abbastanza impassibile, anche di fronte al peluche che gli mostro per rubargli qualche reazione. Davide ci scatta delle foto, ma lo sguardo di Minh Tu non cambia. Alla fine, finalmente, anche lui ci regala un bel pianto. Dopo circa tre quarti d’ora la referente ci dice che è ora di andare in albergo. Noi ancora non avevamo capito che ce ne saremmo andati coi bimbi, ma, una volta realizzato che sarebbe stato così, abbiamo raccolto le nostre cose, salutato il direttore e siamo risaliti sui pulmini. E da qui è iniziata la nostra avventura in Vietnam. Sei settimane indimenticabili, bellissime, ricche di emozioni e di sentimenti. Vedere Minh Tu cambiare di giorno in giorno, muovere i suoi primi passi dalla sera successiva al nostro incontro, perdere di ora in ora quel suo sguardo vuoto ed impassibile, sono cose che io e Davide non dimenticheremo mai. Spesso, vedendo i bimbi di amici più o meno coetanei del nostro, ci dicevamo “quante cose ci stiamo perdendo del nostro bambino…”; in realtà sbagliavamo. Ci siamo poi resi conto che di Minh Tu non ci siamo persi nessuna tappa importante: oltre a camminare, ha imparato con noi a fare ciao con la manina, a battere le mani, a ballare, a battere il cinque, a fare i capricci e, soprattutto,  a farsi delle grasse risate. Il giorno di Natale,  dopo circa una settimana dal nostro arrivo in Vn, noi e i nostri compagni di viaggio abbiamo deciso di tornare a far visita all’Istituto, per poter finalmente consegnare con calma i doni portati. E’ stato un Natale che io personalmente non dimenticherò mai e per questo voglio raccontare le emozioni di quel giorno: devo dire la verità: io non ero convinta fino in fondo di tornare... non volevo che Minh Tu potesse "soffrire" riconoscendo il posto... poi alla fine mi sono decisa e sono andata. Già rifare la stessa strada è stato emozionante, non vi dico riprendere il cancello di entrata... Siamo saliti e il direttore dell'Istituto ci ha accolti con piacere e cordialità: subito dopo ci ha accompagnati nella stanza dove c'erano i bimbi piccoli. Allora c'erano due, diciamo, box, con le sbarre in metallo ed un pavimento di stuoia che poi abbiamo saputo essere i loro lettini, che contenevano uno tre bimbe sui due anni, ed uno (che poi era quello dove dormiva Minh Tu') quattro bimbi piccini piccini, la piu' piccola di soli 15 giorni. E poi c'erano quattro amache con dentro anche due bimbi l'una, anche questi molto piccoli, di molto al di sotto dell'anno di età. Chi li accudiva era solo una Didi, una ragazza dolce e svelta, che mentre preparava il bibe a uno, aveva in mano un "pannolino" per l'altro. Io non sono riuscita ad entrare subito, perchè l'emozione è arrivata forte e non ho potuto trattenere le lacrime. Poi però, quando ho visto che anche gli altri dentro erano nelle stesse mie condizioni, mi sono fatta coraggio, ho tolto le scarpe ed ho scavalcato il cancelletto di ferro che faceva da porta a questa micro stanza. Minh Tu' era tranquillo, non dava segni di disagio, e questo mi ha resa molto più serena nei suoi confronti. È stato straziante vedere come le tre bimbe non volevano più scendere dalle braccia di chi le aveva prese... una cosa che ci ha dato coraggio è stato il pensare che sicuramente queste splendide creature sono già state abbinate ad una famiglia che presto andrà ad accoglierle. Abbiamo dato alla Didi i regalini che avevamo portato per lei... a gesti mi ha chiesto se Minh Tu' aveva iniziato a camminare... evidentemente lei si era accorta che al momento di lasciarla era le' li' per farlo... e poi mi ha fatto capire che è un gran "chiacchierone". Poi ha preso in braccio Minh Tu', Hieu e Xuan, li ha seduti in fila su tre seggioline e con gran dimestichezza, e sempre con tanta tanta dolcezza, ha dato loro la pappa. È stato bello vedere come questi bimbi le sorridessero.... So che le emozioni, specie di questo calibro, non possono passare attraverso uno scritto,  ma credetemi, e' stato qualcosa di forte. Il ciondolo che io avevo al collo, ora è al collo di questa meravigliosa ragazza, che fino al giorno del nostro arrivo e da quanto Minh Tu era neonato, si è presa cura, e bene, di lui. Le sarò riconoscente per tutti tutti i giorni a venire. Ecco, questo è stato il nostro Natale, bellissimo e straziante al tempo stesso. A tutti voi che state aspettando la chiamata... tenete duro, perchè ci sono questi bimbi che aspettano voi, che hanno bisogno di così poco, hanno bisogno di tanto affetto e voi DOVETE arrivare belli carichi, non scoraggiatevi se magari i tempi slittano di un po', lo so che è dura, ma poi sul serio si capisce che ne è valsa la pena! E credetemi: non diciamo queste cose con così tanta convinzione solo perché ormai noi siamo a casa col nostro ometto, ma perché le abbiamo toccate con mano. La nostra permanenza in Vietnam non è stata priva di imprevisti, burocraticamente parlando, ma il consiglio che voglio dare a tutti è di non perdere di vista la cosa fondamentale: siamo nei nostri paesi, coi nostri figli in braccio, godiamoci ogni attimo di questa avventura. Il Vietnam è un paese fantastico, la gente è meravigliosa: non manca mai di un sorriso, di un gesto, di una parola. Siamo rimasti  profondamente colpiti dal rispetto che questo popolo ha per i bambini: vedere anche ragazzini di dieci/dodici anni che per strada ti fermano per fare una carezza a tuo figlio, sono cose che da noi mai capitano. Grazie al consiglio di un caro amico che ci ha scritto “Fissate nella vostra memoria ogni particolare, gli odori, i suoni, le persone che incontrate, le luci, gli oggetti: il vostro bimbo sarà con voi per sempre e voi sarete la sua memoria.”, ora noi abbiamo volti, voci, colori, odori,  impressi nella mente e che lì rimarranno per sempre. Ho iniziato il nostro racconto con una particolare barzelletta, ricevuta via sms l’antivigilia di Natale del 2003. Lo concludo dicendo che, con la traduzione dei documenti in mano, siamo venuti a conoscenza che lo stesso giorno, dello stesso anno, nostro figlio veniva lasciato fuori dal cancello dell’Istituto di Vung Tau…..se non è destino questo! Un pensiero speciale alla mamma di pancia del nostro bambino, che con un grande e coraggioso gesto d’amore, ha reso felici altri due genitori.