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Minh Ha - il diario del nostro incontro - segue...

Leva Angelo e la sua famiglia

Minh Ha - il diario del nostro incontro - segue...
16 gen 2007

Desidero condividere con voi le emozioni che giorno dopo giorno ci hanno accompagnato nell'accogliere questo magnifico chicco di riso che il destino ci ha fatto incontrare. Spero che aiuterà molti di voi a sopportare l'attesa..giorno dopo giorno trovere pubblicate le pagine di questo personalissimo diario.. vi sembrerà di vivere con noi questa stupenda avventura.. almeno ce lo auguriamo! 31 dicembre 2006 Cari amici, questa è l’ultima sera qui a Hanoi, ed è l’ultima sera di questo anno eccezionale per me. Tra meno di due ore saremo nel nuovo anno. Finisce qui il mio diario intimo, personale, soggettivo, che ho voluto mandare come regalo non a tutti quelli che conosco ma solo a chi me ne ha fatto richiesta e a chi considero vicino. Ci sono contenuti dati e notizie personali mie, della mia famiglia, di Minh Ha e mi servirà questo diario come tassello per ricostruire una storia, per fissare delle emozioni e dei pensieri e insieme a una maglietta del Vietnam, a un libro, a un vestitino tradizionale e a tante foto sarà utile un giorno quando parleremo io e Minh Ha. Siete stati miei compagni di avventura, siete stati qui con noi.

Di questa esperienza intensa rimangono nelle maglie della mia rete tanti ricordi e in particolare: l’abbraccio di Don Carlo la mattina della partenza il 14 dicembre, gli sguardi di Gloria, le emozioni condivise con Gabriella, lo sguardo piangente di Cristina una notte in ospedale, Consiglia che il giorno prima di ricevere il bambino sta ferma a guardare la culla vuota, la moka del caffé di Cristina e Claudio, la solarità del carattere di Daniele il figlio di Marina e Massimiliano, lo sguardo terrorizzato di Stefano alla prima febbre della sua bambina, la Didi senza un dente che mi consegna Minh Ha, il lungo viaggio di ritorno da Thai Nguyen, mia madre che dice “quando torni faremo festa grande” che non l’ha mai detto in vita sua, gli sguardi dei Vietnamiti quando mi chiedevano per strada della bimba, gli odori per strada e l’odore di Minh Ha quando l’ho presa in braccio la prima volta, il Natale delle sei famiglie di Thai Nguyen nella saletta tutta per noi col canto di Natale alla fine, che ha fatto venire il groppo in gola a tutti. Vi saluto tutti, uno ad uno, e vi auguro un sereno 2007 con le vostre famiglie. Arrivederci in Italia. Ciao, Angelo. 30 dicembre 2006 Cari amici, finisce questo anno eccezionale per me e il nuovo anno ci troverà ancora qui a Hanoi. Qui siamo in attesa della partenza che avverrà col volo Thai da Hanoi per Bangkok alle ore 20.30. Hanoi è molto bella da visitare così come il Vietnam o almeno per quel poco che ho visto ma qui c’è il problema che i neonati si ammalano spesso a causa sia dello smog pesante che provoca bronchitismo e a causa degli sbalzi di temperatura perché di giorno se non c’è vento la temperatura arriva anche a 25 gradi mentre se si alza il vento può anche scendere a 10 gradi. Stanotte Massimiliano di Forlì ha portato la sua bambina alle tre al pronto soccorso con la febbre a 40 e alle sette sono andato a dare un aiutino nella traduzione dei colloqui coi medici. E’ uscito alle dieci del mattino con la cura ma deve ritornare per tre mattine in ospedale, pensate che ogni volta che va deve tirare fuori 800 dollari. Dunque io e la Ga abbiamo deciso di fare i turni nella libera uscita e di tenere sempre Minh Ha in camera con uscite al max di mezz’ora come ha detto il bravo medico francese Reignard. Dunque la Ga è andata oggi pomeriggio con la Glo a fare le compere per i regalini da fare a casa e per qualche ricordino da questo straordinario Paese. Continuo a ricevere mail veramente personali e di emozione da voi e questo mi riempie di gioia. Devo dire che questa esperienza per me eccezionale è nata nel totale affidamento al Signore che abbiamo pregato fin dall’inizio insieme a tanti di voi. Il Signore ha voluto dunque questo, ci ha affidato Minh Ha, l’ha affidata a me, alla Ga, alla Glo e alla Comunità in cui vivo. Le nostre storie si sono unite e anche se oggi non so cosa succederà in futuro so che questa è la mia strada, la nostra strada e il Signore ci darà il necessario per percorrerla e viverla tutta. La nostra esperienza dice quindi questo: il Signore è presente nella nostra vita e per ognuno di noi ha una parola, un progetto. Dobbiamo cercare questo progetto, dobbiamo cercare ogni giorno il Signore. L’amore di cui vivo e che esprimiamo a Minh Ha non viene da me, io sono solo servo inutile nelle mani del Dio Onnipotente, sono strumento del suo grande amore. Buon anno amici, buon anno di cuore, auguro a voi di stupirvi ogni giorno della vita, di quella vita che vi chiama ogni giorno, che vi desidera, che vi vuole e che ha per me gli occhi e le mani protese di Minh Ha. Ciao, Angelo. 29 dicembre 2006 Cari amici miei, oggi abbiamo ricevuto i documenti finale con passaporto di Minh Ha per cui è definitivamente confermato il nostro rientro con partenza a Capodanno 2007 e arrivo a Malpensa il 2 gennaio alle ore 6.30 del mattino. E’un peccato lasciare Hanoi senza aver visto e sentito a sufficienza, senza cioè esserci “riempiti”di VietNam. Minh Ha ha bisogno di un ambiente più curato e sicuro che può essere casa nostra, ritorneremo in VietNam tra qualche anno quando la nostra bimba avrà qualche anno in più e potrà capire, questo ci diciamo tra noi famiglie. Intanto oggi è partita per il rientro la prima delle sei famiglie di Thai Nguyen, quella di Roberta e Stefano con la loro bella bimba. Stefano non vedeva l’ora di far conoscere la loro bimba a tutta la loro famiglia. Le altre cinque famiglie rientrano tutte lunedì assieme. Stamani è stata anche l’occasione di salutare Bobo con le fidate e bravissime Collaboratrici. E’stato un bel momento e subito dopo abbiamo assistito alla partenza di tutto il gruppo di Roma. Abbiamo passato due o tre settimane assieme ma abbiamo condiviso momenti molto emozionanti. Ognuno involontariamente ha conosciuto l’intimità delle altre famiglie e ci siamo conosciuti così. Questi due giorni che mancano alla partenza li passeremo a comprare qualcosa di significativo del VietNam, si pensa infatti alle bomboniere per il battesimo. La Ga ha pensato di comprare un vestitino vietnamita per Minh Ha e per Gloria che indosseranno al battesimo della piccola. E’una bella idea perché vogliamo che venga valorizzato il Paese di Minh Ha. In questi giorni siamo andati parecchie volte nei numerosi ristoranti italiani presenti qui intorno perché qui in albergo non si può mangiare sempre riso al curry a vagoni e anguilla e rane che sono molto buone ma dopo un po’ spuntano le branchie anche a chi le mangia. Abbiamo conosciuto così Gianni del Leone d’Oro, un catanese sparito dalla Sicilia 35 anni fa perché ha girato il mondo con la catena di alberghi Holiday Inn, poi ha deciso di rilevare un ristorantino qui a Hanoi ed è rimasto qui. Non parla della moglie e noi non chiediamo niente ma ha undici fratelli che non vede da decenni, la madre novantenne che non vede da almeno vent’anni. Ci racconta quando andiamo a trovarlo della mentalità vietnamita e ci fa capire che certi modi di ragionare sono gli stessi in tutte le culture. Ha tre aiutanti a cui ha dato lui nomi italiani o comunque non Vietnamiti, c’è un cameriere molto giovane e sveglio che ha chiamato Sbirulino (hei Sbiruli’venne accà e sparecchia), c’è una cameriera carina con una treccia che scende quasi fino alle ginocchia che ha chiamato, chissà perché, Fjona, e poi c’è la cuoca di 23 anni che ha chiamato Giulia che