19
apr
2024
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Mongolia

Per comprendere le ragioni della miseria e del degrado della Mongolia bisogna ripercorrere il suo recente passato. Situata tra due imperi (quello cinese e quello russo) la Mongolia si è sempre trovata a dover fronteggiare le pretese di annessione dei due paesi. Dal 1920 la Mongolia entra definitivamente nella sfera di influenza dell’Unione Sovietica. Dopo settant'anni di comunismo, con il crollo dell'Unione Sovietica nel 1989 il Paese asiatico ha intrapreso un brusco cammino di liberalizzazione. La transizione da un'economia pianificata a una di mercato si è tradotta in una disgregazione del tessuto economico e sociale. Il governo ha imposto tagli ai servizi sanitari e scolastici che fanno sentire i loro effetti ancora oggi.

Uno dei principali problemi che affligge la popolazione è l'emergenza fame, confermata dai dati Unicef del 2003: il 13% dei bambini sotto i cinque anni è denutrito, l'8% lo è già alla nascita e il 25% registra un ritardo nella crescita.

La speranza di vita alla nascita è di 64 anni, la mortalità infantile è di 68 su 1.000 nati vivi.

Negli ultimi anni anche le condizioni climatiche hanno contribuito a mettere in ginocchio il paese che vive soprattutto di pastorizia. I venti gelidi che possono colpire queste terre, gli dzuud, hanno soffiato per due anni consecutivi (2000-2002), alternati da mesi di siccità durante l'estate. Gli altipiani si sono inariditi e la produzione di foraggio è molto diminuita. Questo ha causato la morte di un milione di bovini, risorsa primaria per le 70.000 famiglie delle steppe. Molti nomadi sono stati costretti ad abbandonare le campagne e sono emigrati verso la capitale Ulaanbaatar, dove a partire dal 1999 la popolazione è quasi raddoppiata.

La popolazione della Mongolia è di 2.600.000 (dati 2003) di cui il 56,8% vive nelle zone urbane, (quasi un terzo vive nella capitale Ulaanbaatar) con un incremento di quasi il 6% rispetto al 1975. La densità della Mongolia è la più bassa dell’intero pianeta: meno di due persone per chilometro quadrato.

La maggior parte del territorio è coperta da deserto o da prateria, solo il 6,8% è coperto da vegetazione ad alto fusto. I suoli sono vulnerabili e la vegetazione è a rischio di sovrapascolo. La desertificazione del territorio che confina con il deserto dei Gobi è un problema sempre più grave. Il consumo di carbone ad alto contenuto di impurità e la concentrazione di industrie a Ulaanbaatar hanno causato alti livelli di inquinamento atmosferici.