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Negativizzazione HIV

14 set 2007
Nel bambino, l'infezione da HIV è per il 90% dei casi contratta per contagio dalla madre. Il bambino può essere contagiato durante la gravidanza, il parto naturale e l'allattamento al seno. Il rischio di contagio, nei casi in cui la gravidanza, come per lo più avviene nei paesi in via di sviluppo, non sia stata monitorata, varia a seconda delle statistiche dal 13 al 39%. Nei paesi più avanzati sul piano sanitario, tra cui l'Italia, grazie alla messa in atto di un monitoraggio durante la gravidanza, alla possibilità di effettuare il parto cesareo e l'allattamento artificiale, la percentuale di bambini che contraggono l'infezione dalla madre si è ridotta notevolmente. Il rischio pertanto che il neonato da madre sieropositiva non sia realmente malato (la sua ultima domanda) varia a seconda della provenienza del bambino e dellle modalità con cui la gravidanza è stata seguita e monitorata. A differenza che nell'adulto e nel bambino grandicello, nel neonato, e fino ai 18 mesi di vita, la sieropositività (cioè la presenza nel sangue di anticorpi anti HIV, svelati dai comuni test immunoenzimatici EIA) non significa necessariamente infezione da HIV e quindi AIDS. Infatti, generalmente i bambini nati da madre sieropositiva nascono sieropositivi per il passaggio di anticorpi di derivazione materna attraverso la barriera placentare, tuttavia fortunatamente solo una minoranza è realmente contagiata dal virus e quindi svilupperà anticorpi propri oltre che un progressivo danneggiamento del sistema immunitario, con comparsa del quadro tipico dell'AIDS. Per gli altri si assiste ad una negativizzazione per la perdita degli anticorpi ereditati dalla madre. La presenza si anticorpi anti HIV oltre i 18 mesi, pertanto, è segno altamente probabile di infezione e quindi di malattia. Anche sotto i 18 mesi, tuttavia, è possibile ugualmente e con buona certezza fare diagnosi di infezione mediante il test di ricerca dell'acido nucleico virale PCR del DNA. Il test è altamente sensibile (pochi sono cioè i falsi negativi, già ad 1 mese di vita) e specifico (cioè sono rarissimi i falsi positivi). Il test dovrebbe eseguito sistematicamente in un neonato di madre sieropositiva entro 48 ore dalla nascita, ripetuto poi ad 1-2 mesi, quindi tra i 3 e i 6 mesi. In caso di positività. il test va rifatto immediatamente per conferma. Due test PCR per DNA positivi indicano che il bambino è affetto. Viceversa, l'infezione può essere ragionevolmente esclusa quando 2 test eseguiti entro il primo mese di vita con PCR per DNA risultano negativi e la negatività viene confermata da almeno un altro test eseguito dopo i 4 mesi di vita. L'incubazione (ioè il tempo che intercorre tra il momento dell'infezione e la comparsa dei sintomi) è generalmente di 12-18 mesi per bambini non trattati durante il periodo perinatale, ma un numero sempre maggiore di bambini si mantiene asintomatico per piu' di 5 anni. Sono stati descritti addirittura casi di sintomi comparsi solo all'adolescenza! Solo una parte delle manifestazioni cliniche dipende da un'azione diretta del virus e molte derivano dall'effetto immunosoppressivo del virus, che attacca le difese immunitarie del soggetto, esponendolo ad una serie di infezioni definite "opportunistiche" perchè causate da germi (batteri, virus, funghi) che non colpiscono di solito il soggetto con un sistema immunitario efficiente. Nelle forme lievi, di solito si ha ingrossamento diffuso dei linfonodi, del fegato, della milza, infezione della parotide. In fase più avanzata si scatenano infezioni da funghi (candidiasi orale persistente, ad esempio), da batteri (broncopolmoniti recidivanti), da virus (varicella grave, herpes zoster, ecc.) tutte caratterizzate da un decorso lungo e dalla scarsa tendenza alla guarigione. Le terapie attuali consentono di rallentare di molto l'evoluzione della malattia, anche se è bene ricordare che la prognosi, nei casi di infezione e quindi di malattia, rimane sfavorevole. Non sono oggetto di questa risposta la disamina delle possibili terapie, così come le modalità con cui il bambino con questi problemi debba essere seguito, perchè di pertinenza del centro che materialmente seguirà il bambino. Ogni caso, in questo senso, è a sè. Vediamo invece le precauzioni generali. Queste riguardano due aspetti: proteggere il bambino e proteggere chi potrebbe contrarre da lui l'infezione da HIV. da www.amicopediatra.it