conosce molto bene l’italiano e che ha portato una volta in viaggio premio per 45 giorni in Italia. Giulia è molto ambiziosa e di carattere aperto ma aggressivo e dice che non vuole da grande fare la moglie e basta. Davanti al ristorante molto ben tenuto c’è un parchetto in cui ogni volta che lo attraversiamo di sera spunta fuori un topo che fa saltare di paura la Ga e fa divertire tutti gli altri. Un altro ristorante è il Pane e Vino di Marco, un italiano di Grandate vicino a Como ma che ha i genitori a Finale Ligure. Anche lui è da 30 anni in Asia, come dice lui, è stato un po’in Cina, un po’ in Laos e adesso è qui a Hanoi. Da quello che si capisce ha lasciato una famiglia in ogni posto e a causa del suo carattere ha lasciato anche qualche incazzatura nei posti dove è stato. Ora qui a Hanoi ha due ristoranti veramente molto belli in cui si mangia a basso prezzo. Stasera siamo stati da lui e ci ha ospitati al primo piano dove c’era una saletta con pavimento in Tek e vicina un’ orchestra di un violino e una chitarra classica che hanno suonato musiche veramente suggestive. Sono studenti del Conservatorio di Hanoi e hanno suonato brani di musica classica molto melodiosi. Il conto finale per ogni famiglia di tre persone per un pranzo completo è stato di 35 dollari e vi assicuro che è veramente poco per quello che abbiamo mangiato. Marco usa alla vietnamita nel suo ristorante mettere a disposizione tanti camerieri quanti sono i bambini da tenere in braccio quando i genitori cenano, il cameriere sta lì dietro la tua sedia discretamente col bambino in braccio e aspetta la fine della cena. Considerate che la cameriera non si limita a tenere il bimbo ma lo fa giocare, lo fa divertire, lo culla ed eventualmente lo fa addormentare, anche questa è una via vietnamita al vivere che secondo me è molto apprezzabile. Oggi qui all’Army Hotel si sono sposati vari militari e c’era una concentrazione altissima di gente in uniforme e di macchine occidentali tipo Mercedes. In città invece non si sa perché per tutto il giorno la filodiffusione ha riempito con gli altoparlanti piazzati sui pali di tutta Hanoi l’aria di proclami. E’una cosa curiosa, mi è venuta in mente Ankara tre anni fa quando ci sono stato per lavoro e anche lì c’erano gli altoparlanti sui pali che però per tutto il giorno trasmettevano preghiere islamiche. Oggi pomeriggio siamo andati a visitare con Mauro e Massimiliano una parte della città vecchia e ci siamo immersi ancora una volta nella varia umanità. Abbiamo scoperto intere vie dedicate allo stesso argomento, la via delle ferramenta dove tutti negozi uguali in fila costruivano le stesse cose e le vendevano, cancelli che costruivano utilizzando il marciapiede e anche la strada incuranti del traffico, viti e brugole da tutte le parti, attrezzi per la lavorazione del ferro sparsi, limatura di ferro e alluminio sparsa a tal punto che fermava in alcuni punti il solito rivolo laterale di fogna che così si spandeva allegramente per la strada e i motorini passando la schizzavano dappertutto. Abbiamo scoperto la via delle lapidi funerarie e delle pompe funebri, con gigantografie di belle lapidi con tanto di prece e fotografia, ogni negozio sembrava dicesse: perché ostinarsi a vivere se con soli un milione di Dong puoi avere un bel funerale? Poi c’era la via delle decorazioni festive, con le lampade rosse cinesi ma anche con lumini di tutti i tipi. Ad un certo punto abbiamo visto l’ennesimo tempio a Confucio e siamo entrati. Nel mezzo di una delle sale avvolta dai fumi intensi e acri dell’incenso c’era una donna che alzava al cielo le mani giunte e mimava una danza. Il solito americano pirla con la sua macchina da due miliardi di dollari la stava riprendendo. Siamo andati nella sala adiacente e qui c’era un altare con decorazioni tipicamente cinesi col drago, il cane con le boccacce e tanti cuscini e sul trono la foto di un monaco che a me sembrava buddista. Abbiamo poi fatto ritorno ma prima ci siamo presi un caffé Deng filtrato alla vietnamita ad un caffé affacciato con veranda sul lago della spada ritrovata. Abbiamo visto il tramonto lento col solito colore piombo. Vicino ad un cespuglio è spuntato un martin pescatore col corpo blu cobalto e fosforescente che ha dato spettacolo fermandosi a mezz’aria col battito delle ali a mille e tuffandosi in acqua a catturare pesci piccoli. L’ha fatto più volte e ha dato spettacolo anche agli altri presenti. Stamani tra le carte dei documenti finali abbiamo anche ricevuto il verbale di deposizione di chi ha trovato Minh Ha. La mattina del 17 agosto di quest’anno, una ragazza di 30 anni alle sei del mattino mentre andava alla risaia e dopo aver attraversato il campetto da pallone della scuola media inferiore di Ban Ngoai, sul lato del sentiero ha trovato un fagottino con dentro una bimba viva. Il fagottino era costruito con pannolini ed era legato in modo da proteggere la bimba in seguito ad eventuali colpi o rotazioni accidentali. Dal fagottino si distaccava una cordicella che andava ad attraversare la strada, quasi che chi ha abbandonato la piccola volesse non solo che non si facesse male ma anche che fosse notata e salvata presto. La signora si è guardata intorno ma non ha visto nessuno eccetto un signore anziano che poco lontano lavorava la sua terra. Insieme sono andati dal questore del Comune e hanno fatto deposizione. Il Questore ha pubblicato un bando anche per radiotelevisione che se entro trenta giorni non si fosse fatto vivo nessuno avrebbe dichiarato adottabile la bimba. Ha constatato col medico comunale che la bimba al momento del ritrovamento poteva avere già 15-20 giorni quasi che la madre volesse garantire una sua sopravvivenza che sarebbe stata probabilmente pregiudicata se la bimba fosse stata abbandonata appena nata. E’stato proposto alla ragazza che l’ha trovata di adottarla ma la ragazza ha dimostrato di non avere i mezzi sufficienti a mantenerla. Allora il Questore d’accordo con le persone presenti le ha dato il nome, Minh Ha, l’ Estate. E’iniziata così la storia di Minh Ha. Ciao, Angelo. 28 dicembre 2006 Cari amici, Questi sono giorni di perdite di tempo inenarrabili ma necessari. Abbiamo ricevuto ieri il permesso del Centro di Adozioni Internazionali di Roma ad adottare Minh Ha e stamani eravamo in predicato per ricevere dalla nostra ambasciata italiana di qui il passaporto della bimba e la documentazione completa finale con la quale si può portare in Italia Minh Ha, ma non è arrivato niente. Il nostro referente ha detto che sicuramente tutto sarà pronto domattina alle 10.00 e ci ha detto di fissare pure il volo di ritorno già da domani sera. Siamo andati alla Thai Airways e i primi posti liberi sono per lunedì1 gennaio con partenza da Hanoi alle ore 20.30 e arrivo al 2 gennaio a Malpensa alle ore 6.20 del mattino. Attendiamo domattina a cantar vittoria ma sembra essersi tutto compiuto. Ieri siamo stati ricevuti dall’ambasciatore italiano Alfredo Matacotta che ci ha raccontato la sua esperienza di genitore adottivo di una bimba di Ceylon ben 27 anni fa. Lui dice “la mia è stata un’esperienza felice e voglio trasmettere questo entusiasmo anche se sono passati 27 anni”. Nel cortile c’era un Carabiniere che ha chiesto di aprire la borsa e subito ha detto va bene prima ancora che la aprissi. Da lì ho capito di essere in territorio italiano veramente. Questa sera alla Hanoi Opera House qui vicino c’è aria di festa, c’è qualcosa in cui c’entrano i militari e l’entrata è laterale e solo a inviti. Ci sono alte uniformi e donne grasse, cioè quello che normalmente non si vede per le strade. Sulla grande scalinata davanti ci sono i giovani abbienti, è uno sfoggio di laptop collegati ad uno