Santo Domingo, Haiti? Si ma...
Sabato 2 dicembre
. Viaggio a Port Au Prince, Haiti. Haiti! Tutti penseranno “che pacchia, ‘sti qua! Sempre in posti esotici!” . Di esotico c’era solo il cielo ….
Sveglia alle 5,00. Partenza per le 5,45. Viaggio in auto per nostra scelta. Volevamo ammirare un po’ i paesaggi …
Le prime visioni sono state i camion che nella notte viaggiano senza luci, essendo vecchissimi, e li vedi all’ultimo momento . Vi ricordate la canzone di battisti che diceva come e’ facile morire guidando nella notte a fari spenti? Ebbene, la sensazione e’ stata forte !! Solo con le prime luci dell’alba ci siamo rilassati un po’!
In compenso, attraversando i centri urbani e villaggi, ti
trovi a dover affrontare dei rallentatori che paiono più
muretti stradali che rallentatori. Il buon Jose’ Luis, nostro abile autista,
doveva fare delle manovre improponibili sulle nostre strade per evitare che il
fondo dell’auto toccasse fragorosamente i suddetti dossi.
Il problema che se non sono rallentatori, sono veri e propri fossati in cemento, a volte pieni d’acqua o immondizia.
Il colmo che ‘sti muretti o fossati non sono affatto segnalati e se ci arrivi a velocità sostenuta, vi lascio immaginare i risultati !!
Altre volte sono le strade a diventare vere e proprie piste sterrate dove solamente i fuoristrada viaggiano regolarmente.
Buche o grosse pozze d’acqua rendono il cammino pericoloso.
Arrivati alla frontiera tra Santo Domingo e Haiti, iniziano
le tribolazioni…
Controllo passaporti, pagamento delle tasse d’uscita, interrogatorio di un colonnello in borghese al sottoscritto … e qui devo confessare che un attimo di paura l’ho avuta quando siamo stati accompagnati in un lercio ufficio con celle adiacenti, dove, forse a causa di un nostro visto della Colombia, sono stato fatto atto di una serie di domande .. Dove vado … cosa vado a fare ad Haiti Haiti, perchè non in aereo .. Come mai viaggio così tanto …tutti ‘sti visti, Vietnam, Cambogia, Nepal, Pakistan, Colombia soprattutto, causa problemi di droga e altri bei posti.
In effetti, il mio passaporto è zeppo di paesi non propriamente turistici.
Sarah fingeva di non comprendere e parlare spagnolo, il nostro autista che ha tentato di spiegare il motivo del nostro viaggio, è stato velocemente congedato. Il mio proverbiale sangue freddo mi ha permesso di rispondere in modo esauriente e chiaro a tutte le domande postemi, senza un’ esitazione o timore, anzi, la cosa, dopo un po’, mi eccitava pure !!
Alla Sarah non hanno chiesto nulla. Alla fine mi ha congedato, dicendomi d’aspettare fuori. Quindici minuti e il mio interlocutore è uscito dall’ufficio comunicandomi che era tutto a posto.
Attesa di quasi un'altra mezz’ora per poter transitare dalla frontiera.
Poi, una volta ad Haiti, stessa manfrina … passaporti, controllo auto, tasse varie.
Un'altra mezz’ora. Poi via verso Port au Prince.
Arrivo
alla capitale e meeting con l’avvocato haitiano.
Combinato poco.
La situazione ad Haiti è caotica e pericolosa, come il suo traffico. Strade sterrate ideali per il fuoristrada si alternano a vie trafficatissime dove ognuno cerca di guadagnare qualche metro.
Il parco macchine è abbastanza datato e le carrozzerie riportano sovente, segni di incontri “ravvicinati”. Se a questo aggiungiamo che Port au Prince è tutto un saliscendi, pensate a come si riducano le trasmissioni e i cambi delle auto. Difatti il 70% delle auto circolanti sono dotate di cambio automatico.
Dopo un’oretta di meeting, ci congediamo e ripartiamo alla volta della frontiera. Non è prudente arrivare o viaggiare la notte sulla strada che attraversa il deserto. Il confine chiude alle 19,00 e ci sono bande di “ladrones” senza scrupoli e la polizia inesistente.
Aggiungiamo lo stato del fondo stradale e il rischio
d’investire passanti distratti o animali vaganti. Che rendono veramente
difficile e altamente rischioso il tragitto !!
Alle 17,00 eravamo al confine.
E qui, i buoni haitiani ci hanno ”in-trattenuto” il giusto e riparti subito. Ultima sosta al confine domenicano per le formalità di rito, e poi, via, verso casa.
Gli ultimi brividi tra il confine e la statale che porta a Santo Domingo, sono stati i posti di blocco dell’esercito dominicano, che ti fermano anche solamente per chiederti i passaporti o guardare distrattamente nel baule dell’auto, cosa già fatta al confine.
Questa
scena si è ripetuta per ben 4 volte !
La Sarah, memore del ricordo del posto di blocco in Colombia, tremava al pensiero dell’ennesima perquisizione….trattamento riservato solo alle donne !! Chissà perchè?
La notte è scesa velocemente e dopo aver riprovato i brividi del mattino, verso le 22,00 eravamo a casa. Sono state esattamente 16 ore tra viaggio e meeting, con una sosta di 30 minuti per una frugale cena. . …. E un po’ di sano stress gratuito !
Oggi, domenica 3 dicembre, all’alba delle 11,00, scrivo queste memorie.
Sarah legge un libro sul balcone, prendendo un po’ di sole.
Io, dentro casa, scrivo ascoltando un po’ di sano R&R … 10 ore di auto ascoltando salsa, reggeton, merengue, baciata e altro sono stati più che sufficienti per i miei prossimi 10 anni!!
Saludos ! Sarah & Ferry