hot spot wifi e grandi macchinoni parcheggiati male. Non c’è la grande frenesia degli ultimi giorni dell’anno. Infatti qui lunedì prossimo sarà giorno lavorativo. Oggi le prime famiglie italiane adottive, quelle arrivate a inizio dicembre, sono partite per Roma. La famiglia di Phuoc, una ragazzina di 10 anni, ha salutato Gloria. Phuoc non parla l’italiano ma sta facendo progressi pazzeschi. Per farsi accettare, per farsi voler bene arriva ad avere un’ansia pazzesca di voler essere all’altezza e nello sforzo impara l’italiano alla velocità della luce. Nessuna bimba qui voleva stare con lei perché continua a ridere e non si capisce niente di quello che dice. Allora abbiamo detto a Gloria se se la sentiva di stare un po’con lei accettando il fatto che potevano anche non capirsi ma facendo in modo di inventare qualcosa di utile o bello per stare insieme due minuti. Gloria ha inventato la scrittura insieme a word e così Phuoc ha capito e si è messa a scrivere i nomi di tutti i suoi amici dell’istituto che per tanti anni le sono stati vicini e che non vedrà più. Lei proviene dall’orfanotrofio di Phu To e per arrivarci hanno dovuto usare un piccolo aereo. Anche la famiglia di Bruxelles è partita, lì c’era la mamma che all’inizio era sconfortata perché il figlio aveva tre anni e non era un neonato come il nostro. Il rapporto è migliorato molto ma ancora chiamava suo figlio con soprannomi non adeguati. Lei dice che il tono è affettuoso, notando la sorpresa degli altri. Ma chi invece capiva tutto senza conoscere una parola di italiano era proprio il bimbo. Oggi Gloria è andata coi nostri amici a vedere uno spettacolo di marionette sull’acqua, la Ga è andata a comprare qualcosa da regalare agli amici in Italia e io ho tenuto la piccola Minh Ha. Verso le sei del pomeriggio a buio inoltrato sono andato a fare un giro per sgranchirmi le gambe attorno al lago della spada ritrovata e in mezzo ai vari capannelli mangerecci che si formano sul marciapiede a quest’ora ho sentito un odore che mi ha ricordato una cosa forte. In mezzo a tanti odori ho sentito l’odore di Minh Ha quando l’ho ricevuta dalla Didi all’orfanotrofio. Mi sono fermato allora sul lago e ho cercato di capire che odore fosse. Era un odore di pulito ma un odore particolare, gradevole e anche forte. Un odore di lino bruciato dal sole, un odore di terra bagnata dalla prima pioggia di temporale estivo, un odore di fieno nel calore dell’estate. Poi ho pensato che la hostess di oggi della Thai, molto professionale, si è fermata per dirmi in mezzo a tanti sorrisi che Minh Ha è un bel nome, significa estate, e in vietnamita avere un bel nome è l’indirizzo della vita. Mi sono emozionato e ho pensato che i frutti maturi dell’estate sono quelli che danno la vita e che se hanno chiamato mia figlia Estate allora ci sarà un motivo nella mentalità vietnamita. Un mio amico carissimo, un fratello per me, mi ha chiesto cosa penso questi giorni e vi confesso che non penso a tutte le cose che vedo ma c’è un pensiero che mi prende ogni giorno e cioè come fare per dire a mia figlia un giorno che è stata abbandonata. A lei non basterà che io lo dica semplicemente. Domani dall’ambasciata mi daranno un faldone con alcuni documenti che non ho mai avuto e con riportata la deposizione rilasciata alle autorità da chi ha fisicamente ricevuto la bimba o l’ha trovata. Sarà una cosa forte perché ci potrà essere scritto qualunque cosa ma soprattutto sarà la verità non nascondibile da cui dovrò partire insieme a Minh Ha per elaborare la sua storia, per progredire e per arrivare a evidenziare fatti positivi. Un abbandono non può essere in nessun modo una parola finale, non lo è già adesso per Minh Ha che ha cambiato comportamento verso gli altri in soli dieci giorni che è con noi. Un abbandono è una partenza accidentale ma non può essere scartata come ragione per vivere. Si può trovare un senso alla vita anche a partire da un abbandono. E penso che il primo tassello che metterò per andare avanti nella storia personale di Minh Ha sarà l’amore. Per amore è stata creata, per amore ha cambiato paese, per amore continuerà a vivere. Il Signore ha stabilito per lei cose grandi, tutto è utile e niente devo buttare via della sua storia se voglio capire quale è il suo futuro. Il frutto maturo dell’ estate Cade al primo temporale d’ aria E nella terra umida della sera Ricorda di quando era felice sui rami. Ciao, Angelo. 26 dicembre 2006 Cari amici, Il tramonto di Hanoi accende di piombo i toni dell’ocra e un po’ mette inquietudine se si guarda al cielo, un po’ è grigio e un po’ è rosso e su tutto domina un’ umidita’ opprimente nei 22 gradi di oggi. Abbiamo conosciuto una bimba adottata di 10 anni, pensate un po’, da una famiglia di Roma. Che problemi ci sono? La lingua innanzitutto perché lei non parla italiano e poi il carattere in un certo modo già formato e poi l’ansia dei genitori per il timore di non essere all’altezza. Oggi questa bimba ha conosciuto Gloria e le si sono accesi gli occhi, hanno fatto gesti ma si sono intese a giocare a word sul pc. Oggi è giorno lavorativo qui e stamani alle 7 siamo stati svegliati dal dolce rumore del flessibile qui nella casera vicina e poi dalla tromba che suonava l’adunata o qualcosa di simile. Sulla piazza d’armi grande giorno perché due rappresentative di militari si sono fronteggiate in una partita che sarà durata tre ore. Attorno al campo militari donne e uomini nelle loro belle e variopinte uniformi che sono sempre verdi Vietnam, ma con le decorazioni diventano visibili dalla luna anziché mimetizzarsi. Siccome ieri la mia Glorietta ha avuto un momento di sconforto per la solita storia di gelosia, allora oggi io e la Ga ci siamo organizzati così: io ho tenuto tutto il giorno fino alle tre del pomeriggio Minh Ha e la Ga è andata in giro per Hanoi con la Glo. Sono tornate serene sulla vita e litiganti tra loro come succedeva a Uboldo e questo significa che la giornata è andata bene. Infatti la mia Glo con la sua mamma è sempre in guerra con intervalli di amore da romanzo. Io alle tre del pomeriggio me ne sono andato a nord del lago della spada ritrovata ma questa volta sul lato destro dove ci si addentra di più nei meandri storici e sociali della città. Ho trovato strada facendo un giovane che come tanti altri mi proponeva un passaggio sul motorino a prezzi modici e io invece siccome era molto comunicativo e sveglio ho provato a invitarlo a un bar vietnamita a bere un te. Lui ha accettato e mi ha raccontato che viene da una provincia molto povera a sud di Hanoi e che studia all’università coi contributi statali perché lui è bravo. Studia ingegneria delle acque, come dice lui, e crede che il Vietnam sia in una fase di sviluppo tale che avrà bisogno di gente come lui. Ha ragione. Al termine l’ho salutato e siccome è stato sincero e gentile mi sono sentito di regalargli 50000 dong che sono due Euro, avrò fatto bene? Non lo so, io sono uno che su queste cose me la meno parecchio perché mi chiedo perché lui sì e gli altri no e poi altro. Vabbè ormai è fatta. Mi sono addentrato poi nel quartiere storico e qui quartiere storico non significa salvaguardato dalle belle arti ma degradato. Ho trovato subito un mercato sulla strada e mi ci sono infilato. Era quello un mercato solo di alimenti e non vi dico che odore pazzesco. Non odore di marcio, non odore di pesce, non corporale umano, ma tutti questi odori messi assieme più l’odore del rancido e del fritto. Vi avevo già detto dei diversi gradi del rancido che vengono apprezzati come sapori forti mentre vi garantisco che in certi momenti avevo i conati di vomito. C’erano bancarelle di spezie con pesci e animali assurdi seccati, vi erano bancarelle di frutti mai e poi mai visti, vi erano bancarelle di animali vivi e macellati. Dappertutto correvano galline e pulcini in libertà, per il vicolo stretto, sotto le bancarelle, tra i piedi della gente. Addirittura davanti a me due galli si sono menati e un vietnamita ha dovuto dividerli, il suo gallo l’ha preso in braccio e all’altro ha mollato un calcione alla Del Piero in porta. Ma le scene più forti sono state quelle sugli animali. In Vietnam usano cuocere il pollame, galline e oche, nell’olio ma con la teste ritta rispetto al corpo. Per fare questo spezzano le ali, le ritorcono e le legano con lo spago sul becco così la testa rimane ritta. Anche se questi animali sono morti non vi dico che impressione vederli, vedere il loro corpo trattato in quel modo, c’è qualcosa di ribrezzo a vederli. Sono poi arrivato alla zona del pesce e le bancarelle espongono enormi catini con pesci grandissimi, circa mezzo metro almeno di grandezza, sembrano sgombri o lucci ma sono pesci che non ho mai visto. Arriva uno che chiede un pezzo di pesce, il pezzo dietro con la coda ma non metà perché è troppo. Allora il bancarellaro prende il pesce grosso e comincia a scuoiarlo vivo, a tagliare le pinne vivo e alla fine con un colpo secco taglia la parte dietro. Il taglio netto non ha leso organi vitali anche se il pesce ha cominciato a dissanguarsi di sangue rosso ma la cosa impressionante è che il pesce mezz’ora dopo che sono ripassato era ancora vivo e si dimenava a tratti. Da svenimento. Il mercato del pesce mostrava anche una varietà di pesci incredibile, gamberi di ogni tipo, granchi giganteschi. In una bancarella una signora prendeva questi granchi vivi, gli strappava le gambe e le chele e ancora vivi li metteva in un mortaio dove pestava a tutta forza ricavandone una poltiglia da seccare. Tutto questo a mezzo metro dall’immancabile rivolo di fogna che passava sulla strada. Una ragazza si avvicina a me e mi vuole vendere un cappellino ad un prezzo esorbitante di 5 Euro che per loro è molto, ma quando io sto dicendo che non mi serve lei sparisce e riappare due minuti dopo dicendomi che c’era dietro di me la polizia che onnipresente io non l’ho riconosciuta ma lei sì, anche se in borghese. Mi sono divertito, il mercato è stata un’ esperienza veramente molto forte sia visivamente che olfattivamente. Ancora una volta l’impressione che ho avuto è che io in quanto straniero non interessavo molto a loro perché i Vietnamiti vendono praticamente solo ai Vietnamiti. Solo qualche americano si è azzardato a mangiare le zuppe al mercatino e sulla strada. Ogni tanto vedo qualche americano che si comporta come se fosse a casa sua e manda a quel paese senza mezzi termini la gente di qui. Eravamo ieri sul taxi che suona sempre e ad un certo punto ha suonato ad un americano che era in mezzo alla strada, questo americano si è fermato in atteggiamento di sfida, tutto rasato e coi rayban verdi da mercenario sussurrando parolacce sue ma il taxista l’ha guardato perché non capiva. Infatti il suono in macchina o in motorino non è per dire qui in Hanoi fatti da parte che ho i miei diritti ma solo attenti che ci sono anch’io. E’ una finezza ma qualcuno non la capisce. Vi saluto alla Vietnamita con inchino e mani congiunte sotto al mento. Ciao e buona notte, Angelo. 25 dicembre 2006 Cari amici, qui tutto bene, i nostri bimbi stanno diventando sempre più belli e stanno superando i problemi che avevano quando li abbiamo presi in istituto. La mia piccola Minh Ha ha subìto nel frattempo un attacco di febbre oltre i 39 gradi e alla mezzanotte di venerdì l’ho portata d’urgenza col taxi all’ospedale francese che prima di ogni discorso ha voluto 300 dollari anticipati. Poi hanno visitato la piccola e poi hanno deciso di tenerla in osservazione per una notte. Il giorno dopo a mezzogiorno il primario pediatra, un francese sui 60 anni, ha concluso che non c’è niente in corso a parte un bronchitismo e una faringite che procurano una febbre persistente di 38/39 gradi ma alla quale i bimbi vietnamiti sono abituati come dice lui e per cui alla fine ci ha dimessi. Ho chiesto di risolvere il problema della febbre ma niente da fare, lui è un medico che crede che il bambino di 4 mesi ce la deve fare da solo. Mi sono fidato e la mia piccola si è fatta tutta la notte con febbre fortissima. Il giorno dopo sono andato senza la piccola all’ospedale, ho beccato una medica vietnamita che ha prescritto al volo un antibiotico che ha risolto il problema. La mia piccola ora sta bene e adesso prima di mettere fuori il naso dalla camera ci penso due volte e facciamo i turni io e la Ga. Attraversare Hanoi a mezzanotte era qualcosa di particolare perché non c’era in giro nessuno e il taxista era molto prudente agli incroci quando invece di giorno li attraversano a velocità sostenuta. Ho visto così che a mezzanotte lavano le strade con autocisterne enormi. Altra cosa particolare è che quando sono arrivato in ospedale il tassista non ha voluto che lo pagassi, non parlava l’inglese ma a gesti mi ha fatto capire che lo faceva per la bambina. Su questo sono rimasto di sasso, in fondo lui lavorava e Minh Ha non era sua figlia. O almeno lo spero. Quando vado a fare la spesa al supermercato mi becco sempre la stessa scena a cui ormai mi sto abituando e cioè che quando compro i pannolini e il latte da neonati trovo sempre le commesse che mi guardano e si mettono a ridere. Non c’è niente da fare, qui se fai queste cose stai facendo un lavoro da femmine. In compenso questa curiosità o sensibilità per i bambini si manifesta sempre per strada e ogni tanto qualcuno si ferma e vuole accarezzare la bimba. Noi lasciamo fare un po’perché ci stiamo affezionando a questa gente e un po’perché ci siamo accorti che Minh Ha mostra una curiosità accentuata ai suoni vietnamiti di queste donne quando la accarezzano. ”Mee mee” dicono cioè bimbetta bimbetta e Minh Ha come d’incanto ha occhi solo per loro. Ieri che era la vigilia il centro era paralizzato da centinaia e centinaia di motorini e abbiamo notato che la gente era vestita a festa e non coi soliti vestiti di tutti i giorni. Le donne rigorosamente coi pantaloni e le calze corte di lana e i giovani un po’come gli pare. Non sembrano esistere né gonne né tanto meno minigonne né tanto meno ancora calze di nylon. O meglio, ed è forse questo il perché, le donne con le minigonne e le calze a rete ci sono ma di sera e sulle strade semibuie attorno ai militari. Infatti una sera ritornavamo noi uomini dall’avventura del cinema in Ambasciata e siamo stati quasi assaltati da ragazze che mi hanno anche preso per un braccio per avere o dare compagnia. Anche qui ci sono quindi gli antichi mestieri e le gloriose arti. Ma poi mi sono ricordato che siamo in Oriente e che certi miti come quello delle arti nasce proprio da queste parti. Nella via delle spezie, perché dovete sapere che ci sono vie con file di negozi che vendono tutti la stessa mercanzia, dunque nella via delle spezie ci sono in vendita mazzetti di cavallucci marini legati con l’elastico e triturati fino a farne polvere che servono come afrodisiaci per l’uomo, come dicono i negozianti. Inoltre ci sono delle bottiglie dove sotto alcool hanno messo serpenti, scorpioni giganti delle vicine foreste, ragni velenosi e radici di ginseng e il negoziante assicura che bevendo quel liquore l’uomo, e daje, diventa forte nell’ars amandi. Oggi dunque è giorno di Natale e qui alla Messa della cattedrale di Hanoi c’era una folla esagerata. La Messa era in vietnamita e non si è capito molto ma quando siamo arrivati all’Adeste fidelis ci siamo commossi tutti perché sembrava di essere a casa nostra. Durante la predica c’era un pipistrello che volteggiava leggiadro sull’altare e la mia Glorietta era impaurita. Al momento dello scambio della pace nessuno si è dato la mano col vicino ma tutti si salutavano all’orientale e cioè facendo un inchino con le mani giunte sotto al mento. Il prossimo appuntamento è per mercoledì mattina quando andremo in Ambasciata che è qui a due passi a firmare per la richiesta di passaporto per Minh Ha e i nostri bimbi. Il nostro Referente ha detto che se tutto va bene partiremo tutti per il ritorno il 5 gennaio che poi è venerdì di settimana prossima. Invece ieri il nostro Referente Bobo di madre rumena e padre laotiano ci ha invitati al ristorante di sua moglie e ci ha offerto una cena vietnamita prelibata, succulenta e assolutamente di alto livello. C’erano gli sgombri arrostiti, la carne di maiale con le salsine, le salsine che ti ammazzavano di piccante ma che erano di un buono pauroso e c’era birra e Bardolino del 2005 che scorrevano a fiumi. E’stato veramente un signore e questo ha contribuito a rinsaldare le conoscenze tra le famiglie, alcune delle quali cominciano a sentire la nostalgia. Le famiglie qui infatti non sono solo le nostre sei di Thau Nguyen ma anche quelle che sono andate in altri orfanotrofi. Ma noi sei famiglie di Thai Nguyen oggi abbiamo fatto di più: abbiamo prenotato una saletta vicino al ristorante interno e abbiamo fatto arrivare col take away da un ristorante italiano tanti piatti nostri nostri come le tagliatelle alla bolognese e le fiorentine. Poi abbiamo tagliato il panettone e abbiamo cantato alla fine un Bianco Natale che ha commosso qualcuno di noi. Una famiglia poi ha tirato fuori dal baule una moka e ha fatto il caffè italiano e così abbiamo ricreato il clima de noantri. Un saluto e buona notte, Angelo. 22 dicembre 2006 Cari Amici, Sto ricevendo gli auguri da tutti voi e sono contento perché avete una parola per tutti. Ho ricevuto anche gli auguri della classe di Gloria, bimbo per bimbo, e questo farà felice la mia Glorietta che nel suo piccolo vive una crisetta per aver perso lo status di figlia unica e con monopolio. Gloria da domani comincerà a scrivere e risponderà a tutte le domande fatte nelle mail dalla sua scuola. Io poi sono più che contento di sapere che una scuola addirittura segue la nostra avventura, Maestre della Gloria, vi voglio bene. Qui la vita procede diventando sempre più routine e questo è un bene perché significa che a poco a poco i bimbi entrano nella famiglia nei pensieri organizzativi oltre che fisicamente o solo nei sogni come era qualche giorno fa. Siamo tutti concordi qui nel dire che dopo tre giorni che abbiamo preso i bimbi, ebbene questi sono cambiati. Stanno meglio, si vede che sono più rilassati, si vede che qualcuno sta mettendo su peso e ciccia in maniera visibile. La nostra Minh Ha ha le guance talmente cicciotte che sembra Budda anzi un Buddino anzi ancora e, come dice Gloria, un Budino. Anche per gli altri bimbi le cose stanno notevolmente migliorando, sono in via di guarigione tutte le forme parassitarie della pelle che affiggevano questi piccolini che solo tre giorni fa facevano spavento anche solo a guardarli. Veramente qualcuno diceva: ”Dio mio, Dio mio”, quando li ha visti la prima volta. Ma voi non avete idea di che grande amore è quello di una mamma. Forse più forte ancora di quello di un papà che è portato a organizzare subito le cose per risolvere i problemi e che forse in questo si perde il valore del momento, il valore degli sguardi, delle parole pronunciate, dei singhiozzi. La mamma prende in braccio il bimbo e lo stringe a sé e dice tutto insieme o niente per tutti. Sono quelli momenti eccezionali dove tutti siamo nell’intimo degli altri e gli altri sono nel nostro. Come ogni sera ormai ci troviamo nel ristorantino dell’Army Hotel coi camerieri che sono militari. Tutte le famiglie coi loro bimbi, con i passeggini, con le borse e tante altre cose. E’ una grande confusione ma i camerieri militari sono impassibili e rispettano le consegne servendo in silenzio. Anche nell’albergo ci hanno dato le camere tutte una di seguito all’altra sullo stesso piano e all’ultimo piano nell’ala che dà sulla piscina e che quindi è silenziosa. Dall’altro lato confiniamo con una caserma e dall’altro ancora con una specie di piazza d’armi del circolo ufficiali. Il corridoio fuori dalle camere ha un lato aperto e dà sul cortile della piscina e i papà si trovano ogni tanto fuori sul corridoio a far dormire i loro piccoli. Capita ogni tanto che qualche famiglia abbia bisogno o si trovi in difficoltà, ma subito le altre si organizzano per dare una mano e fino a questo momento tutto è andato molto bene. Oggi siamo andati in tre famiglie coi bimbi nel marsupio per altre strade nuove di questa gigantesca città che è Hanoi. Due papà portavano il marsupio e questo creava per strada molto divertimento e in qualche caso ilarità nei passanti che, l’ abbiamo scoperto dopo, vedono molto divertente che un papà porti i bimbi quando questo è il mestiere tipico della donna qui in Vietnam. Però questa immagine del papà che fa la mamma trasmette anche un altro messaggio che a prima vista non si nota e cioè che la cura per il bimbo è grande. Se poi il bimbo è Vietnamita questo crea una cosa curiosa: questi papà marsupiali vengono continuamente fermati per strada da persone anziane che vogliono sapere del bimbo, lo accarezzano e in qualche caso lo prendono in braccio. Oggi stavo reagendo in difesa all’avvicinarsi di uno sconosciuto a Minh Ha, ma il mio amico che aveva già fatto la prima adozione in Vietnam mi ha detto di lasciar fare perché questo gesto è nella natura e nelle tradizioni Vietnamite, e così ho fatto. La donna mi è stata poi molto grata e con lei tanti che erano con lei ma che fino a quel momento sembravano estranei. Questa mattina siamo andati a visitare il tempio dedicato a Confucio nel lago della Spada Ritrovata che è poi un laghetto centrale di Hanoi. Il tempio era costellato da bastoncini di incenso e da gente che pregava oltre che da tanti americani ed europei. In una delle salette vi era in bella mostra una tartaruga gigante che aveva vissuto nel laghetto per duecento anni. Una tartaruga sacra che infatti veniva venerata e si dice avesse anche mille anni. Una tartaruga strana dico io perché ha il corpo di una tartaruga marina ma non ha le zampe palmate ma con dita e unghie e inoltre ha un muso che assomiglia ad un maiale. Veramente impressionante. Il Natale si avvicina a grandi passi e siccome qui sembra che Natale sia solo un lunedì di lavoro, allora abbiamo deciso di prenotare da mama Rosa una saletta dove andremo a pranzare non prima di aver cantato qualche canzone natalizia come infatti siamo già d’accordo. Per la sera della Vigilia, per la Notte Santa, abbiamo ricevuto un invito a partecipare ad una festa organizzata da Vietnamiti in ricordo del momento. La cosa à molto gentile ma non so quante persone parteciperanno perché ognuno vuole vivere il momento della Nascita a modo suo. Per noi si affolleranno tanti pensieri dopo la lunga attesa, dopo il lungo Avvento. Questo Natale avrà le sembianze di un bimbo povero che stava per essere rifiutato ma che alla fine ha avuto la Grazia di aver salva la vita. Questo Bimbo sarà fisicamente figlio di una sola famiglia ma idealmente di tutti quelli che anche solo col pensiero gli sono stati vicini. E’ un Bimbo raccontato affinché fin dalla Sua Nascita sia di tutti. La vera novità infatti è questa: il Bimbo nasce per essere di tutti. Ciao e auguri per un Santo Natale, Soprattutto per chi sta andando in ferie in questo momento, Con gli altri amici ci sentiamo domani. Ciao e buona notte, Angelo. 21 dicembre 2006 Guardate che bella Minh Ha, ciao, Angelo.

21 dicembre 2006 Cari Amici, oggi l’ultimo appuntamento previsto per l’adozione, la visita medica nell’ospedale francese. Minh Ha sta bene, ha uno sviluppo congruente con l’età e il medico conferma che la data di nascita è credibile. Ha solo qualche dermatite sulla schiena e sulla pancia, curabile e guaribile in un paio di giorni. E’ una bella bimba cicciottella, serena e contenta. Ha cominciato oggi a ridere anche alla Gloria che è andata a mille. Stiamo mettendo tutte le attenzioni possibili io e la Ga sia a Minh Ha che alla Glo per non farle ammalare perché qui altrimenti diventerebbe tutto più difficile. Gli altri bimbi anche loro stanno bene e qualcuno ha qualche problema sia di pelle che di polmoni ma presi subito sono ora sotto una cura da cavallo e si rimetteranno presto. Un figlio di una precedente adozione quando ha visto la sorellina che stava male si è preoccupato moltissimo e in uno scatto d’ira ha detto gridando perché ci hanno dato questo bimbo ammalato non potevano darcene un altro sano? La mamma l’ha guardato e commossa gli ha detto risoluta che no, non cambierebbe questa bimba con niente al mondo. Sembra banale questo colloquio ma rivela ancora una volta l’eccezionalità di quello che stiamo vivendo. La sera sta scendendo su Hanoi e una vita diversa dal giorno la sta popolando. Le strade si riempiono dei soliti motorini a centinaia che intasano le strade. Qui dicono tutti che c’è una Vietnamese way to cross the road e la via Vietnamita è quella di non guardare il semaforo ma la persona che ti sta davanti nel mezzo di un incrocio incuranti che sia a piedi o che sia in bicicletta o che sia su un camion alto quattro metri. Non c’è paura. Semplicemente c’è una contrattazione consapevoli che ciò che dirime i rapporti tra le persone non è il diritto ma il rispetto. Sui marciapiedi gli impiegati all’uscita dal lavoro si siedono sui seggiolini microscopici in mezzo a cose inenarrabili a mangiare brodi vari e a sorseggiare saké. Al parchetto di fianco al laghetto centrale di Hanoi la gente occupa gli spazi per giocare a volano cioè a quel tennis da spiaggia che si fa con una specie di piuma col contrappeso anziché con la pallina. Il laghetto di Hanoi ha al centro una pagoda in pietra di mille anni fa e le luci di questo strano tramonto precoce e improvviso la circondano di un’aria per me molto orientale. In ogni negozio della città appena entri c’è un altarino a terra e in un angolo con dentro Budda e con davanti l’incenso. Ogni tanto nella città il continuo dei negozi è interrotto da qualche pagoda vera e non molto grande, appena entri esce un signore che ti offre senza farteli pagare i bastoncini di incenso e lui si aspetta che tu ti raccolga davanti al Budda e che pianti i bastoncini nella sabbia. Questo è il rispetto che lui chiede anche se tu non ci credi e se lo fai lui diventa visibilmente soddisfatto. Nei parchetti che ci sono qua e là ci sono nell’ombra della sera o anche al quasi buio totale gruppetti di persone che stanno giocando alla dama vietnamita mentre una cosa molto bella da vedere è che sul limitare del lago proprio sulla riva, si raccolgono tanti anziani che con la faccia rivolta al centro del lago iniziano a fare ginnastica alla maniera delle arti orientali. I giovani qui non ci sono, loro stanno vivendo il boom della libertà e credono nel loro futuro. Per loro libertà è un motorino che li possa portare lontani e fargli passare una domenica anche a 50 Km di distanza da Hanoi. La libertà per loro è un telefonino e la possibilità di chattare, libertà è un concerto di musica moderna a tutto volume. Sulle rive del lago i rumori della strada sono attutiti e attorno alla pagoda di pietra oggi hanno ancorato cinque palloni aerostatici giganti e immancabilmente rossi con una lunga bandiera beneaugurante stretta e lunga. Il bimbo che ieri stava male si è ripreso e a grandi passi si sta avviando alla guarigione. Poveri bimbi, ma dove stavano prima? E’ mai possibile che in quell’orphanage non avessero neanche un’aspirina? E’ mai possibile che giovani vite come queste se ne vadano senza lasciare traccia solo perché, come dicono all’ospedale di ieri sera, non hanno un’assicurazione sanitaria? E qual è il pensiero del Vietnamita davanti alla morte e alla morte giovane? E’ la vita, sono cose della vita, fa parte della vita, dicono così, semplicemente. Noi famiglie camminando per strada con in braccio i nostri cuccioli sentiamo bene gli sguardi della gente, dei Vietnamiti. Si avvicinano, guardano il bimbo. Ti verrebbe d’istinto di mandarli via perché potrebbero chiedere la questua ma non è così. Non chiedono la questua, chiedono solo se il bimbo è Vietnamita sapendo che lo è. Alla nostra risposta ci dicono di che etnia è il bimbo, sorridono e poi se ne vanno salutando. Un nostro amico qui quando ha visto che una donna si avvicinava a vendere una pannocchia arrostita gli stava dando i soldi senza volere la pannocchia e nella sorpresa generale la donna si è offesa e non ha voluto i soldi. Arriva Natale e qui non esiste. Come è il Natale da noi lì in Italia? Mi sembra di vedere il Natale come si guarda la Terra da Marte. Molto lontano e se si sposta qualcosa è difficile notarlo. Qui abbiamo organizzato tra noi sei famiglie una little Italy, abbiamo prenotato un pranzo da Mama Rosa ristorante gestito da un ragazzo Vietnamita che ha imparato a fare il cuoco di cucina italiana e serve piatti eccezionali a prezzi molto bassi. Alla mattina andremo alla Cattedrale Cattolica di Hanoi e poi a mezzogiorno da Mama Rosa. Ormai ci stiamo avviando alla routine e aspettiamo solo che l’Ambasciata con calma sua ci rilasci i documenti. Nell’attesa abbiamo pensato di organizzare nei prossimi giorni qualche mezza giornata al Parco Lenin a nord della città e una visita nella sterminata zona storica. Stiamo già pensando ai regalini da portare in Italia. Adesso vado a far dormire Minh Ha. Ciao, Angelo. 20 dicembre 2006 bis Cari Amici, oggi giornata relativamente tranquilla che mi ha fatto pensare molto a ieri. Eravamo tutti nella saletta con Ho Chi Minh che ci guardava serio e noi che invece guardavamo la porta che dà sul cortile da dove sarebbero arrivate le didi. Ad un certo punto sono arrivate ed eravamo tutti fermi senza parola. Allora la capa delle didi ha cominciato a chiamare le bambine per nome mentre il referente Bobo diceva il nome della famiglia associato, Minh Ha e poi Leva-Ferrario. Ho preso in braccio Minh Ha e come Gloria quando è nata era in silenzio e coi suoi occhi a fessura guardava attenta tutti. Gloria mi guardava e si immalinconiva e io guardavo Gabriella. Ero emozionato e in quel momento ho pensato due cose, che la mia famiglia si ingrandiva e che dedicavo quel momento a due persone mie amiche nella speranza che quel momento fosse di buon auspicio per loro. Oggi ho cullato in braccio Minh Ha attorno alla piscina assieme agli altri papà, tutti assonnati perché le bimbe hanno tutti gli orari sballati e si svegliano di notte che vogliono mangiare o giocare. Stasera invece un po' di movimento che si sta concludendo bene. Il bimbo di una delle nostre famiglie era da ieri che dormiva e che aveva la febbriciattola, oggi pomeriggio la febbre è salita e allora siamo andati in un ospedale occidentale gestito da olandesi che ci hanno detto subito che le condizioni erano gravissime perché c'era in corso una polmonite seria insieme ad anemia e disidratazione. Hanno stabilito subito una refertazione oraria e hanno messo in cura da cavallo il bambino che diventava sempre più mogio sotto i colpi della febbre. E' così infatti come ci dicevano, i bambini finché rimangono in istituto hanno una serie di problemi che rimangono sotto il livello di soglia ma poi cambiando le abitudini i problemi esplodono. Una cosa è certa, l'ospedale ha previsto tre - quattro giorni di cura per ristabilire le condizioni a patto che ci sia un minimo di reattività e ha chiesto 1284 dollari al giorno !!! Ma ci pensate? Lo stipendi medio dicevamo di un impiegato buono è di 50 dollari al mese !! La verità allora è un'altra: quello che sappiamo è che i bambini che escono vivi dagli istituti tengono i loro problemi sotto controllo almeno fino a quando non entrano nelle nuove famiglie. Per gli altri non si sa e non si saprà mai niente. Infatti la verità è che di influenza si muore, di scabbia si soffre all'infinito perché non si ha una maledetta pomata da un euro che in due giorni fa sparire tutto, di polmonite si lasciano le penne. Alle 23.00 la situazione era migliorata, il bimbo intubato con fleboclisi di antibiotico e paracetamolo ha abbassato la febbre ed è tornato vitale. Il medico ci ha confermato che la risposta è ottima e che se va avanti così tutto si risolverà in un giorno. Meno male che c'è il Dio dei bambini che vede e provvede. Ciao e buona notte, Angelo. 20 dicembre 2006 Carissimi, ieri e’ stato il grande giorno, siamo partiti alle 12.30 con due minivan per Thai Nguyen e ci siamo arrivati alle 15.00. Il paesaggio è rapidamente cambiato e dopo aver attraversato Hanoi e la sua periferia ci siamo immessi su una strada che è l’unica asfaltata che conduce in Cina. Pensate che non ha diramazioni, è unica in mezzo alla campagna pianeggiante vietnamita. Le case sono in realtà per la maggior parte baracche o più spesso negozi-abitazione dove al mattino come probabilmente dalla nascita del mondo il suo abitante esce e si siede subito. Tira fuori le sue cose da bollire e passa il tempo così. Mette a disposizione dei suoi clienti seggioline piccolissime su cui si possano sedere sorseggiando saké o liquore di riso in attesa del brodo che gli verrà servito. Attorno al cliente ci sono pentole di ogni tipo. Le baracche sono intervallate da banani e piante con radici prensili che in tanti casi hanno già toccato terra diventando fusto e dando così vita ad un unico soggetto multitronco. Siamo arrivati a Thai Nguyen e finalmente dopo poco all’istituto che è in realtà un centro sociale con tre isolati divisi da una stradina, un isolato con un piazzale per le partite a pallavolo e una sala convegni con gli immancabili proclami di partito, un isolato che è un ospizio per anziani e di fronte un isolato per i bimbini. Le didi ci hanno accolto in una saletta dedicata agli incontri, non hanno permesso così che si verificasse la scena struggente dei bimbi in età avanzata che si avventano su quelli che purtroppo non sono i loro genitori adottivi. Mi dicono però che in altri istituti questo succede. Abbiamo consegnato i pensierini alla capa delle didi e dopo un po’ sono finalmente arrivati i cuccioli, uno per didi. C’era chi piangeva e vi confesso che anche io ero emozionato, un po’ stavo attento alla bambina e un po’ stavo attento alla mia Glorietta che già dava segni di malinconia. Con un occhio di intesa allora io e la Ga abbiamo preso Minh Ha e l’abbiamo data a Gloria e lei si è sentita coinvolta. I bimbi erano senza pannolini e glieli abbiamo subito messi. La cosa veramente tenera era che questi bimbi avevano i migliori vestitini che le didi potevano mettere loro. Ma ci pensate? L’istituto era in mezzo alla campagna, sull’inizio di un avallamento, una campagna poverissima e tutto sembrava trasudare mancanza di mezzi, povertà e indigenza , anche i vestitini dei bimbi erano scompagnati, spaiati, una calza blu e una verde, ma ogni bimbo aveva qualcosa di veramente prezioso addosso, la mia Minh Ha aveva un maglioncino bianco candido, e tutto era veramente pulito a dispetto di quello che si vedeva in giro. Le didi volevano mostrare così il loro meglio possibile. E ci sono riuscite. I bimbi stanno tutti bene anche se hanno qualche foruncolo sulla schiena e qualche piaga rimarginata. Ci hanno detto che non hanno malattie come la scabbia o altro ma sembra che i bimbi abbiano sofferto molto il caldo che l’estate scorsa ha infierito parecchio. Tutti in ogni caso hanno il catarro e adesso stiamo aspettando di andare all’ospedale francese per un check up generale. Finita la consegna siamo andati al dipartimento di Giustizia dove c’è stata la Cerimonia e il Capo del Comitato del Popolo che è un Giudice, assieme al direttore dell’istituto e alle funzionarie del Partito ci hanno consegnato formalmente i bimbi: da questo momento questi sono i vostri figli e voi avete i diritti e i doveri di genitori, il Vietnam ve li consegna per dare loro un futuro, ma il Vietnam vuole sapere fino al compimento del diciottesimo anno di età come stanno e come stanno crescendo, se voi li crescerete come figli secondo le speranze del Vietnam voi realizzerete un grande sogno del Vietnam e il Vietnam vi sarà grato per sempre, per questo motivo ogni volta che vorrete venire in Vietnam voi sarete i benvenuti e avrete una corsia preferenziale. Bello no? Poi io a nome delle sei famiglie italiane ho preso la parola e ho ringraziato l’istituto per aver protetto i nostri figli, le autorità per aver donato a noi i bimbi e il Vietnam che ha creduto in noi, il Vietnam rimarrà per sempre nei nostri cuori. Quindi abbiamo dato i regalini e ci siamo congedati. All’uscita il nostro referente, fatti cento metri, ha fermato i minivan in un bar e ha offerto a tutti un caffé vietnamita e poi ci siamo incamminati sulla via del ritorno. Siamo arrivati in albergo alle 20.00. Minh Ha è stata da subito tranquilla, calma, pacioccona e con due occhioni così. Guardava sempre in ogni direzione perché non riconosceva né i suoni, né gli odori né il modo di prenderla in braccio. Per un po’ ha dormito tra le braccia di Gabriella e di Gloria. La mia Glorietta ha avuto ancora un momento di malinconia ma l’abbiamo risolto alla nostra maniera e io l’ho presa tra le braccia e lei si è calmata. Sapete che Minh Ha sembra essere di etnia Kinh, cinese con la congiuntiva coperta dalle palpebre? E’ cicciottella e il suo nome finalmente abbiamo scoperto in maniera certa che significa estate (qui avevano detto “grande luce”, ma sembra essere la stessa cosa). Quindi ha la faccina piatta come i cinesi e quasi non ha il nasino, la pelle è chiara, gialla chiara. Questa notte si è svegliata alle quattro e mezza e non si è più addormentata tranne qualche raro momento. Domattina andremo all’ospedale per la visita generale mentre stamani siamo andati assieme a Caterina all’ambasciata per iniziare le pratiche per il passaporto di Minh Ha. Ieri ho ricevuto tanti messaggi da voi e vi devo dire che avete avuto una parola particolare per noi, ognuno la sua, intima, personale, dedicata: grazie a tutti. Ieri è stata una grande giornata di orgoglio nazionale per i 60 anni dall’inizio della Rivoluzione, come la chiamano loro. Io ingenuamente al turists information point ho chiesto alla gentile signorina se sulla via principale vestita a festa ci sarebbe stata in giornata una parata militare ma lei: mi ha guardato sorpresa, ha fatto una pausa, ha fatto un sorriso come per dire “ma che cosa stai dicendo?” e poi nel suo inglese perfetto mi ha detto che non è più il tempo, che il Vietnam è nel 2006 e che la festa consiste in discorsi ufficiali e musica per i giovani. Meglio così. Ciao, Angelo. 19 dicembre 2006 Cari amici, la partenza e’ stata rimandata alle ore 12.30 di oggi martedì 19 dicembre perché la cerimonia è prevista per le ore 16.00 a Thai Nguyen. Da quello che si capisce verremo ricevuti all’Istituto dalle Didi che ci daranno i bambini e subito dovremo andare in un’altra sala dove gli Ufficiali governativi ci accoglieranno assieme al Direttore dell’Istituto. Hanno una cerimonia di consegna in cui, se la famiglia del bambino è rintracciabile, i famigliari ci consegneranno il loro figlio. E’ un momento duro a cui bisogna essere preparati perché per nessun genitore è bello dare via per sempre il figlio. Le autorità hanno voluto questa cerimonia per dire che il Viet Nam ama i suoi figli e dandoli in adozioni non si priva del suo futuro ma costruisce il futuro dei suoi figli e il suo di Nazione. L’identità del Viet Nam passa anche per una fratellanza universale che unisce tutti gli abitanti del mondo. Non c’è retorica in questo come ci spiega un ragazzo che si ferma a parlare per strada ma tutti ci credono veramente. Ecco perché tutti ci chiedono con uno sguardo di amicizia sempre la stessa cosa: siete venuti a prendere vostro figlio? Thai Nguyen è a un centinaio di chilometri da Hanoi ma la strada non è asfaltata, è piena di buche ed è attraversata da tanta gente che porta ogni sorta di bagaglio. Ci vorranno circa due ore e mezza per farla tutta. Si va verso Nord verso il confine cinese che da Hanoi dista circa 200 Km. Una famiglia che è con noi ha un bimbo che nella precedente adozione è stato preso a Bac Can, vicino a Cao Bang, più a nord ancora di Thai Nguyen, è di etnia Kinh ed è cinese cinese. Stamani ho chiesto il significato del nome della nostra bambina Minh Ha e sembra che sia “grande luce”, ho chiesto anche al ragazzo in motorino incontrato per strada se sa dove è il paesino dove Minh Ha è nata, Ban Ngoai, e lui mi dice che è a circa 40 Km da Thai Nguyen, è in un punto pianeggiante e non è nella foresta come credevamo noi. Gloria è in ansia anche lei perché alterna stati di contentezza a stati indefiniti di scontentezza, forse anche lei sente l’incertezza dell’attesa, io e la Ga quello che facciamo è di prenderla in braccio e con la nostra fisicità confermarle che lei è parte importante della nostra famiglia e lei in questo modo si rassicura. Qui in albergo ci sono altri tre gruppi di famiglie arrivati precedentemente ma con enti italiani diversi. C’è una mamma che ha un bimbo che ha varie malattie, è stato preso al sud vicino a Nha Trang verso l’interno e per arrivarci hanno preso un piccolo aereo perché dovevano andare sulle montagne. Il bimbo è molto piccolo di fisico ma ha già tre anni, questo è un segno che probabilmente significa sofferenza e denutrizione. La mamma è impacciata, taglia i capelli a ciocche al bambino ma lo fa come se temesse di prendere la scabbia che è una malattia che ha il bambino. In realtà la scabbia si guarisce con una pomata e nei casi più gravi dura un mese, è infettiva solo per contatto con la pelle e si manifesta con vermi che scavano gallerie sotto pelle. Non dovete impressionarvi perché qui è malattia comune ma è veramente una cosa leggera per noi europei. La mamma imparerà a stare col suo bambino perché di questo suo timore si è accorta un po’ tardi che aveva smesso di tenere in braccio suo figlio e suo figlio se ne stava sempre per terra e guardava lei in silenzio. Da stamattina ce l’ha in braccio e il bambino ha ripreso finalmente a piangere come tutti i bambini normali. E' invece un problema la scabbia per i Vietnamiti che non sapendo come debellarla ne soffrono all’infinito. Speriamo bene per Minh Ha. Oggi qui è un grande giorno di parate per i 60 anni di quella che i Vietnamiti chiamano l’inizio della rivoluzione. Stasera alle ore 19.00 la via principale sarà invasa da tanta gente ma quando ho chiesto alla gentile signorina del punto informazione se ci saranno parate militari lei mi ha sorriso divertita e mi ha detto che no, la festa sarà un festa per tutti e anche per i turisti, ci saranno discorsi ma ci sarà anche tanta musica per i giovani e che qui i militari non c’entrano niente. Stamani ho fatto un giro qui intorno dove ci sono alcune caserme vestite a festa e si respira in effetti un’aria di grande momento. Ho visto i soliti banchini di vendita di alimenti per terra sul marciapiede, coi soliti Vietnamiti che vendono ai Vietnamiti i loro prodotti in verità un po’ poveri: pannocchie arrosto, involtini di riso, interiora di pollo bollite e soia a chili. Non sono tristi, sono rilassati e probabilmente riescono a vivere vendendo quei prodotti. Solo io ci vedo un po’ di tristezza quando a mezzogiorno il Vietnamita che ha venduto poco mangia il prodotto delle sue mani. Cara Minh Ha, Oggi verrò da te dove sei nata e ti porterò nella mia casa, Dove giorni di festa ti accoglieranno Ti stiamo aspettando in tanti e anche gli amici Dei tuoi genitori e di tua sorella ti aspettano e già ti vogliono bene. Crescerai tra noi, ti insegnerò tante cose e insieme diventeremo grandi, Studieremo a fondo le cose del tuo Paese e se saremo fortunati, Un giorno forse, Ritorneremo qui a Ban Ngoai e il tuo cuore Cesserà di urlare. Ciao, Angelo. 18 dicembre 2006 Cari amici, l’incontro con la bimbina Minh Ha è stato rimandato a domani martedì 19 dicembre alle ore 14.00 salvo conferma. Sembra che l’istituto sia a 800 m di altezza e dovrebbe fare freddo perché oggi qui c’erano 16 gradi e ieri sera ce n’erano 10. Oggi riunione organizzativa al mattino per stabilire cosa portare domani, documenti, regali alle Didi e agli Ufficiali vari e regali ai bimbi dell’Istituto. Dopo la riunione col Referente abbiamo fatto la spesa al supermercato di decine di box di latte da neonato da regalare all’istituto. L’albergo dove siamo è l'Army Hotel ed è uno dei migliori alberghi di Hanoi e si vede perché appena fuori l’albergo tutto cambia drasticamente. E'di proprietà del ministero della Difesa e i dipendenti sono tutti militari. Oggi abbiamo preso contatto con l’Ambasciatore italiano che stasera alle 20.30 ci ha invitato da lui a scambiare due chiacchiere e a vedere pensate un po' un film anni 50. Oggi intanto giornata di svago al pomeriggio soprattutto in giro per le vie della parte vecchia di Hanoi. Abbiamo cominciato a comprare qualche ricordino perché poi di tempo non ne avremo con la bambina che mangia ogni tre ore. Come starà Minh Ha? Cosa starà facendo in questo momento? Perché siamo così vicini e così lontani? Hanoi in ogni caso è una città che ha un suo fascino con questi alberi con le radici prensili che toccano la strada e a volte avvolgono vecchi edifici di marmo sporcato dal tempo, mi sembra a volte di essere in un film di Indiana Jones. La cosa che continua a colpirmi è che i Vietnamiti per strada sono sempre calmi, tranquilli e sembrano che ripongano le loro speranze più sugli altri connazionali che sugli stranieri che quasi ignorano. Assistiamo sempre ai Vietnamiti che ci fermano per strada per chiederci conferma che qualche bimbo che abbiamo con noi vietnamita.